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26 agosto, 2025Teheran incontra a Ginevra Regno Unito, Francia e Germania per evitare il ripristino delle misure internazionali previsto dall’accordo del 2015 entro ottobre
L’Iran ha annunciato di voler “negoziare con tutte le proprie forze” per evitare che i Paesi europei riattivino le sanzioni Onu previste dall’accordo sul nucleare del 2015. L’incontro con Londra, Parigi e Berlino, previsto oggi - 26 agosto - a Ginevra alla presenza di rappresentanti dell’Unione europea, è il secondo round di colloqui dopo quello di Istanbul del 25 luglio.
La guerra di 12 giorni tra Israele e Iran, scoppiata a metà giugno in seguito a bombardamenti israeliani su siti nucleari e militari iraniani, ha fatto deragliare il dialogo con Washington e rende ancora più tesi i negoziati. Durante il conflitto, infatti, gli Stati Uniti hanno colpito infrastrutture nucleari iraniane, spingendo Teheran a sospendere la cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), accusata di non aver condannato gli attacchi.
Gli europei minacciano ora di attivare il cosiddetto meccanismo di “snapback”, che consentirebbe di reintrodurre le sanzioni eliminate in seguito all’intesa del 2015. Tale procedura scatterebbe a ottobre, salvo un accordo che porti l’Iran a limitare l’arricchimento di uranio e a riaprire i dialoghi con l’Aiea. Secondo indiscrezioni del Financial Times, l’E3 (l'acronimo col quale viene definito il gruppo dei Paesi del vecchio continente che sta trattando con l'Iran sul nucleare, ovvero Regno Unito, Francia e Germania) avrebbe offerto a Teheran una proroga della scadenza se riprendesse i colloqui con gli Stati Uniti e ristabilisse la cooperazione con gli ispettori internazionali.
“Non permetteremo che questa vicenda diventi uno strumento di guerra psicologica contro i nostri cittadini”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baghaei, mentre il titolare degli Affari esteri, Abbas Araghchi, ha accusato i Paesi europei di “non avere né la legittimità giuridica né quella morale” per invocare il meccanismo di “snapback”.
L’accordo sul nucleare, firmato nel 2015 da Iran, E3, Stati Uniti, Russia e Cina, prevedeva limitazioni stringenti al programma nucleare iraniano in cambio di un alleggerimento progressivo delle sanzioni. Ma il ritiro unilaterale di Washington nel 2018 sotto l’amministrazione Trump ha spinto Teheran a ridurre gradualmente la propria adesione, soprattutto in materia di arricchimento dell’uranio.
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