I dati (non definitivi) sul voto siciliano sanciscono una netta sconfitta dei Cinque Stelle, a sei mesi dal trionfo nelle regionali di ottobre. La sola città dove il pentastellato Piccitto andrà al ballottaggio è Ragusa. E per ora Grillo si consola altrove, con Pomezia e Assemini

Dallo Tsunami al naufragio perfetto: il modello Sicilia secondo Beppe Grillo è durato poco più di sei mesi, dalle elezioni regionali di ottobre alle amministrative di domenica scorsa. Eppure i leader regionali del movimento, soprattutto dopo il microtour di Grillo nell'isola alla vigila delle elezioni, ostentavano sicurezza: "Non escludiamo sorprese, soprattutto a seguito dell'ottimo lavoro svolto dai nostri 14 deputati all'Assemblea regionale siciliana", così parlava Giancarlo Cancelleri, capogruppo del M5S al parlamento siciliano a pochi giorni del turno elettorale amministrativo dell'isola. E in effetti le sorprese ci sono state: i grillini sono stati letteralmente scomparsi dalla scena politica regionale. Un tonfo numerico che non può essere spiegato soltanto con la specificità di questo tipo di consultazioni. Il "modello Sicilia" segna il passo e mentre si rafforza l'esecutivo regionale a guida Pd, che riconquista con Enzo Bianco la poltrona di primo cittadino a Catania dopo undici anni di dominio incontrastato del centrodestra sotto l'Etna, il Movimento Cinque stelle si contenderà al ballottaggio una sola fascia tricolore: quella del comune di Ragusa, dove al secondo turno, l'esponente "grillino" Federico Piccitto se la dovrà vedere con Giovanni Cosentini, il candidato sindaco del centrosinistra. Una scalata quasi impossibile per Piccitto che parte da poco più del 15 per cento di consensi contro il doppio dell'avversario.

Sono numeri impietosi quelli raccolti dal movimento di Grillo in Sicilia. A spoglio praticamente concluso, con i dati definitivi che, in un paio di comuni, secondo sicula tradizione arrivano con la consueta lentezza, il Cinque Stelle esce ridimensionato dal confronto con le precedenti elezioni regionali e nazionali. Basta confrontare i dati delle città capoluogo in cui si è votato l'altro ieri con gli scrutini delle regionali per comprendere la dimensione della disfatta. A Catania, alle regionali di ottobre, i pentastellati avevano ottenuto poco più di 18 mila suffragi di lista. Alle amministrative, il candidato sindaco Lidia Adorno raccoglie appena 2989 voti (3.4 per cento) e la lista si ferma a 5869 consensi (4 per cento). Anche a Messina i Cinque stelle scontano analoga emorragia. Dai 12 mila consensi delle regionali, il candidato sindaco Maria Saija supera i duemila e trecento voti, mentre la lista grillina raccoglie tremila e cento voti.

A Ragusa il default a Cinque stelle è attenuato dal successo personale del candidato sindaco Federico Piccitto, che con quasi cinquemila voti ottiene il 15 per cento dei consensi. Anche nel comune ibleo, però, la lista crolla: 3500 voti e un modesto 9,7 per cento. Alle regionali di ottobre, i grillini avevano ottenuto 8800 voti. Stesso copione anche a Siracusa, dove il movimento passa dai diecimila voti ottenuti alle regionali 2012 ai 2800 consensi del candidato sindaco Marco Ortisi, con la lista che non va oltre i 2300 suffragi . I numeri ottenuti da Grillo alle politiche in Sicilia a febbraio sono ormai uno sbiadito ricordo: nei due colleghi regionali per la Camera, il movimento aveva ottenuto rispettivamente il 34 per cento in Sicilia occidentale e il 32 nel collegio orientale. Al Senato, il Cinque stelle siculo aveva sfiorato il trenta per cento. Era il primo partito dell'isola. A tre mesi di distanza le percentuali sono crollate a una media compresa tra il 5 e il 7 per cento.

Eppure, Giancarlo Cancelleri, capogruppo al parlamento siciliano del movimento Cinque stelle in Sicilia, pur ammettendo con fair play la sconfitta, tra i dati delle amministrative riesce a trovare spiragli positivi. "Il risultato è al di sotto delle aspettative e l'autocritica andrà fatta. Ma noi siamo un movimento giovane - ammette - ed è naturale, forse persino benefico, prendere una legnata in faccia come questa. Ci servirà da lezione per ripartire con più slancio ed entusiasmo". Di sicuro i grillini siciliani si sentono penalizzati dalla natura stessa di questo tipo di consultazione: "questo risultato è il frutto di dinamiche diverse dal voto politico. Lo dimostra il caso Ragusa, dove il nostro movimento ha tenuto molto bene, grazie a una campagna elettorale basata su un gruppo molto competitivo, e ha piazzato il candidato per il ballottaggio. Eppure in quella stessa provincia, in alcuni comuni, siamo stati sconfitti pesantemente". Questo scarto di consenso così forte a distanza di pochi chilometri cosa significa? "La scelta del nostro personale politico avviene a livello territoriale, sono i gruppi locali ad organizzarsi e scegliere - spiega Cancelleri - e forse, questa volta, in qualche caso sono stati individuati candidati che hanno fatto fatica a imporsi perché pur avendo dei programmi validi erano poco rappresentativi del territorio".

Chi, invece, aveva pronosticato la debaclè dei Cinque stelle in Sicilia è Antonio Venturino, epurato un mese e mezzo fa dal movimento. "Era facile da prevedere - afferma il vicepresidente del parlamento siciliano - perché affrontare le elezioni comunali sbattendo la faccia in porta a chiunque, non allearsi e chiudere ogni forma di collaborazione anche a liste civiche con programma analoghi, non poteva che portare a questo risultato". Nelle parole di Venturino non c'è il minimo sapore di rivalsa: "se qualcuno pensa che io gioisca per questo risultato si sbaglia di grosso. Sicuramente c'è un errore strategico del gruppo dirigente del movimento. Ma quello che più deve fare preoccupare è il dato dell'astensione. E' forte la sensazione che la politica nel suo complesso continui ad essere autoreferenziale. Qui si discute di leggi elettorali, di presidenzialismo alla francese, ma la gente perde la casa per i pignoramenti. Il non voto è un segnale di una rabbia che cova e cresce ogni giorno di più".