Quanti voti può valere davvero un listone europeista?
Il manifesto di Carlo Calenda, che includerebbe il Pd e altri partiti, potrebbe arrivare al 20-24 percento dei consensi. Più o meno il valore del Movimento 5 Stelle secondo gli ultimi sondaggi
Non sappiamo ancora se sarà sulla scheda delle prossime elezioni europee, ma il “listone” europeista promosso da Carlo Calenda ha animato nelle ultime settimane il dibattito interno e intorno al Partito democratico. L’idea di Calenda, si sa, è quella di presentare al voto del 26 maggio un’unica lista che tenga insieme il Pd ma anche altri soggetti, come +Europa e forse Italia in Comune ?di Federico Pizzarotti, all’insegna dell’europeismo ?e dell’alternativa al governo legastellato.
Due motivazioni rendono il progetto in ogni caso interessante per l’analisi politica. Il primo è che una lista “Siamo europei” rappresenterebbe il primo significativo cambiamento dell’offerta politica rispetto al 2014. Tutti ?gli altri principali attori in campo - il Movimento 5 Stelle, ?la Lega e Forza Italia - saranno infatti, salvo improbabili sorprese, gli stessi di cinque anni fa.
In secondo luogo, se la proposta di Calenda avrà seguito, sarà di grande interesse capire il potenziale elettorale di questo nuovo soggetto. Una stima di Swg per il TgLa7 a inizio febbraio la accreditava di un consenso fra il 20 e il 24 per cento, non lontano dal 25 che la Supermedia YouTrend/Agi attribuisce oggi al Movimento 5 Stelle. Si tratta di una percentuale perfettamente in linea con la somma dei singoli partiti che confluirebbero nel listone: sommando il Pd oggi misurato intorno al 17 per cento, +Europa al 3 e Verdi-Italia in Comune all’1 arriviamo ?infatti al 21per cento.
D’altra parte, l’ipotesi di un «listone» si scontra con l’impianto strettamente proporzionale del sistema elettorale delle europee, che premia la pluralità dell’offerta politica. Guardando al passato, non sempre le operazioni di questo genere hanno prodotto i risultati sperati. In politica si dice che raramente nelle occasioni elettorali 2+2 fa 4. Un caso di studio in questo senso è quello di Uniti dell’Ulivo, il listone Ds-Margherita precursore del Pd alle europee del 2004. Le prime stime e le speranze dei promotori lo avrebbero collocato al 35 per cento e oltre, e invece si fermò a un deludente 31,1. Al contrario, il listone Pdl che univa Forza Italia, An e soggetti minori conobbe nelle politiche del 2008 un’affermazione importante, con il 37,4 per cento. Con quasi 14 milioni di voti, il Pdl di undici anni fa è il partito più votato nella storia delle elezioni politiche italiane dal 1979 a oggi. *YouTrend<