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17 ottobre, 2025Oggi il presidente ucraino incontrerà il suo omologo americano a Washington. Ieri il tycoon ha aperto a un possibile incontro con il leader russo a Budapest
L'attacco russo
Un nuovo attacco russo ha colpito nella notte di venerdì 17 ottobre la città ucraina di Kryvyi Rih, nell’oblast' di Dnipropetrovs'k. La città, già sottoposta a vari attacchi in passato, è stata colpita da droni Shahed, con più di dieci esplosioni segnalate mentre i sistemi di difesa aerea erano in funzione. A riferirlo è il capo del Consiglio di difesa di Kryvyi Rih, Oleksandr Vilkul.
Dura la reazione del presidente Volodymyr Zelensky, che sul suo profilo X commenta: “Nulla è cambiato per la Russia: continua a terrorizzare la vita in Ucraina. Uno sciame di droni ha colpito Kryvyj Rih, colpendo infrastrutture civili. C'erano decine di altri droni d'attacco nei nostri cieli. Sono stati avvistati anche missili. Infatti, non è passata una sola notte nelle ultime settimane senza che la Russia abbia attaccato l'Ucraina. La maggior parte degli obiettivi sono infrastrutture: una sistematica campagna di terrore contro il nostro settore energetico".
Il vertice di Budapest
La guerra in Ucraina è ormai al suo 1332 esimo giorno. L’attacco di questa notte arriva dopo la notizia di un possibile incontro tra il presidente statunitense Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin a Budapest.
Trump ha definito il colloquio telefonico avuto con Putin un “grande progresso”, programmando un incontro, il secondo dopo quello in Alaska del 15 agosto scorso, proprio su suolo europeo. La data non è stata ancora decisa, ma la decisione è stata accolta in modo positivo dallo stesso premier ungherese Viktor Orbán che ha parlato di una “grande notizia per chi vuole la pace”. In un'intervista a Kossuth Radio, Orbán ha fatto sapere che discuterà in giornata con il presidente russo del possibile incontro. “Una telefonata franca e incoraggiante”, ha commentato Mosca da parte sua, rivendicando l’iniziativa della telefonata e rimarcando che la scelta di Budapest è stata avanzata proprio da Trump e “subito sostenuta” da Putin.
Il bilaterale Trump-Zelensky
Intanto, oggi Trump e Zelensky avranno il loro sesto bilaterale a Washington.
Al centro dei colloqui, molto probabilmente, verrà discussa la questione dei missili Tomahawk, richiesti da Zelensky per colpire i siti militari russi situati in profondità, nell’ottica di una più ampia campagna di controffensiva da parte di Kiev. Tuttavia, il tycoon si è dimostrato cauto a riguardo, dichiarando di star valutando altre opzioni, anche se non è ancora chiaro quali. “Non possiamo impoverire il nostro Paese, anche noi ne abbiamo bisogno (dei missili Tomahawk, ndr), quindi non so cosa possiamo fare”.
I missili Tomahawk sono dei missili da crociera con un raggio d’azione di 2500 chilometri e una potente testata fino a 450 chilogrammi. Per il presidente ucraino rappresenterebbero degli “strumenti per aiutare a stabilire una base a lungo termine per la pace”. Mosca ha fatto subito sapere che un loro eventuale uso comporterebbe “danni significativi alle relazioni“ tra Russia e Stati Uniti, “per non parlare delle prospettive di una soluzione pacifica” visto il fatto che i missili dovrebbero essere lanciati da personale militare americano. Resta da capire, quindi, la decisione di Trump prenderà in merito.
Zelensky, arrivato ieri a Washington, ha già incontrato i rappresentanti delle aziende di difesa americane Lockheed Martin e Raytheon, rispettivamente produttori dei caccia F-16 e dei missili Tomahawk. Raytheon è anche il produttore dei sistemi di difesa antiaerea Patriot, ormai di importanza vitale per gli ucraini. "Abbiamo discusso della capacità produttiva di Raytheon, delle potenziali vie di cooperazione per rafforzare la difesa aerea e le capacità a lungo raggio dell'Ucraina e delle prospettive di una produzione congiunta ucraino-americana" ha dichiarato il presidente ucraino in seguito all'incontro.
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