Il commento

L’estrema destra al potere in Israele cambia lo scenario in Medio Oriente

di Zlatko Dizdarević   21 novembre 2022

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Benjamin Netanyahu deve la sua vittoria all’ultradestra di Bezalel Smotrich con il Partito Sionista Religioso e di Itamar Ben-Gvir con Potere Ebraico. Una svolta che modifica gli equilibri della regione

Dopo quindici anni, e due brevi pause, Benjamin Netanyahu sarà di nuovo il premier d’Israele. Si potrebbe pensare che non sia cambiato nulla rispetto alla variopinta coalizione che lo ha preceduto, ma non è così. Il fattore decisivo non sarà il Likud di “Bibi”, nonostante sia il partito con più seggi nella Knesset (32), bensì le due figure d’ombra dell’estrema destra: Bezalel Smotrich con il “Partito Sionista Religioso” e Itamar Ben-Gvir col partito “Otzma Yehudit”, lett. Potere Ebraico. Questo “potere” raccoglie perlopiù i simpatizzanti del noto estremista sionista Meir Kahane e del partito Kach, fondato nel 1971 e vietato in Israele nel 1994 da una legge anti-terrorismo.

 

La coalizione dei due estremisti si è piazzata al terzo posto (14 seggi), subito dopo il Likud e l’ex partito di maggioranza Yesh Atid (24) del premier Yair Lapid, un risultato che porterà un forte cambiamento nel Paese, una radicalizzazione estrema fino al fanatismo. La conseguenza di questa linea sarà un ritorno al passato per Israele, i palestinesi e tutto il Medio Oriente.

 

Netanyahu in questo schema non appare, per assurdo, né come il player più importante né come quello più pericoloso. È inebriato avendo soddisfatto tutte le sue ambizioni, potrà “congelare” nuovamente il suo corposo fascicolo giudiziario che lo vede indagato per corruzione e diverse malversazioni. Ma per quanto sia furbo, esperto e importante per quelli che in Israele esclamano «o Netanyahu o nessuno», sarà per lui difficile bilanciare le crude realtà rappresentate dai due veri vincitori, Smotrich e Ben Gvir, a cui deve la sua vittoria. Questa porterà all’estrema radicalizzazione dello stato d’Israele che presto verrà profilato come religioso e sionista. Le forze moderniste e moderate, se ci sono, oggi sono sconfitte. Soprattutto quelle che sono inequivocabilmente contro Netanyahu.

 

Da oggi anche quella piccola misura di realismo che Netanyahu suo malgrado ha dovuto mostrare nei mandati precedenti a favore dei vicini e dei “grandi” partner nel mondo, sarà sotto enorme pressione. Ben-Gvir ha già chiesto la poltrona di ministro per la pubblica sicurezza, affermando che per ogni pietra lanciata, ogni molotov e ogni atto distruttivo, la risposta sarà solo armata. Secondo Smotrich e Ben Gvir, tutti quelli che non sono a favore di Israele saranno espulsi! Non dimentichiamo che a suo tempo Ben-Gvir ha minacciato brutalmente il premier Yitzhak Rabin, andato ad Oslo nel 1995 per trattare con Arafat. Tre settimane dopo Rabin è stato ucciso da un attentatore israeliano.

 

Smotrich, di professione avvocato, ha proposto leggi e misure legali contro tutti quelli ritenuti nemici d’Israele, contro i richiedenti asilo, gli avversari politici, e contro i diritti Lgbt. Secondo lui gli stranieri sono un pericolo, e bisogna “ridefinire” i diritti delle donne.

 

Il ritorno di Netanyahu, è chiaro, non è una good news per Biden. Tre anni fa il presidente Usa ha chiaramente favorito il “Bennett di destra” come premier, mantenendo un quieto “status quo” nelle relazioni Usa-Israele. Ciò difficilmente potrà continuare. Netanyahu e i partner sono un terremoto per la regione e Biden ha altre cose di cui occuparsi. Si sta aprendo un nuovo vaso di Pandora in Medio Oriente con nuovi giovani palestinesi ma anche con Iran, Siria, Russia.

 

Se finora potevamo pensare che le cose si stessero sistemando - ci sono state addirittura trattative per stabilire i confini marittimi - le elezioni in Israele riportano sul tavolo i vecchi giochi più pericolosi. Una volta contro Meir Kahane è stata fatta una legge, d’ora in poi non sarà più possibile. Lo spirito di Meir Kahane sta diventando un fenomeno d’Israele, e del mondo.

 

Il futuro non promette bene, per nessuno.