Ordigni capaci di bucare la roccia sganciati sui palazzi, freccette d’acciaio di 3 centimetri e non solo. Ecco le armi vietate impiegate contro i civili

Verso la mezzanotte dell’1 marzo scorso, un jet dell'aeronautica russa sgancia una serie di bombe di costruzione sovietica da 250 chilogrammi sulla città di Borodyanka, a nord di Kiev. Gli ordigni, a caduta libera e altamente esplosivi, sono chiamati Fab-250, ed erano stati progettati per colpire obiettivi militari, come fortificazioni e bunker nemici. Purtroppo, non esistono strutture del genere in questa tranquilla cittadina di 13 mila persone. Le bombe cadute dall’alto si abbatteranno su almeno 5 edifici residenziali, sventrando le palazzine fino alle fondamenta e spezzando letteralmente gli edifici in due.

 

Al loro interno non c’erano soldati, ma decine di civili che si erano rifugiati nei sottoscala. I loro corpi verranno ritrovati più di un mese dopo, quando le truppe russe si ritireranno dalla regione di Kiev all'inizio di aprile, lasciandosi alla spalle una gigantesca scena del crimine su cui i pubblici ministeri ucraini che indagano sui crimini di guerra perpetrati dalla Russia lavorano da settimane. In cima alla lista dei reati, l’utilizzo da parte di Mosca di armi vietate impiegate dai soldati russi contro la popolazione civile.

 

FAB 250
Le Fab-250 sono tra le bombe più vecchie nel loro genere. Furono progettate agli inizi degli anni ’30 e prendono il nome dal russo (fugasnyye aviabomby), ovvero «bombe aeree ad alto potenziale esplosivo». Mosca le ha ampiamente utilizzate nel corso dei suoi interventi militari in Cecenia, Nagorno-Karabakh, Georgia e Afghanistan, dove venivano impiegate per la distruzione di rifugi rocciosi e grotte nelle quali si nascondevano i guerriglieri. La Fab-250 aveva dunque una sola e unica funzione: quella di penetrare il terreno fino alle sue fondamenta. Ed è quello che succede a Borodyanka e Irpin, a nord di Kiev, dove gli ordigni sganciati dall’alto radono letteralmente al suolo interi quartieri. In un rapporto stilato dai procuratori ucraini, si contano decine di edifici in tutta la regione colpiti dalle Fab-250, caratterizzate da un altro elemento che rende ancora più criminale il loro utilizzo sulla popolazione civile: il loro alto livello di imprecisione. Le Fab-250 possono mancare un obbiettivo anche di qualche miglio.

 

Gli scheletri dei palazzi di Borodyanka distrutti dalle Fab-250 svettano nella via principale del villaggio, come le carcasse di un mondo post-apocalittico, che visto da qui non sembra poi così lontano dalla fantascienza. La loro devastazione ricorda i quartieri di Aleppo e Idlib, in Siria, rase al suolo dai bombardamenti. E il paragone con i villaggi a nord di Kiev non è una casuale.

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Il team d’inchiesta dell’associazione Airwars, che monitora gli effetti dei bombardamenti sulla popolazione civile nel mondo, ha rivelato come le tattiche di bombardamento, e persino alcuni dei soldati russi, provengono direttamente dalla guerra civile in Siria, a cui Mosca si è unita nel 2015 per sostenere il presidente Bashar al-Assad. Dalle periferie di Ghouta a Damasco fino alla metropoli di Aleppo, le Fab-250 russe, in Siria come in Ucraina, hanno colpito ospedali, scuole, mercati. 

 

FLECHETTES
Dagli obitori di Kiev e Chernihiv, nel nord dell’Ucraina, emergono le prove dell’utilizzo di un’altra arma, decisamente più leggera, ma altrettanto letale. Si tratta di piccole freccette d’acciaio lunghe circa 3 centimetri, ritrovate nei corpi di decine di civili disseppelliti dalle fosse comuni della regione.

 

Si chiamano flechettes e le munizioni dell’artiglieria da cui vengono esplose possono contenerne anche 8 mila. Questi dardi mortali sono delle vere e proprie armi antiuomo, generalmente sparate dai carri armati. Una volta esplose nell’aria, le munizioni rilasciano le freccette metalliche che schizzano in un arco conico lungo 300 metri e largo 90 metri. «Quando abbiamo trovato questi oggetti, così sottili, simili a chiodi, nei corpi di uomini e donne, non sapevamo davvero come classificarli», dice Vladyslav Pirovskyi, un medico forense ucraino. «Poi abbiamo iniziato a ricevere le chiamate di alcuni colleghi da altri obitori di Kiev. Anche loro avevano trovato questi strani oggetti sui corpi delle vittime. Quando li abbiamo sottoposti agli esperti, ci hanno detto che si trattava di un’arma davvero inusuale, chiamata appunto flechettes. Sono difficili da trovare, perché sono davvero piccole e sui corpi delle vittime lasciano come dei puntini.

 

La maggior parte dei cadaveri uccisi dalle flechettes provenivano da Bucha e Irpin. Le flechettes furono impiegate per la prima volta durante il primo conflitto mondiale. Gli ordigni che le contenevano venivano sganciati dai velivoli sulle trincee dei soldati nemici e, sfruttando la forza di gravità, erano in grado di penetrare persino gli elmetti dei soldati. Sparate a poche decine di metri di distanza dai carri armati russi sulla popolazione civile dei villaggi a nord di Kiev, i dardi penetrano i corpi delle vittime, perforando gli organi vitali. L’Espresso ha raccolto alcune di queste freccette a poche decine di metri dal cimitero di Irpin, dove decine di abitanti le hanno trovate nei loro giardini o conficcate su veicoli e abitazioni.

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Le flechettes non furono molto usate durante la seconda guerra mondiale, ma riemersero nella guerra del Vietnam, quando gli Stati Uniti impiegarono una versione di munizioni di plastica caricate con questi dardi. Secondo numerose associazioni per i diritti umani israeliane e palestinesi, anche l’esercito d’Israele ha utilizzato le flechettes, che nel marzo 2008 hanno causato la morte di un giornalista palestinese e videomaker dell’agenzia di stampa Reuters, Fadel Shana, colpito dai dardi d’acciaio esplosi da un carro armato israeliano. Una tac ha mostrato come le flechettes avessero penetrato il petto dell’uomo. La legge internazionale ne vieta l’utilizzo sulla popolazione civile, facendo dell’impiego di questi dardi russi sui civili ucraini l’ennesimo crimine di guerra.

 

BOMBE A GRAPPOLO
In una stradina di campagna nei pressi di Hostomel, le carcasse di due cavalli giacciono sull’asfalto. Sui loro corpi, una serie sparsa di lacerazioni e fori di diverse dimensioni.

 

A poche decine di metri dalle carcasse, l’arma del delitto, un grosso razzo russo in grado di trasportare fino a 30 munizioni a grappolo. Le cluster bombs o bombe a grappolo sono degli ordigni in grado di dispiegare a loro volta un gran numero di piccoli esplosivi che vengono dispersi al momento dell’impatto per diverse decine di metri. Le sub-munizioni trasportate dal razzo esplodono, spesso ad altezza d’uomo, o rimangono nel terreno non deflagrate trasformandosi in vere e proprie mine antiuomo, anche per mesi.

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Le bombe a grappolo non sono progettate per distruggere, ma per uccidere e sono tra le armi più utilizzate dai russi nella guerra lanciata da Mosca in Ucraina.

 

L’Espresso ha fotografato decine di frammenti di bombe a grappolo russe nei quartieri di Hostomel, Borodyanka, Bucha e Irpin. Le immagini sono state sottoposte all’esame di esperti d’armi, che hanno confermato la presenza su questi villaggi di frammenti di cluster bombs. In particolare, Elliot Higgins, fondatore di Bellingcat, un collettivo internazionale indipendente di giornalisti e ricercatori esperti d’armi, ha confermato la presenza di frammenti di bombe a grappolo Rbk-500 con sub-munizioni Ptab-1M, esplose da ordigni sparati dai lanciarazzi Bm-30 Smerch. I numeri di serie presenti sui frammenti, confermano che le bombe sono state lanciate dai russi.

 

Le bombe a grappolo sono state vietate da più di 100 Paesi che nel 2008 hanno sottoscritto la Convenzione sulle munizioni a grappolo. Russia e Ucraina, però, non hanno mai siglato l’accordo. E se Mosca ha fatto delle bombe a grappolo un’arma usata con sistematicità dalla sua artiglieria, secondo il New York Times anche l’Ucraina almeno una volta ha utilizzato questi ordigni nel tentativo di riconquistare il villaggio di Husarivka, ai primi di marzo. Fortunatamente non si sono registrati morti in quell’attacco.

 

Secondo gli esperti, il fatto che Ucraina e Russia non abbiano sottoscritto la convenzione, l’utilizzo delle bombe a grappolo sulla popolazione civile rappresenta un crimine di guerra. Centinaia sono i frammenti di cluster bombs ritrovate dai medici legali nei corpi dei civili uccisi dai russi.

 

«Vedi questi cilindretti? Provengono da una bomba a grappolo», dice Yurii Fenenko, medico legale della regione di Chernihiv. «Li ho trovati nei corpi dei civili. Alcuni di loro esplodono quando colpiscono il suolo e alcuni di loro in aria. Ecco perché colpiscono molte persone quando esplodono». Amnesty International ha confermato l’utilizzo delle bombe a grappolo da parte nei russi sull'asilo nido e la scuola materna di Sonechko, nella città di Okhtyrka, nell'Oblast' di Sumy, dove la popolazione locale stava cercando riparo dai combattimenti. «Non c'è alcuna giustificazione possibile per il lancio di munizioni a grappolo in aree popolate, tanto meno vicino a una scuola», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. «Questo attacco ha tutte le caratteristiche dell'uso da parte della Russia di quest'arma intrinsecamente indiscriminata e vietata a livello internazionale, e mostra un flagrante disprezzo per la vita dei civili».

 

«Mentre questa tragedia umana si svolge in Ucraina, qualsiasi persona che commette crimini di guerra dovrebbe essere ritenuta individualmente responsabile davanti alla Corte penale internazionale (Cpi) o in un altro processo anche nazionale», ha aggiunto Callamard. «È imperativo che gli stati membri dell'Onu e la Cpi considerino con urgenza come assicurare la raccolta e la conservazione tempestiva ed efficace delle prove di qualsiasi crimine di diritto internazionale commesso in Ucraina».

 

Seppure la Russia e l'Ucraina non abbiano mai aderito alla Cpi, nel 2015 Kiev ha accettato la giurisdizione della Corte sui presunti crimini commessi sul suo territorio dal 20 febbraio 2014.

 

Un passo che a distanza di 7 anni si rivelerà fondamentale per le indagini dei procuratori di Kiev, che da settimane lavorano senza sosta per raccogliere quante più prove possibili sui crimini di guerra commessi dal presidente russo Vladimir Putin.

 

I procuratori hanno confermato a L'Espresso di aver già identificato oltre 5 mila soldati russi che hanno operato nella regione.

 

«È un processo in corso», dice Oleh Tkalenko, vice procuratore nella regione di Kiev. «Stiamo cercando di capire quali crimini hanno commesso. Solo i prigionieri che non sono sospettati di aver commesso reati potranno essere scambiati».