
In Europa montano nuovi populismi e ultranazionalismi...
«Viviamo in tempi in cui la gente ha molte paure di trasformazioni epocali ?e di minacce sociali: tempi d’oro per demagoghi che seducono le masse con le loro rozze pseudo-spiegazioni. Ovvio che la semplificazione dei problemi è più comoda di una politica articolata. Demagoghi come Salvini, Le Pen o Trump si esprimono con una logica post-fattuale: per loro la razionalità basata sui fatti ?non è che chiacchiera da intellettuali. ?Non ha senso smontarli con i dibattiti, ?ma ricordando alla gente che i loro slogan hanno già portato l’Europa all’abisso: ?la retorica che oggi populisti di destra ?ed estrema sinistra usano è la stessa degli anni ’20 e ’30 del Novecento, ?e le conseguenze di questa deriva ?ci sono note».
Di Beppe Grillo e del M5S cosa pensa?
«Grillo è un fenomeno del XXI secolo. ?Ma la sua politica delle decisioni tutte trasparenti in rete simula solo un modello di democrazia che non esiste in realtà. ?I processi di decisione democratica ?non si realizzano né risolvono sul web».

E di Renzi?
«È un uomo coraggioso, ci vuole una certa dose di coraggio per intraprendere le riforme necessarie a cambiare un Paese. Ora si trova nella situazione di tutti i politici che hanno provato a cambiare la situazione, deve confrontarsi cioè ?con una massiccia opposizione. Ma ho l’impressione che Renzi sia uno che combatte per i suoi obiettivi».
È giusto, come dice Renzi, sanzionare ?i Paesi dell’Ue che si rifiutano ?di accogliere gli immigrati?
«Renzi ha ragione sul fatto che per anni l’Italia è stata lasciata sola con l’emergenza profughi. In Italia, Grecia e Germania ci si accolla la responsabilità dei rifugiati, mentre altri si rifiutano di farlo. Non credo che le sanzioni aiutino perché non abbiamo un meccanismo adeguato, ma il principio è giusto: non ?ci si può aspettare finanziamenti e poi chiamarsi fuori quando si tratta degli immigrati; la solidarietà non ?è a senso unico».
Neanche l’economia lo è: non solo Renzi, anche Obama ha criticato le politiche di austerità del governo Merkel.
«Abbiamo bisogno di conti in ordine se un Paese non vuole collassare sotto la spirale dei debiti. Ma è certo che non risanerai mai il bilancio solo tagliando le spese, ma anche controllando le entrate. Promuoviamo una più equa politica fiscale, lotta contro l’evasione, e soprattutto una politica che stimoli più investimenti. L’austerità solo sul fronte delle spese è sbagliata: le risorse del Piano Juncker dovrebbero servire a creare più lavoro ed assumere i giovani, e chi li assume dovrebbe pagare meno tasse. Questa è la strategia giusta, la combinazione di investimenti mirati ?e più occupazione».
In Germania si punta su più esportazioni: anche quest’anno il surplus commerciale ha registrato i 300 miliardi, il 9 per cento del Pil. Non le sembrano giustificate le critiche alle troppe esportazioni tedesche?
«In Germania come in Europa c’è bisogno di un buon equilibrio tra importazioni e esportazioni. L’Europa deve essere aperta agli scambi commerciali, ma la stabilità deve anche risiedere in una domanda interna forte e sostenibile. E la forza della domanda interna dev’essere una questione che sta a cuore sia all’esecutivo europeo sia a quello nazionale».
Anche lei è convinto che il governatore della Bce, Mario Draghi, continuerà a salvare l’euro dalla catastrofe?
«Mario Draghi ha meriti immensi per la stabilità dell’eurozona. Non è molto popolare in Germania, il che è anche comprensibile dato che la politica dei tassi di interesse della Bce è in conflitto con la lunga tradizione al risparmio dei contribuenti tedeschi. D’altra parte, è vero che anche il bilancio in pareggio della Repubblica federale è il risultato dei tassi zero della Bce, e il ministro delle Finanze di Berlino farebbe bene a far approfittare ?i contribuenti tedeschi di questa situazione».
Che cosa succede all’asse franco-tedesco se in Francia Marine Le Pen
va al potere?
«Marine Le Pen è pericolosa. Questa signora appartiene a quella categoria di populisti che seminano pregiudizi, odio contro le minoranze e il germe dell’ultranazionalismo tra i cittadini. Temo che una volta salita al potere, Le Pen realizzi quel che predica, e per questo sono persuaso che i francesi non la eleggeranno Presidente».
I Paesi di Visegrád hanno tirato su i Muri, e quest’anno la Germania non accoglierà un altro milione di profughi. In Europa ci sono dei limiti alla solidarietà?
«I Paesi di Visegrád non sono “un blocco”, la Repubblica ceca e la Slovacchia partecipano all’emergenza profughi. Ricollocare un milione di migranti tra 28 Paesi non sarebbe problematico, lo diventa se sono pochi a farlo. E qui torniamo alle sanzioni di Renzi a chi rifiuta i migranti: non esiste che nell’Ue adottiamo norme comuni sull’agricoltura, sui fondi regionali o investimenti, e solo sui migranti rispunta l’egoismo nazionale e il furore dei populisti».
Quel “furore” è spuntato ora in Germania con i successi di Alternative für Deutschland, il partito d’estrema destra.
«A livello nazionale AfD conta sul 10, 12 per cento dei voti, e quindi circa il 90 per cento dei tedeschi è contro questa destra. Un partito poi in cui vi sono politici che dicono che ‘in casi estremi’ si possa sparare sui profughi non è una ‘Alternativa per la Germania’, ma una vergogna per la Repubblica federale».
Ma perché ovunque siano al governo, in Francia, Germania o in Italia, le sinistre hanno problemi?
«I problemi che i partiti di sinistra hanno ?in Europa hanno a che fare con una crisi di quei valori di fondo che le sinistre stesse difendono e rappresentano. La sinistra si identifica, da sempre, con il pluralismo e l’integrazione, in particolare con la giustizia come più equa distribuzione delle risorse e con una democrazia di tipo transnazionale. E questi valori sono di continuo attaccati dai nuovi populisti, anche se non sono pienamente realizzati in Europa».
Crisi della sinistra e del Vecchio Continente sono quindi la stessa cosa?
«Certo, non abbiamo abbastanza democrazia in Europa, non abbiamo abbastanza integrazione o trasparenza nelle nostre società né una vera giustizia distributiva. Per questo nel momento in cui avvertono la crisi in Europa i cittadini la percepiscono come una crisi della sinistra e dei rispettivi partiti. La crisi europea condiziona quella delle sinistre, ?e viceversa».
Ma non tutti i partiti di sinistra si identificano con l’Ue o le istituzioni europee, anzi...
«Io penso che la sinistra debba finalmente, vista la crisi europea e la deriva del populismo, prendere più a cuore le ragioni di un’Europa unita. Ma a sinistra sono in tanti a credere che la partita tra capitale ?e lavoro si giochi a livello nazionale e che ?vi siano interessi nazionali dei lavoratori italiani, tedeschi o francesi. Insomma, ?il capitale nel XXI secolo è entrato nell’era globale, ma certe sinistre estreme ripuntano sulla rinazionalizzazione delle rivendicazioni sociali».
Non sarà che, col XX secolo, è scaduto ?il sogno della socialdemocrazia o, che ?è lo stesso, del welfare in Europa?
«La sinistra deve affrontare la sfida globale del XXI secolo e non ricadere nella mentalità del XIX. Credo che più giustizia ?e partecipazione siano esigenze umane, ?e non penso che l’era della socialdemocrazia sia finita, ma dobbiamo continuare a sognarla e a realizzarla qui ?e ora in Europa. Mai come oggi il bisogno di socialdemocrazia è stato così grande».