Antonio Azzollini è vittima di una persecuzione della magistratura. Per la Procura di Trani, il giudice delle indagini preliminari e il Tribunale del Riesame di Bari, il parlamentare di Nuovo centrodestra dovrebbe essere arrestato per associazione per delinquere, induzione indebita a dare e concorso in bancarotta fraudolenta. Per il Senato della Repubblica, invece, nei confronti del collega c'è (di nuovo) il fumus persecutionis delle toghe. Solo 96 i voti a favore dell'arresto, 189 i contrari e 17 gli astenuti.
Otto mesi fa Palazzo Madama aveva detto no all'uso delle intercettazioni del parlamentare nell'inchiesta sulla truffa al porto di Molfetta. Adesso il senatore alfaniano scampa anche gli arresti domiciliari per il crac milionario della clinica Divina Provvidenza. Grazie al voto determinante del Pd, che appena tre settimane fa in Giunta delle autorizzazioni aveva detto "sì" all'arresto e oggi si è diviso sulla custodia cautelare.
Tutto come da copione, insomma. Come aveva scritto l'Espresso, non era un segreto che molti fra i dem in molti fossero contrari all'arresto per una serie concomitante di fattori: riconoscenza per l'uomo (a lungo presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, da cui per anni sono passate generose regalie), convinzione che l'impianto accusatorio fosse debole ma anche un ben preciso segnale alla magistratura, che in due anni ha già mandato in Parlamento cinque richieste di arresto.
In questa partita un ruolo lo ha giocato di certo anche la lettera che il capogruppo Luigi Zanda ieri pomeriggio ha mandato via mail a tutti i senatori Pd, con l'invito a votare "secondo il proprio convincimento". Esortazione che qualcuno ha letto come un "liberi tutti". E così è stato.
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Non a caso nessuno è intervenuto in Aula a nome del Partito democratico, come ha notato con fastidio la senatrice Denis Lo Moro: «Sorprende che il Pd, venendo meno a una posizione consolidata sul tema, abbia deciso di non esprimere un orientamento». L'unica a parlare è stata (ma a titolo personale) la senatrice "ex civatiana" Lucrezia Ricchiuti, convinta che nella richiesta di arresto non c'è nulla che spinge a poter parlare di persecuzione giudiziaria. Per il resto, silenzio assoluto.
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Del resto ti bastava incrociare questa mattina Azzollini al momento di entrare in Aula, scortato da quattro commessi, per vederne l'ottimismo disegnato sul volto. All'Espresso, che gli chiedeva come si sentisse, affrontando ad ampie falcate il Transatlantico il senatore Ncd sentenziava sibillino, come vergando a futura memoria: «Io sono tranquillo, essere tranquilli è sempre un vantaggio. Queste sono cose che si devono affrontare con la propria coscienza». E lo stesso Azzollini si è poi difeso in Aula per oltre mezz'ora, per perorare la causa dell'accanimento della magistratura nei suoi confronti. Convincendo di fatto i colleghi.
[[ge:rep-locali:espresso:285588612]]Non è servito dunque che il Tribunale della libertà, baluardo garantista dell'ordinamento giuridico, respingendo il ricorso di Azzollini lo scorso 3 luglio avesse confermato la validità della richiesta di arresto dei magistrati. Per il Senato non è così: l'ex presidente della commissione Bilancio è un perseguitato. Che adesso resta sì imputato, ma a piede libero.