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9 agosto, 2025Paramonov sulla possibilità (sfumata) del vertice Trump-Putin nella capitale italiana: "Sarebbe stato un successo diplomatico", invece ha prevalso "un insensato sostegno" a Kiev e un "totale rifiuto del dialogo"
Dall’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov, è arrivata la conferma — condita di critiche — del fatto che Roma sia stata vagliata come possibile sede dell’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin; summit che invece si terrà il prossimo 15 agosto in Alaska, con l’Italia esclusa perché ritenuta da Mosca troppo vicina a Kiev. E infatti, il capo della diplomazia russa in Italia su Telegram ha attaccato il nostro Paese che, a suo dire, avrebbe perso la possibilità di ottenere questo “indubbio, storico successo diplomatico” a causa della “russofobia della classe dirigente”. Un “insensato sostegno a 360 gradi”, ha aggiunto, e un “totale rifiuto del dialogo”.
Il cenno all'amicizia di Putin con Berlusconi
Secondo il diplomatico russo, in Italia ci sarebbero state "tutte le condizioni" per ospitare il vertice, compresa “l'esperienza nell'organizzazione d'importantissimi eventi multilaterali e bilaterali”. Tra questi, Paramanov menziona "le numerose visite italiane del presidente Putin, a partire dal cruciale summit dell'agosto 2003 in Sardegna" con l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e "la visita di Stato a Roma del luglio 2019", quando a Palazzo Chigi c'era Giuseppe Conte. "Peraltro — ha aggiunto — il colloquio tra il presidente russo e Sergio Mattarella fu allora molto cordiale". A corredo, Paramonov ha pubblicato la storica foto di Putin e Berlusconi in Sardegna e della stretta di mano fra il presidente russo e quello italiano.
Il fotomontaggio di Meloni con Putin
“Cosa ha ostacolato un indubbio, storico successo diplomatico di Roma, successo che avrebbe facilmente potuto offrire all'Italia un ruolo di primo piano nella politica internazionale?", si è chiesto il diplomatico. La causa, si è autorisposto, è "la solita russofobia della classe dirigente, la miopia politica complessiva e una linea di politica estera unilaterale e nociva che, a partire dal governo di Mario Draghi, in contrasto con la tradizione diplomatica italiana, ha consolidato una posizione ostile a Mosca, un insensato 'sostegno a 360 gradi all'Ucraina' e un totale rifiuto del dialogo". E a questo proposito Paramonov ha postato un fotomontaggio della premier Giorgia Meloni insieme a Putin con la scritta: "Dialogo immaginario, fantapolitica".
Il secondo attacco in pochi giorni
È la seconda volta in pochi giorni che Paramonov accusa l’Italia di “russofobia”. Il 4 agosto, in un’intervista pubblicata dal quotidiano russo Izvestia, l’ambasciatore di Mosca aveva detto di non potersi fidare “dei nostri interlocutori ufficiali italiani” perché avrebbero chiuso “ermeticamente” ogni canale ufficiale di comunicazione. Ha parlato di “psicosi” antirussa: rispetto a tre anni fa, quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina, “non ci sono stati cambiamenti significativi nell'establishment italiano e vediamo per lo più gli stessi volti. Ma c'è una piccola sfumatura: due nuovi virus sono entrati nell'élite italiana per sostituire l'epidemia di Covid: la russofobia e l'ucrainofilia, che, grazie alla loro sinergia, assumono forme particolarmente aggressive e portano a conseguenze molto deprimenti sia in termini di processi politici interni che di posizionamento sulla scena internazionale”.
La lista in cui è stato inserito anche Mattarella
Qualche giorno prima, Paramonov era stato convocato dalla Farnesina per chiarire la lista di personalità occidentali — tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto — stilata dal ministero degli Esteri di Mosca per un presunto atteggiamento antirusso. “Sorprende la reazione così accesa in Italia alla comparsa di una nuova sezione sul sito del ministero degli Esteri russo intitolata ‘Esempi di utilizzo del linguaggio d’odio contro la Russia e dichiarazioni russofobe di politici e personaggi pubblici stranieri’”, era stata la replica dell'ambasciata russa.
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