Stando ai conteggi del momento la sfida per la Casa Bianca potrebbe essere la più contestata dal 1876, quando un solo voto elettorale divise repubblicani e democratici. Anche quella volta ci furono contestazioni, accuse di brogli e la nomina slittò fino a marzo. Ecco perché si rischia un esito analogo
Potrebbe essere l'elezione più tirata dai tempi di Rutherford Hayes contro Samuel Tilden nel primo anniversario dell'Indipendenza (1876). Allora finì 185 a 184 per il repubblicano Hayes dopo mesi di contestazioni, denunce di frode, violenze di piazza e la costituzione di una commissione composta da senatori, deputati e giudici della Corte Suprema.
A metà pomeriggio in Europa la situazione dei conteggi negli Usa presenta
ancora sette stati da conteggiare: Pennsylvania, Wisconsin, North Carolina, Georgia, Alaska, Arizona, Michigan.
Se Joe Biden vincesse tutti gli stati in cui si trova avanti nel conteggio in questo momento, spesso per poche migliaia di preferenze, a lui andrebbero Michigan, Wisconsin, Arizona e Nevada per un totale di 43 voti. Aggiunti ai 227 che lo sfidante democratico ha già si arriverebbe alla quota minima di 270 voti sufficiente per vincere la corsa alla Casa Bianca.
Mentre è in corso lo scrutinio, il presidente in carica Donald Trump ha un vantaggio considerevole in Pennsylvania, lo stato in attesa di conteggio che al momento vale il maggior numero di grandi elettori (20). Trump è largamente in testa anche in Alaska (3 voti elettorali) dove ha quasi doppiato Biden.
La situazione è più equilibrata nei due stati sotto la Mason-Dixon line, Georgia (16 voti elettorali) e North Carolina (15 voti elettorali). Nei conteggi al Sud in questo momento il presidente batte il rappresentante democratico con un margine fra 100 e 150 mila voti, all'incirca lo stesso vantaggio che Biden ha su Trump in Arizona.
Ma in Nevada, Michigan e Wisconsin, la corsa è “too close to call”. I margini ristretti rendono impossibile dire chi vincerà ma è già possibile dire che, se Biden non porta a casa gli stati che lo vedono in vantaggio, sarà difficile per lui non concedere la vittoria.
Chi non concederà la vittoria a nessun costo e con nessuno scenario è proprio il presidente in carica.
Trump teme, e lo si è visto molto presto nella notte americana, l'esito dei conteggi sul voto postale che vale ancora diversi milioni di preferenze. Il tycoon repubblicano è consapevole che le mailbox riservate al voto e sparse nei vari stati possono portargli una sconfitta che, prima del disastro Covid-19, sembrava impossibile di fronte a un avversario più vecchio di lui, privo di qualunque attrattiva.
Se è vero che le cassette postali votano democratico, sarà battaglia legale come nel 1876. Allora il primo vincente sembrava essere Tilden con un risultato di 184 a 166. Mancavano 19 voti elettorali e andarono tutti a Hayes.
Certo erano tempi diversi. Molti stati di oggi erano semplici “territori” nelle Grandi Pianure dell'Ovest dove i nativi americani circolavano ancora e facevano l'ultimo tentativo di alleanza contro l'invasione bianca culminato nella battaglia vinta a Little Big Horn (25 giugno 1876).
Ma a Washington la guerra per la Casa Bianca fu spietata quanto si annuncia adesso. Hayes, abolizionista secondo la linea fissata da Abraham Lincoln a ridosso della Guerra civile, giurò da diciannovesimo presidente il 3 marzo 1877.
A questo punto del conteggio non è escluso che finisca in modo simile.