Succede nelle sedi del partito del centro Italia: nelle ultime ore sedici impiegati hanno ricevuto una lettera di licenziamento per "cessazione attività" del partito. Mentre altri, nella cordata dei potenti, sono già transitati in Forza Italia. E Berlusconi? Tace

“Loro fingono di litigare, ognuno avrà il suo partito e il suo pezzo di potere da gestire. Noi, invece, veniamo licenziati prima di Natale. Trattati come i fagiolini della Pascale: tagliano i nostri salari come la spesa domestica”.

Luca (il nome è di fantasia) lavora in una sede regionale del PDL del centro Italia. Ancora per pochi giorni. Ha gli occhi lucidi quando ci mostra quella lettera su carta intestata ricevuta a mezzo raccomandata dal suo datore di lavoro, il partito di Berlusconi: “Licenziamento per giustificato motivo oggettivo, ai sensi dell’art. 3, comma 2, L. 604/66” c’è scritto nell’oggetto. Tutti a casa: il refrain tanto caro a Beppe Grillo al momento tocca solo i lavoratori delle sedi regionali del partito del Cavaliere.

I politici di riferimento, invece, restano al loro posto: cambiano pelle ma non quella della poltrona su cui siedono. Le prime lettere firmate dai tesorieri, Maurizio Bianconi e Rocco Crimi, sono state recapitate nelle ultime ore a 16 dipendenti di Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Ma non è detto che finisca qui.
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Era stato lo stesso Bianconi ad annunciare un percorso di lacrime e sangue, lo scorso giugno all’ADN Kronos: “Già quando dimezzarono il budget annuale ai partiti, dissi che erano a rischio i posti di lavoro dei nostri dipendenti. Nessuno me lo toglie dalla testa: l’obiettivo vero non è abrogare il finanziamento pubblico ma abolire i partiti”. Due mesi prima, era stato Renato Brunetta ad annunciare un taglio netto dei dipendenti del gruppo di Montecitorio. Ora in bilico c’è una buona fetta dei 180 dipendenti del partito del predellino ma i rimborsi elettorali c’entrano davvero poco.

Ci sono debiti per 10 milioni di euro, altri 8 da pagare ai fornitori con un disavanzo di bilancio di circa 4 milioni. Troppi per continuare a sostenere ancora i costi di 97 sedi locali e del relativo personale, trapela da San Lorenzo in Lucina.

Sullo sfondo, la “guerra di scissione” con le colombe del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano: chi si accolla i debiti? e chi i costi fissi del partito-azienda che chiude i battenti? Per ora l’unica certezza è che i 16 licenziati saranno pagati fino a fine gennaio. Dopo, potrebbero essere i primi dipendenti di un partito politico ad accedere alla Cassa Integrazione, dopo l’approvazione dell’emendamento voluto dal PD al ddl del Governo sull’abolizione del finanziamento ai partiti: quasi 35 milioni di euro nei prossimi tre anni, che ha fatto gridare allo scandalo il Movimento 5 Stelle.

Gli intoccabili. “Il motivo strutturale che determina la situazione di eccedenza di personale consiste nella cessazione dell’attività dello scrivente Partito Politico ratificata in occasione del Consiglio Nazionale del 16 novembre 2013” recita impietosa la lettera di licenziamento, anticipata solo da una fredda telefonata di un impiegato della sede nazionale. Nessun dirigente ha avuto la sensibilità di chiamare personalmente i dipendenti, alcuni dei quali in servizio dal 1994, cioè sin dalla “discesa in campo” di Berlusconi. “E adesso ci tocca pure sopportare che alcuni ex di Alleanza Nazionale già sono stati assorbiti dal nostro partito” raccontano.

Nelle stesse ore, infatti, alcuni dipendenti sono stati assunti da Forza Italia, che non ha mai cessato di esistere e che, anzi, aveva avuto in forza fino a un anno fa quasi tutto il personale poi transitato nel PDL. “Ci sono anche gli intoccabili, le segretarie dei potenti, che hanno già garantito il posto di lavoro per i propri collaboratori” è lo sfogo di un’impiegata. Il riferimento nemmeno troppo velato è a Luciana Scalzi, potente segretaria di Denis Verdini, che il suo ricco stipendio se lo assicura da consigliera regionale in Campania dove è stata imposta dai vertici di partito nel 2010 con uno sponsor d’eccezione: Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’economia del Governo Berlusconi arrestato per legami con la camorra dei Casalesi.

Ma chi ha deciso i tagli? Chi ha stabilito i criteri? “Con noi non parla nessuno, tranne qualche deputato locale che prova a rincuorarci – dicono - Ma vuole che Berlusconi non ne sappia niente? Proprio lui, che annunciava la creazione di milioni di posti di lavoro e che fino all’altro giorno si è vantato di non aver mai licenziato nessuno, adesso licenzia uomini e donne del suo partito con una raccomandata”. C’è chi ipotizza che il licenziamento di massa sia, in realtà, un modo per mandare a casa i non allineati. Chi ha deciso di seguire il capo, sarà “ricollocato” in Forza Italia. “Agli altri ci pensi Angelino!”.