Politica
28 giugno, 2016

M5S, chi comanda nel Movimento? Ecco come funziona la rete di Casaleggio jr

Il figlio del guru Gianroberto e i fedelissimi Max Bugani e David Borrelli nell'associazione Rousseau. Poi un gruppo ristretto 
di parlamentari in posizioni chiave. Ecco i dirigenti "informali" del sistema operativo (Foto di Gianni Cipriano e Michele D’Ottavio per l’Espresso)

Venerdì 17 giugno , due giorni prima delle vittorie di Virginia Raggi e Chiara Appendino a Roma e Torino, il contatore delle donazioni ricevute dall’Associazione Rousseau segnava quota 270.493 euro. Tre giorni dopo il voto, era salito a 278.659 euro.

L’euforia dei fan del Movimento 5 Stelle per i risultati ottenuti si è fatta subito sentire, facendo crescere ancora un po’ i fondi che Davide Casaleggio ha iniziato a raccogliere dal 25 aprile scorso. Il figlio di Gianroberto, il fondatore del Movimento scomparso a inizio aprile, ha infatti deciso che continuerà ad essere lui l’architetto della piattaforma on line che servirà per gestire le decisioni dei Cinque Stelle, affidata proprio alla neonata Associazione Rousseau. Lo aveva fatto capire sui blog, lo ha ripetuto nella sua prima intervista politica, rilasciata al "Corriere della Sera" martedì 21.

«Non intendo candidarmi», ha detto Davide. Tuttavia, coloro che pensavano considerasse l’avventura del Movimento con più distacco manageriale rispetto al padre, hanno dovuto mettere in dubbio questa impressione. Perché il ruolo che si è dato è centrale: «Intendo occuparmi dello sviluppo delle applicazioni di democrazia diretta del Movimento in rete, affinché tutti i cittadini possano fare politica», ha affermato, sostenendo che la piattaforma informatica Rousseau, elaborata dalla Casaleggio Associati e ora donata all’Associazione omonima, «è la prima applicazione al mondo nel suo genere. Siamo all’avanguardia e continuiamo a lavorare».
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Per capire quanto Davide - 41 anni, nato a Milano, laurea in Bocconi - sia al centro del progetto dei Cinque Stelle occorre partire di nuovo da lì, dal sito che raccoglie i fondi. La mascherina è semplice. Riporta il valore complessivo delle donazioni ricevute, i 278 mila euro e rotti citati all’inizio, il numero di chi ha contribuito, 8.522 persone. Il conto è intestato, appunto, all’Associazione Rousseau. Stop. Non un indirizzo, non una partita Iva, non un nome del responsabile legale dell’organizzazione a cui vanno i soldi.

È facile scoprire che il conto è presso la filiale di Milano di Banca Etica. Il direttore, Ermenegildo Russo, con grande cortesia spiega però di non poter fornire ulteriori indicazioni su chi siano i rappresentanti dell’Associazione, per non violare le norme sulla privacy. Si torna dunque al web. E lì, in fondo all’informativa sull’utilizzo dei cookies dei blog di Beppe Grillo e dei Cinque Stelle si trova finalmente una traccia: l’Associazione Rousseau ha sede a Milano, al numero 6 di via Gerolamo Morone. Lo stesso indirizzo della Casaleggio Associati.
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«Un’ombra». Chi ha incontrato Davide quando era con Gianroberto nelle occasioni più politiche lo descrive così, «ben attento a non interferire». Anche chi lo ha conosciuto in famiglia ne parla come di una persona riservata, capace di ritagliarsi il proprio spazio nel portare avanti le attività dell’azienda, soprattutto la consulenza per il commercio on line, uno dei suoi cavalli di battaglia. Della vita privata si sa poco. I giornali hanno ricamato su alcune passioni, gli sport estremi e gli scacchi, esagerando un po’.
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Negli archivi di "Escape from Alcatraz", celebre gara di triathlon nella Baia di San Francisco, non risulta ad esempio alcuna partecipazione dove sia arrivato sesto assoluto, risultato spesso citato dai media: nel 2010 il suo pur onorevole tempo di 3 ore e 27 minuti gli era valso la posizione 995 su 1.225. Anche i titoli di "Gran Maestro" di scacchi e di scacchista "tra i cinque migliori under 16 italiani già all’età di 12 anni", ripetuti da diversi giornali, sono entrambi definiti «un falso» dal portavoce della Federazione scacchistica italiana, Adolivio Capece, secondo il quale non si trova nei registri nessun punteggio di Casaleggio classificato con il metodo internazionale "Elo". Gli anni passati non c’entrano: le carriere scacchistiche di altre persone famose che giocavano da ragazzi o che hanno smesso da tempo, come il cantante Andrea Bocelli o il musicista Ennio Morricone, sono infatti ricostruibili. «Peccato, sarebbe stato bellissimo averlo come testimonial», si è rammaricato Capece su "Tra poco in edicola", in onda su Radio 1 Rai.

Fuori dalla sfera del privato, negli ultimi tempi Casaleggio Jr ha invece fornito diversi segnali sulla linea che vuole dare al rapporto con il Movimento. Sull’Associazione Rousseau, ad esempio, ha pubblicato sul "Blog delle stelle" un’unica notizia ufficiale, che rivela molte cose. Dice che oltre a Casaleggio, nell’organizzazione che svilupperà e supervisionerà la piattaforma dove si scriveranno le proposte di legge e si decideranno i candidati, sono entrati due fedelissimi della prima ora. Il primo è Max Bugani, famoso per aver sempre attaccato chiunque in Emilia Romagna contestasse la linea Grillo-Casaleggio, reduce dalla seconda sconfitta nelle elezioni per fare il sindaco di Bologna: una candidatura ottenuta senza primarie, con tanto di proteste da parte di attivisti e parlamentari. Il secondo è l’europarlamentare David Borrelli, spesso in prima fila nelle proteste contro i dissidenti. Due nomi ai quali ne va aggiunto un terzo: Pietro Dettori, fino a maggio "social media manager" della Casaleggio, ora "responsabile editoriale" dell’Associazione: lo ha annunciato lui stesso su Linkedin, rafforzando la schiera dei collaboratori della ditta entrati nelle strutture decisionali del Movimento.

«La mia attività per Rousseau è completamente gratuita», ha detto Davide. Ma quanti e chi sono gli altri membri dell’Associazione? Vengono pagati? E Dettori, è ancora retribuito dalla Casaleggio? Lunedì 20 giugno "l’Espresso" ha mandato queste e altre domande a Casaleggio via mail, su invito della segretaria, senza ricevere le risposte nei tempi utili per la pubblicazione. Se arriveranno, ne daremo conto in un nuovo articolo. Eppure i soldi per la piattaforma vengono versati dai donatori sul conto di un’associazione che ha la sede sempre presso la Casaleggio. Altro dettaglio importante: l’estate scorsa sul blog era stato pubblicato l’organigramma dei responsabili delle varie funzioni tecniche della piattaforma. E qui si diceva che due delle più importanti, il "fund raising" e le votazioni, erano saldamente nelle mani dello «staff», ovvero della Casaleggio. La quale, dunque, si è garantita il controllo di due leve fondamentali per governare il partito: i soldi e il consenso.

È difficile prevedere come evolverà il Movimento dopo i successi di Roma e Torino. Nella capitale piemontese, ad esempio, la neo-sindaca Chiara Appendino non ha firmato il contestato codice etico sottoscritto invece da Virginia Raggi, che prevede - tra l’altro - una sanzione di 150 mila euro per chi riceverà «una contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio», come si legge nel documento. Appendino ha sempre voluto sottolineare la propria autonomia. Chi la conosce sostiene che ha avuto con Davide un unico incontro, a campagna già lanciata. Lei stessa è stata candidata per alzata di mano dagli attivisti, non on line, e dice di aver scelto gli assessori da sola.

L’occasione di governare città importanti è probabilmente troppo ghiotta perché i Cinque Stelle si facciano subito cogliere in castagna su un tema come l’indipendenza degli eletti, sentito anche all’interno. Con il tempo, però, Grillo e Davide dovranno gestire l’apparente contraddizione fra un partito che ha l’ambizione di favorire la «democrazia diretta» ma dove ormai si moltiplicano gli organismi direttivi: il direttorio, scelto interamente dall’alto, il comitato di appello sulle espulsioni, lo staff dei garanti per Roma, l’Associazione Rousseau e i responsabili delle funzioni della piattaforma omonima.

Organismi dove numerosi nomi compaiono più volte, da Alessandro Di Battista a Roberto Fico, da Bugani a Borrelli. Altre domande inviate da "l’Espresso" a Davide, rimaste senza risposta. La prima: il Movimento si è sempre opposto all’accumulo di poltrone; tuttavia nell’organigramma molti nomi compaiono più volte; non trova sia una contraddizione? E ancora: alcuni dei presenti negli organigrammi, selezionati dalla Casaleggio, hanno avuto ruoli di primo piano nelle procedure di espulsione di attivisti o eletti; come giudica questo fatto?

Infine c’è una delle questioni più annose, quella dei soldi. L’ha sollevata qualche settimana fa in un’intervista a "La Stampa" anche Marco Canestrari, uno dei collaboratori storici di Gianroberto, ormai uscito dalla Casaleggio. Del direttorio e della leadership di Luigi Di Maio ha detto: «Davvero qualcuno pensa che l’onorevole Di Maio smetterà di far politica a 37 anni, dopo due mandati? Hanno già creato un patto e una casta di intoccabili: tutto quello contro cui Gianroberto ci spingeva a lottare». Di Davide: «Non ha nessuna passione politica, a differenza del padre. (…) Vuole solo raggiungere gli obiettivi che si dà. Mancato Gianroberto, il Movimento rimane solo un asset dell’azienda: chi lavora sui portali, sul blog e su Rousseau è assunto dalla Casaleggio, ad essa risponde e lavora anche su altri progetti, estranei alla politica».

Chi frequentava Casaleggio padre, racconta che lui ripeteva spesso di averci perso, con la politica, non guadagnato. Una qualche conferma si ha dal bilancio 2014, l’ultimo disponibile, che dopo il boom del 2013 mostra ricavi in calo da 2 a 1,5 milioni, nonché perdite per 151 mila euro. Eppure i siti collegati alla Casaleggio e al Movimento, sono numerosi e frequentati, anche grazie al forte uso di una strategia chiamata "clickbait", "esca da click" in inglese.

Funziona così: sui social network vengono condivisi link con una titolazione dai toni allarmisti, in modo da spingere il lettore a cliccare. Così tre casi di intossicazione da tonno diventano "Allarme: non mangiatelo assolutamente potrebbe uccidervi", oppure il ricovero di Vittorio Sgarbi per una colica si trasforma in "Sgarbi, tragica notizia pochi minuti fa". Una tecnica che porta risultati concreti: TzeTze e LaFucina, i siti della Casaleggio che più di tutti ne fanno uso, ricavano oltre i tre quarti dei loro accessi proprio dalle condivisioni sulle bacheche degli utenti. A rendere virali queste notizie ci pensano le pagine Facebook, compresa quella di Beppe Grillo, gestite dai social media manager della società.

Ecco perché le altre domande de "l’Espresso" a Davide: i ricavi generati dalla pubblicità sui siti legati al Movimento 5 Stelle, e in particolare di "Beppegrillo.it", producono in qualche modo dei ricavi anche per la Casaleggio Associati? Se sì, quale quota? E ancora: quali sono i ricavi della Casaleggio generati dai siti "tzetze.it", "lafucina.it", "la-cosa.it"?

In mancanza di risposte, almeno al momento, non resta che affidarsi a qualche ipotesi, partendo dai dati di Google Adsense, la piattaforma che cura la pubblicità sui siti del sistema. Su TzeTze e LaFucina ogni settimana vengono visualizzate 3-4 milioni di "impression" (pubblicità), mentre il blog di Grillo da solo arriva a 5-10 milioni di spot a settimana. Passare da questi numeri ai dati dei ricavi, non è facile: una stima prudente per siti generalisti e di news permette di indicare tra i 50 centesimi e 1,5 euro di incassi ogni mille visualizzazioni, a cui vanno tolte le commissioni.

Questi calcoli porterebbero a collocare tra i 300 e i 700 mila euro annui i ricavi del blog di Grillo e tra i 100 e 300 mila per TzeTze e poco meno per LaFucina. Se le stime fossero corrette, e se i soldi della pubblicità non finiscono altrove, come ipotizza qualcuno, ne verrebbe però una conseguenza. È cioè che la Casaleggio, pur senza arricchirsi, è sempre più un’azienda-partito. Perché tolti i soldi che arrivano dai siti grillini, di altro business ne resterebbe poco. Un bel guaio, per l’autonomia del Movimento. E forse anche per Davide.

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