Le uscite sempre più preoccupanti del titolare del Viminale, la fiera battaglia della moglie di Navalny, le gaffe di Andrea Crippa. Le pagelle della settimana

CHI SALE

 

YULIA NAVALNAYA
Non era una vedova addolorata, ma una combattente fiera e indomita la donna che è apparsa sul Web per accusare implacabilmente il Cremlino di aver avvelenato il suo uomo con il Novichok e per lanciare un appassionato appello ai russi a «colpire in un colpo solo Putin, i suoi amici, i delinquenti con le spalline, i cortigiani e gli assassini che vogliono paralizzare il nostro Paese». Raccogliendo l’eredità morale del marito, ora è diventata lei la nemica numero uno dello “zar” Vladimir.

 

CARLO CALENDA
Reduce dal disastroso naufragio dell’alleanza centrista con Matteo Renzi, il leader di Azione ha colto tutti di sorpresa impugnando per primo la bandiera della protesta italiana per l’inquietante morte in carcere di Navalny e organizzando in quattro e quattr’otto una fiaccolata in Campidoglio, alla quale gli altri partiti non hanno potuto fare a meno di aderire (anche se non tutti con lo stesso entusiasmo). Riconoscendo a Carlo Calenda l’inaspettato ruolo di catalizzatore trasversale.

 

Oscar Farinetti

 

OSCAR FARINETTI
Vent’anni dopo aver conquistato il mondo con l’idea geniale di Eataly, s’è reso conto che non poteva lasciarsi alle spalle il flop della sua ultima invenzione, quella Fabbrica Italiana Contadina che nell’insegna è diventata Fico. Così s’è ricomprato tutte le quote della società e l’ha chiusa per sostituirla con un progetto ancora più ambizioso: Grand Tour Italia. Ci voleva fegato, per rimettersi in gioco a settant’anni. «Ma devo farlo, è una questione d’onore», dice lui. Chapeau.

 

CHI SCENDE

 

MATTEO PIANTEDOSI
È vero: il ministro dell’Interno non può sapere in tempo reale tutto quello che fa la polizia sul territorio nazionale. Però, se si scopre che a Milano la Digos ha pensato bene di identificare - come si fa con i potenziali elementi pericolosi - quei dodici cittadini che portavano fiori per Aleksei Navalny sotto la lapide in memoria di Anna Politkovskaja, non può dire che si tratta di una procedura «normale». Dovrebbe ricordarsi che lui fa parte del governo italiano, non di quello russo.

 

Andrea Crippa

ANDREA CRIPPA
Non ci sarà la mano di Vladimir Putin nella misteriosa e improvvisa morte di Navalny? Prima frenata, imbarazzante: «Non additiamo responsabili finché non ci saranno prove oggettive». Seconda frenata, sconcertante: «Se stava bene due giorni prima, vuole dire che le condizioni di prigionia lo facevano stare bene». Per riparare i danni che stava combinando il suo vicesegretario (e suo ex portaborse a Strasburgo) è dovuto intervenire lo stesso Matteo Salvini, aderendo in fretta alla fiaccolata di Calenda.

 

RINO FORMICA
Anche se non ci vede più, è ancora oggi uno degli osservatori più acuti della politica italiana (fatta, secondo una sua celebre definizione, di «sangue e merda»). Ma è risultato patetico il suo tentativo di assolvere il craxismo dalle sue colpe accusando l’ex procuratore Francesco Saverio Borrelli di avere smascherato il sistema delle tangenti solo perché «voleva fare il presidente della Repubblica». A 97 anni potrebbe permettersi di fare i conti con il passato senza gettare fango sui morti.