Difenderlo, lo difendono in pochi. E praticamente tutti dell’Ncd: Schifani, Sacconi, Giovanardi. Anche Angelino Alfano non vuol senitre palare di dimissioni: "Abbiamo piena fiducia in Maurizio Lupi. Riteniamo che ci siano le condizioni per accelerare la sua informativa in Parlamento. Lui è prontissimo e non pensa alle dimissioni". Mentre il capo di governo, Matteo Renzi, spera, si aspetta, un passo indietro spontaneo.
Maurizio Lupi, ministro alle Infrastrutture, coinvolto ma non indagato nell’inchiesta “Sistema” che ha travolto il vertici del suo ministero a partire dall’ex direttore della struttura tecnica di missione Ercole Incalza, per il momento resiste: a botta calda ha detto “no” alle dimissioni (“e perché dovrei?”), ricalcando quello che è l’iter classico in situazioni come questa. E’ disponibile, certo, a chiarire in ogni sede la propria estraneità al sistema corruttivo che girava intorno agli appalti sulle Grandi opere, e anzi lo farà in tempi brevissimi: in attesa di una mozione di sfiducia, che già Cinque Stelle e Sel hanno annunciato, la capigruppo del Senato ha già detto sì alla richiesta che svolga un’informativa urgente, formulata dalla Lega e subito appoggiata da Pd e Ncd.
Maurizio Lupi, ministro alle Infrastrutture, coinvolto ma non indagato nell’inchiesta “Sistema” che ha travolto il vertici del suo ministero a partire dall’ex direttore della struttura tecnica di missione Ercole Incalza, per il momento resiste: a botta calda ha detto “no” alle dimissioni (“e perché dovrei?”), ricalcando quello che è l’iter classico in situazioni come questa. E’ disponibile, certo, a chiarire in ogni sede la propria estraneità al sistema corruttivo che girava intorno agli appalti sulle Grandi opere, e anzi lo farà in tempi brevissimi: in attesa di una mozione di sfiducia, che già Cinque Stelle e Sel hanno annunciato, la capigruppo del Senato ha già detto sì alla richiesta che svolga un’informativa urgente, formulata dalla Lega e subito appoggiata da Pd e Ncd.
Ma non si sa quanto possa e voglia resistere alla pressione, incredibile, che si è avvitata contro di lui. Non c’è infatti solo il fattore giudiziario: su quello si aspettano sviluppi, e comunque allo stato il suo è un profilo alla Scajola, all’a sua insaputa. Quello di un manovrato, piuttosto che di un manovratore: “Sempre tutto Ercolino fa. Tutto tutto tutto! TI posso garantire. Maurizio crede di fare qualcosa. Ma fa quello che gli dice quest’altro”, dice Giovanni Paolo Gaspari, consigliere del ministero, al telefono con Giulio Burchi, già presidente di Italferr spa.
E’ piuttosto il profilo politico, quello più problematico. Il caso Lupi è infatti il primo che si è consumato (anche) sotto il governo Renzi, il primo dal quale il premier non possa dire la propria gestione estranea. Non per caso, adesso anche in casa Pd, c’è chi come Pippo Civati gli ricorda il comportamento che l’ex rottamatore ebbe nel caso Cancellieri, quando chiese a gran voce anche all’allora premier Letta le dimissioni della ministra non per motivi giudiziari (neanche lei era indagata, per le telefonate fatte all’epoca dell’arresto di Giulia Ligresti) ma bensì di “opportunità politica”.
Ancor più è delicato per Renzi il caso Lupi, perché è scoppiato nel bel mezzo della riforma della giustizia, e proprio quando si sta riformando la disciplina sulla corruzione, danneggiando in qualche modo l’immagine cristallina del giro di vite complessivo voluto dal premier. Il governo è corso mediaticamente subito ai ripari, presentando ieri di gran carriera l’emendamento al falso in bilancio che bloccava il ddl anticorruzione al Senato. Ma sul fronte della credibilità nel riformare la giustizia, della forza d’urto necessaria a farlo, è chiaro che il caso Lupi scopre un fianco al governo. Come dimostra il durissimo attacco di Rodolfo Sabelli, presidente dell’Anm, che oggi a Unomattina ha detto “"i magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati", quando invece "uno Stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità". Altrettanto dura è stata la risposta di Renzi: : “Frase ingiusta e triste, che fa male. Si può contestare un singolo fatto ma dire quelle cose lì, avendo una responsabilità, è triste”, ha detto. Ma i toni del premier a loro volta tradiscono una rabbia, peraltro comprensibile, ma che difficilmente sarà priva di conseguenze.