Non conviene all’Europa, non alla Russia e nemmeno agli Stati Uniti. Ma nessuno si muove per superare l'impasse

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Non dovrebbe andare così: ragionando razionalmente, non ci dovrebbe essere nemmeno l’ombra di una crisi tra Occidente e Russia, perché questo riaffacciarsi della Guerra fredda va contro gli interessi degli Stati Uniti, dell’Europa e della Russia che, in realtà, sono convergenti. Gli Stati Uniti hanno tutto da perdere dal permettere che la Russia si riavvicini alla Cina, mentre ne hanno bisogno per arginare le crisi mediorientali. Alleata degli Stati Uniti, la Russia potrebbe ridiventare un attore essenziale della scena internazionale. Potrebbe ritrovare lo status di superpotenza del quale manifesta nostalgia, e non più in qualità di ostacolo a una pace in Siria, o come fattore scatenante di problemi in Europa o per la sua potenza come spina nel fianco, ma per il contributo che può dare alla stabilizzazione di un mondo nel quale le situazioni di caos sono sempre più preoccupanti.

Partiamo dai due pilastri del continente europeo che sono l’Unione europea e la Federazione russa. Seguendo un ragionamento logico, una cooperazione economica dovrebbe già essere stata sviluppata da diverso tempo, se si considera che agli europei occorrono volani per la crescita e che le infrastrutture russe sono ormai per buona parte obsolete. I russi e gli europei avrebbero tutto da guadagnare se riuscissero a stabilizzare le loro relazioni a lungo termine: gli europei perché si garantirebbero un accesso privilegiato all’immenso mercato russo e i russi perché, garantendo all’Europa la sicurezza energetica, garantirebbero a loro stessi degli introiti permanenti. Sì, tutto ciò dovrebbe condurre a un’intesa tra i tre giganti che Dimitri Medvedev chiama “i tre rami della civiltà europea” - europeo, americano e russo - e non allo sragionare che prevale in questo momento.

La Russia ha annesso la Crimea, ha occupato l’Ucraina occidentale e promuove la guerra in Siria aiutando Bashar al-Assad. Le sanzioni occidentali vanno a scapito tanto dell’Europa quanto della Russia. Il Consiglio di sicurezza è paralizzato. L’Ucraina è in stato di guerra permanente e il Medio Oriente catapulta intere navi di rifugiati sulle coste europee risuscitando in tutta l’Unione i nazionalismi del passato. Un odore di pre-guerra impregna il mondo e il tutto è talmente irrazionale che molti sono tentati di incolparne gli Stati Uniti. Questi ultimi, dicono, temendo che una cooperazione tra i due pilastri del Vecchio continente possa nel futuro impedire loro di recuperare la posizione egemonica, fanno di tutto per accrescere le tensioni con Mosca. Si veda, insistono, come gli americani spingono per un allargamento della Nato fino alle frontiere russe, come si schierano a fianco degli europei più russofobi e come promettono un irrigidimento delle sanzioni rispetto alle quali hanno poco da perdere.

Sono ragionamenti che si sentono frequentemente in Grecia, in Ungheria, sicuramente a Mosca, nell’ambito di tutte le estreme destre europee e anche in Francia, dove i gollisti e la sinistra della sinistra sono molto sensibili a questo tipo di argomentazione, che però vedono solo un lato della questione. Se gli Stati Uniti facessero questo tipo di calcolo, non avrebbero motivo per rifiutare all’Ucraina le armi che Kiev chiede. E perché si sforzerebbero tanto di far capire ai russi, in maniera implicita ma chiara, che considerano e non contestano che l’Ucraina sia una loro riserva di caccia? Inoltre, perché investirebbero tanto per “rilanciare” le proprie relazioni con la Russia - già sei anni fa e ancora il mese scorso con la visita di John Kerry a Sochi? Kerry vi si è recato per incontrare Vladimir Putin per proporgli un alt alle sanzioni in cambio del totale rispetto degli accordi di Minsk negoziati dalla Francia e dalla Germania. Se gli americani cercassero la tensione, perché avrebbero trovato un’intesa con i russi, all’insaputa della Francia, al fine di smorzare possibili rappresaglie militari contro Bashar al-Assad dopo l’utilizzo da parte del governante siriano di armi chimiche contro il suo stesso popolo?

La realtà è che, come avevano già fatto durante la crisi della Georgia, gli Stati Uniti gestiscono le loro relazioni con la Russia in modo tale da averla dalla propria parte in Medio Oriente, e l’unica vera colpevole di questo procedere illogico è una vecchia signora irascibile e rancorosa, multi-recidiva d’incitamento al massacro: la colpevole è la storia, una forza più temibile che qualsivoglia calcolo di una potenza sia essa pure la più importante.

Proviamo a risalire nel tempo. Verso la fine degli anni ’80, mentre l’impero sovietico e poi l’Urss stessa si scioglievano, gli Stati Uniti ebbero una tale paura che tale implosione facesse scivolare l’Europa nella guerra e portasse a una diffusione delle armi nucleari, da tentare, invano, di convincere gli ucraini a restare legati alla Russia e impegnarsi a fianco del Cremlino a non fare arrivare i limiti della Nato sulla frontiera russa. Questa promessa fatta a Mikhail Gorbaciov renderà molto più semplice la transizione nell’Europa centrale, ma non è stata mantenuta.

E ciò non perché gli americani abbiano voluto deliberatamente mentire ai russi. La ragione è che i paesi liberati dalle grinfie del Cremlino erano talmente convinti che la Russia un giorno avrebbe tentato di prendersi la rivincita, che non hanno esitato a bussare alle porte dell’Alleanza atlantica per mettersi sotto l’ombrello protettivo che gli Stati Uniti non hanno potuto rifiutare.

Gli americani non si sono fatti pregare, questo è vero, per cedere alle pressioni dei loro nuovi alleati. È chiaro che allora avrebbero dovuto negoziare la svolta con Mosca, ma la Russia di allora, quella di Boris Eltsin, contava talmente su se stessa da commettere l’errore di non preoccuparsi. Più avanti, quando umiliata, impoverita dalla fuga dei cervelli e diventata un attore trascurabile nella scena internazionale, la Russia si è gettata nelle braccia di Vladimir Putin, l’allargamento della Nato era cosa fatta.

L’ora della rivincita adesso è arrivata e superato è il momento di chiedersi se i suoi antichi possedimenti abbiano avuto ragione anticipando questo momento o se, al contrario, sia proprio stato il loro ingresso nella Nato a provocare il contraccolpo.

La Georgia prima e l’Ucraina adesso testimoniano che la Russia è ormai impegnata in una fase di riconquista e di ricostituzione dell’impero tramite la creazione di un’unione doganale della quale intende essere il centro. È per questo motivo che Mosca si è lanciata nell’impresa di smembrare l’Ucraina appena Kiev si è avvicinata all’Unione europea. La Russia è tanto più aggressiva quanto più capisce che nessun membro della comunità occidentale è pronto a morire per il paese che si affaccia sul Mar Nero. È una situazione che genera il panico tra i nuovi membri della Nato, ma gli Stati Uniti non possono calmarli fornendo loro le armi che rifiutano all’Ucraina. Le forniture di armi pesanti, invece, spingono Putin a puntare nuovi missili su Washington. Non è la crisi di Cuba ma una Sarajevo potrebbe scapparci. Di fronte a un Medioriente in fiamme e a uno sviluppo esponenziale delle spese militari cinesi - di grande preoccupazione per tutta l’Asia - nessuno sottovaluterà i pericoli del meccanismo che si è innescato, ma come uscirne?

Il gioco è nelle mani di Parigi e di Berlino. Già da tempo, Francia e Germania hanno fatto sapere di essere contrarie a nuovi allargamenti della Nato a ridosso delle frontiere russe. Ora potrebbero proporre alla Federazione un ulteriore sforzo di Parigi e Barlino per aggregare attorno al loro doppio veto anche gli Stati Uniti e tutti gli altri paesi dell’Alleanza atlantica. In questo modo, la Nato nel suo insieme riconoscerebbe la neutralità dell’Ucraina e della Georgia in cambio di un impegno russo a rispettare l’integrità territoriale di questi paesi.

A loro grande vantaggio e a vantaggio di tutti, l’Ucraina e la Georgia diventerebbero dei ponti tra Europa e Russia. Ciò prefigurerebbe un accordo di stabilità e di cooperazione continentale tra l’Unione e la Federazione. Vladimir Putin potrebbe prendersi il merito di averlo imposto agli occidentali e trarne profitto sul piano interno. Gli Stati Uniti e l’Asia vedrebbero allontanarsi lo spettro di un’alleanza sino-russa e le grandi potenze potrebbero unirsi per impedire insieme che il Medio Oriente si inabissi in una Guerra dei cent’anni. Non è troppo tardi, ma occorre agire con urgenza.