Deputati famosi come Di Battista e Di Maio e, soprattutto, figure della comunicazione abituate a stare dietro le quinte. Nome per nome, tutti i personaggi chiave del controllo di Davide Casaleggio sui pentastellati

Che nel M5S la Casaleggio coi suoi canoni sostanzialmente imperi, lo si capisce persino dal modo con cui vengono fatti i complimenti. Il valore di un parlamentare, ad esempio, più che in lauree ed efficacia politica viene espresso in giga e possesso di dati. «Abbiamo un portavoce che è un pozzo di scienza: nel suo cranio non c’è un normale cervello. C’è un hard disk da novemila giga». Proprio così al raduno di Imola fu esaltata la figura di Carlo Martelli, oggi capogruppo a Palazzo Madama, uno di cui Casaleggio si è sempre fidato: «Ha tutti i codici, tutte le informazioni, apre i file quando vuole», disse per l’occasione Max Bugani, fedelissimo di Davide Casaleggio. Uno che apre i file quando vuole. Qualsiasi cosa questo significhi, applausi dalla platea.

Si stendono in effetti su diversi piani, non sempre illuminati o pienamente spiegabili, i fili che dal Movimento Cinque stelle riportano alla Casaleggio Associati, al padre Gianroberto prima e al figlio Davide poi (il necessario passaggio generazionale è stato di fatto un’abdicazione dinastica, peraltro non indolore). Poco visibili sono a volte proprio le persone che incarnano questo link. Parlamentari, comunicatori, spicciafaccende a vario grado, dal peso tutt’altro che sottovalutabile.
Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio

Al livello del percepibile vi sono le webstar, personaggi il cui ruolo è del tutto squadernato. Come Alessandro di Battista, il cui viaggio anche editoriale dal Sudamerica a Milano con candidatura finale è noto, e quasi simbolico dell’azienda-partito.

Vi sono poi parlamentari la cui consonanza con nuovo dominus della Casaleggio  è meno evidente ma c’è. Ad esempio Roberta Lombardi, la più fiera avversaria di Virginia Raggi: dopo la fase più dura della guerra sul Campidoglio, la deputata ha superato tutti  sospetti e dubbi di “tradimento” recuperando un ottimo rapporto con Casaleggio jr (gli sfilava ostentatamente accanto, alla marcia di Assisi), al punto che da ultimo si è persino permessa di non rispondere a una telefonata di Grillo, lusso che in M5S non si concede nessuno. Del resto, Casaleggio jr nell’ultimo anno è andato a cercare un rapporto coi parlamentari sin qui critici, con un doroteismo che il padre non aveva: per esempio uno come il genovese Sergio Battelli, detto Elvis, licenza media, venditore di canarini in un negozio di animali prima dell’approdo alla Camera. Il ventre molle degli eletti, sempre utile.

Analisi
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15/6/2017
Nell’ottica del mantenimento dello status quo, sono pure ottimi i rapporti con l’altra star del movimento, Luigi Di Maio, e con tutti i suoi (Toninelli, Fraccaro, Bonafede, fino alla new entry Laura Castelli). Viaggiano nella stessa direzione, certo: per quanto l’accreditarsi di qua e di là come una trottola del vicepresidente della Camera  (ultimo lo strombazzatissimo incontro al centro studi americano, con l’ex capo della polizia De Gennaro, a presentare il libro di Vito Cozzoli, apoteosi di establishment) sembri raccontare una armonia necessitata, tesa; e semmai costantemente sul punto di volgersi nel suo contrario.
 
Scendendo dalla scena al retrobottega, i binari dell’era di Casaleggio jr, sono persino più tracciati che nei tempi passati. Sempre allineata, come lo fu al padre, la capa comunicazione alla Camera Ilaria Loquenzi: un paio d’anni fa, tanti nell’assemblea parlamentare avevano votato per farla fuori (si puntava all’epoca anche sul fatto che non avesse competenze specifiche - a differenza per dire dei fratelli Brandi, che collaborano attraverso la loro Web side story, preparatissimi, specie il piccolo che dicono essere una specie di mago degli account social), ma all’epoca Gianroberto si arrabbiò così tanto che ne ottenne la riconferma. Uguale, con Davide. Anzi, nei giorni della sua ospitata a Otto e mezzo, quando qualcuno accennò a lui come «il vostro vero candidato premier», Loquenzi sospirò qualcosa che viene riportato a verbale come un: «Eh, magari». Resta lei, occhi e orecchie casaleggini nel Movimento. Come pure, ovvio, Rocco Casalino, ingegnere, capo della comunicazione al Senato, semidio perché - a seguito probabilmente delle sue esperienze nel ramo - ha facoltà di scegliere chi va in tv o no e dove («me lo segno a matita» è una delle frasi con le quali significa simpaticamente l’arbitrarietà di questo suo potere).

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Del resto è per statuto facoltà di Grillo e quindi in pratica della Casaleggio decidere da chi debbano essere composti gli uffici comunicazione di Camera e Senato.  Un riflesso che per ragioni ormai stratificate si sente di più nel variopinto gruppo del Senato, dove ci sono figure come Dario Adamo, braccio destro di Casalino, approdato alla Casaleggio dopo la laurea in Promozione e marketing del prodotto audiovisivo e prima della vittoria M5S nel 2013; ma ci sono anche personaggi che d’improvviso sbalzano dallo sfondo, come Nicola Virzì, alias Nick il Nero, saltato in cronaca per il video contro il direttore del Tg1 Orfeo: camionista e videomaker, molto vicino a un casaleggino doc della prima cerchia come Max Bugani - consigliere comunale a Bologna, braccio destro di Davide e membro dell’Associazione Rousseau -, di botto smise la tradizionale t-shirt e indossò giacca e cravatta quando nel 2013 fu chiamato da Casaleggio a fare i video per gli eletti da diffondere, sul blog e oltre.

Il terzo pretoriano di Davide Casaleggio, quello che con Casalino (e Loquenzi) si vede puntualmente al suo fianco negli spostamenti è Pietro Dettori: già dipendente della Casaleggio Associati, filo Putin, almeno fino a tempi recenti autore di molti dei post che compaiono sul blog di Grillo, un anno fa è diventato responsabile editoriale dell’Associazione Rousseau, referente della piattaforma. Il suo ruolo, centrale sul blog e negli account, era ricoperto prima da Filippo Pittarello, personaggio chiave dell’universo casaleggino: ex scout, bocconiano, alla Casaleggio dal 2007, nel 2014 è stato spedito a Bruxelles per fare anche lui il dioscuro dei fondatori (in una intervista si definì un “tranquillizzatore”, altri trovarono più adatto il paragone con “Hal 9000”, l’occhio rosso di Odissea nello spazio).

Politica
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Tecnica di comunicazione del genere della Pnl, è stato lui (col fratello) il tramite attraverso il quale Silvia Virgulti si è avvicinata alla Casaleggio per poi entrare al gruppo comunicazione della Camera con un ruolo rasente il sacro; e così pure quello attraverso il quale un’altra donna, Cristina Belotti, è entrata a far parte della galassia. Lei, Belotti, lavorava a Mediaset con Paolo Del Debbio (il giornalista che a cicli triennali Berlusconi sogna di candidare), poi è approdata nel mondo casaleggino scalzando dal canale tv La Cosa il dj Matteo Ponzano, che l’aveva messa su; infine, a Bruxelles ha preso il posto proprio di Pittarello, come responsabile comunicazione, mentre lui sempre più pare si stia costruendo un profilo da funzionario. O da esautorato, non è chiaro. Grillo lo comunicò in uno dei suoi post scriptum, ai tempi dell’eurofiguraccia della mancata adesione all’Alde: quell’operazione gestita dal terzo (su tre) dei casaleggini nella Rousseau, l’europarlamentare David Borrelli, che peraltro - giusto a dire il ruolo di Casaleggio jr - alla fine nonostante il situazionismo sfrenato dei giorni in cui M5S voltò le spalle a Farage per poi tornargli in braccio, da quella vicenda più di tanto non è stato danneggiato.