La legge elettorale di Matteo Renzi, per i 5 stelle, «va presa e buttata interamente nel secchio», dice testuale Danilo Toninelli che è uno dei cinque stelle più posati, oltre che l’esperto di sistemi elettorali. Neanche un pezzo se ne può salvare, d’altronde è una legge «che sa di regime» come dicono da sempre.
Fino alle vittorie M5S a Roma e Torino #Italicum era legge migliore al mondo (per noi è uno schifo).Ora Renzi pronto a cambiarla.Cialtroni!
— AlessandroDiBattista (@ale_dibattista) 30 giugno 2016
E se dopo il voto amministrativo son cresciute le pressioni di chi, dentro la maggioranza di governo, vuole modificare la legge - spesso dicendo apertamente che così com’è rischia di favorire i 5 stelle - «cialtroni» gli risponde Alessandro Di Battista, che non va per il sottile e non distingue ad esempio tra la minoranza dem - che ha negato, Bersani compreso, l’ultimo voto alla legge - e i renziani, che questa legge elettorale l’hanno effettivamente sempre difesa. «Renzi è un baro da due soldi», rincara direttamente Beppe Grillo sul suo blog.
Grillo e Di Battista, come già fatto da Luigi Di Maio, dicono così che le priorità del Paese sono ben altre e non certo strappare qualche piccola miglioria sulla legge elettorale. Le elenca Grillo: il reddito di cittadinanza, l’abolizione di Equitalia e dell’Irap, il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, un Daspo per i politici corrotti. E se la legge elettorale deve cambiare, semmai, «c’è quella depositata dal Movimento» ricordano, citando la legge Toninelli.
Davvero @luigidimaio ha detto che cambiare Italicum non è priorità? Ma non aveva detto che pur se conveniente era pessima legge da cambiare?
— tommaso ciriaco (@Tommasinoc) 30 giugno 2016
Siccome pare però improbabile che l’Italicum possa venir sostituito interamente, per giunta con una legge dei 5 stelle, con il loro no Di Maio, Di Battista e colleghi rinunciano alla possibilità di migliorare la legge, che molti, ad esempio, giudicano eccessivamente maggioritaria. Con il loro no, Di Maio, Di Battista e colleghi rendono più difficile l’opera del Nuovo centro destra che chiede che il premio di maggioranza sia assegnato alla coalizione e non alla lista, o anche il lavoro di Sinistra Italiana e della minoranza dem che oltre al premio di maggioranza chiedono, ad esempio, di eliminare i capolista bloccati. Nell’ottica del Movimento sarebbe un miglioramento della legge, che evidentemente però non vale la candela.
scusate, ma perché è tutto il giorno che parlate dei grillini? se il pd vuole cambiare sul serio l'italicum, i voti li ha. #pochechiacchiere
— chiara geloni (@lageloni) 30 giugno 2016
Meglio tenere il punto e ribattere che non sono loro a voler tenere l’Italicum perché il meccanismo del ballottaggio potrebbe ora favorirli ma che è vero semmai il contrario, cioè che ora Renzi starebbe pensando di modificare la legge per fermarli.
Non importa che per ora il presidente del consiglio abbia sempre detto che l’Italicum resterà così com’è e che questo stiano ripetendo tutti i renziani, dal costituzionalista di area Stefano Ceccanti al capogruppo alla Camera Ettore Rosato. Ormai siamo nel campo della polemica strumentale, e delle accuse reciproche. Anche perché, è giusto notare, se il Partito democratico volesse modificare la legge, così come l’ha approvata una volta, potrebbe trovare l’accordo interno alla maggioranza di governo e avere i numeri per votare gli aggiustamenti. L’Italicum può cambiare dunque. Solo che al momento né il Pd di Renzi né il Movimento sembrano volerlo.
Con #italicum governabilità e rappresentanza. Una mozione non cambia la legge. Intervista a @Corriere pic.twitter.com/z5r8TS9ugF
— Ettore Rosato (@Ettore_Rosato) 30 giugno 2016