La pronuncia della giudice Allison Burroughs contro la stretta voluta da Trump. Standing ovation per il discorso di Alan Garber durante il Graduation Day. Intanto l'amministrazione Usa tira dritto e avvia l'iter per la sospensione dei visti

Per la magistratura Harvard deve mantenere lo "status quo" sugli studenti stranieri. Il rettore: "Venite da tutto il mondo"

È successo quasi tutto in contemporanea. Prima l’avvio dell’iter formale dell’amministrazione Trump per togliere ad Harvard la possibilità di accogliere studenti stranieri. Poi la cerimonia delle lauree nel prestigioso ateneo statunitense, con la standing ovation al discorso del rettore. E infine la pronuncia della giudice di Boston, Allison Burroughs che, dopo il ricorso dell’università, chiederà al dipartimento per la Sicurezza interna e al dipartimento di Stato di non apportare alcuna modifica al programma di visti per gli studenti internazionali. Non è ancora stata emessa una decisione formale, ma Burroughs, nominata da Barack Obama nel 2014, ha confermato la pronuncia di una settimana fa contro la stretta di Trump sulla certificazione Sevp (Student and Exchange Visitor Program). "Penso che un'ordinanza sia necessaria. Non deve essere eccessivamente severa, ma voglio assicurarmi che sia formulata in modo in modo tale che nulla cambi", ha dichiarato la giudice.

Se fosse stato un qualsiasi altro anno e non il 2025 con Donald Trump alla Casa Bianca, probabilmente la cerimonia delle laurea ad Harvard non sarebbe stata una notizia così importante. Ma nel pieno del braccio di ferro con il presidente degli Stati Uniti, il discorso del rettore Alan Garber ha assunto inevitabilmente una valenza politica. “Componenti della classe del 2025, da dietro l’angolo, da ogni parte del Paese e da tutto il mondo… proprio come dovrebbe essere”, ha detto nel suo messaggio di benvenuto ai laureandi tra gli applausi dei presenti. Pur senza citare esplicitamente Trump, da molti l’intervento di Garber è stato percepito come una risposta (a distanza) alle bordate del tycoon. Il rettore ha anche aggiunto che i laureati dovrebbero essere pronti ad “allargare il proprio modo di pensare” e cambiare idea in corso d'opera. “La mia speranza per voi, membri della Classe del 2025, è che restiate a vostro agio nell'essere a disagio” ha concluso.


Dopo Garber ha preso la parola lo studente Thor Reimann a nome della classe 2025: “Lasciamo un campus molto diverso da quello che abbiamo trovato al nostro arrivo, con Harvard al centro di una battaglia nazionale sull'istruzione superiore in America”, ha dichiarato. “La nostra università chiaramente non è perfetta, ma sono orgoglioso di stare accanto ai laureandi, al nostro corpo docente e al nostro presidente con la convinzione condivisa che questo progetto in continuo divenire, 'Veritas', valga la pena di essere difeso", ha aggiunto Reimann, riferendosi al motto latino di Harvard.

Mentre ad Harvard si celebrava il Graduation Day, l’amministrazione Trump avviava in contemporanea l’iter formale per togliere al prestigioso ateneo la possibilità di accogliere studenti internazionali, con i legali del dipartimento di Giustizia Usa che hanno notificato all’università un “avviso di intenzione al ritiro” dal programma per studenti e visitatori di scambio (Sevp). L'avviso di cinque pagine elenca diversi motivi per cui il governo intende revocare ad Harvard la facoltà di accogliere studenti stranieri – tra queste l'accusa che l'università non abbia rispettato gli obblighi di segnalazione riguardanti gli studenti stranieri e non stia mantenendo un ambiente "libero da violenza e antisemitismo" – concedendo all'ateneo 30 giorni di tempo per rispondere con dichiarazioni giurate o altre prove. Ma la stretta di Trump contro Harvard non riguarderebbe solo gli studenti. La Cnn scrive infatti che il dipartimento di Stato americano starebbe esaminando tutti i titolari di visto affiliati all’ateneo.

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