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11 dicembre, 2025Bruxelles ha avviato un procedimento contro Budapest per il mancato rispetto di diverse disposizioni della legge europea sulla libertà dei media. Da tempo il Paese guidato da Orbán è scivolato in fondo alle classifiche sulla libertà di stampa
La Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Ungheria dovuta al mancato rispetto di diverse disposizioni della legge europea sulla libertà dei media e di alcuni requisiti della direttiva sui servizi di media audiovisivi.
Secondo Bruxelles, che fa riferimento al regolamento del 2024 - entrato in vigore l’8 agosto del 2025 - sulla libertà dei media, Budapest non avrebbe rispettato le disposizioni relative all'interferenza nel lavoro dei giornalisti e degli organi di informazione in Ungheria, limitandone le attività economiche e la libertà editoriale. Inoltre, la Commissione ritiene che la legge ungherese non offra un'adeguata protezione delle fonti giornalistiche e delle comunicazioni riservate, né un'efficace tutela giurisdizionale in caso di violazione di tali diritti.
Non solo. La Commissione europea contesta all’Ungheria il mancato rispetto degli obblighi relativi ai media di servizio pubblico, alla trasparenza della proprietà dei media, alla valutazione delle concentrazioni del mercato dei media e all'assegnazione della pubblicità statale. Ora Budapest ha due mesi di tempo per rispondere e per affrontare le preoccupazioni sollevate dall’esecutivo comunitario. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.
Da tempo Budapest è scivolata in fondo alle classifiche sulla libertà di stampa. L'ultimo provvedimento contestato è quello presentato lo scorso maggio da Fidesz, il partito del premier Viktor Orbán, che prevedrebbe la sorveglianza di media e ong che ricevono "finanziamenti stranieri", con un apposito elenco. Una volta inserite, le ong e i media potranno ricevere fondi esteri solo con l'autorizzazione dell'agenzia delle entrate. Nel caso in cui venissero ottenuti finanziamenti stranieri eludendo queste disposizioni, si rischierebbe una multa pari a 25 volte l'imposto ricevuto. Molti osservatori lo hanno paragonato alla controversa legge sugli “agenti stranieri” adottata dalla Russia nel 2012 e ampliata negli anni successivi fino a colpire attivisti, giornalisti e blogge
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