"Il Pd che si spacca sempre su tutto impari a schierarsi"
Cosa potrebbe e dovrebbe fare il futuro segretario del Partito democratico? L’Espresso ha chiesto a quattro intellettuali di scrivere una lettera. Ecco la missiva del filosofo
Quel che manca al Pd è la capacità di decidere. Su di sé e dunque su tutto il resto. Qualcuno ha detto che la decisione è l’essenza stessa della politica. Forse esagerava. Esiste anche la mediazione. Ma entro certi limiti, fino a un certo punto - poi si sceglie.
Rispetto a una forza come la Lega, che proclama continuamente, assiomaticamente, cosa è, cosa vuole e cosa rifiuta, il Pd appare sempre esitante, spaccato al proprio interno tra chi chiede qualcosa e chi il suo contrario. Si ricordi il blocco, durato mesi, della legge sul fine vita. O l’indecisione sull’ambiente, sulle infrastrutture, sull’Europa - di cui, a seconda dei casi, si sventolava o nascondeva la bandiera. E in genere su ogni argomento dirimente.
Che rapporto il Pd vuole avere con i 5stelle? Dire che punta al suo elettorato, senza accettare nessuno dei capisaldi della sua politica, appare contraddittorio. Se non strumentale. Un modo di prendere tempo in attesa di capire chi vincerà al Congresso. E sull’immigrazione non esistono due linee diverse, se non opposte? Quella di Minniti e quella di Orfini e Del Rio. Perfino sul manifesto di Calenda prevale un atteggiamento talmente prudente da risultare incomprensibile. Il Pd vuole conservare il proprio simbolo? O no? Vuole diluire la propria identità oppure rafforzarla?
Arriva finalmente l’occasione di prendere una decisione chiara. Di schierarsi. Parlo della cosiddetta “autonomia differenziata”, cioè della sciagurata proposta di differenziare i diritti dei cittadini a seconda della regione in cui abitano.
Un progetto che non è esagerato definire eversivo, perché esautora lo Stato e lo stesso Parlamento delle proprie competenze a favore dei governi regionali. Così viene leso il principio costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini in ordine a questioni decisive come la salute, il lavoro, l’istruzione. Si rischia uno stravolgimento delle basi giuridiche della Repubblica.
Come al solito i 5Stelle, che hanno fatto il pieno di voti nel Meridione, si accoderanno alla fine alla Lega. E il Pd, che potrebbe strappare consensi a sud, cosa fa? Si divide, anche questa volta, tra favorevoli al progetto e contrari. Certo, le ragioni non stanno mai tutte da una parte. Certo, il federalismo solidale - ma non quello feroce ed egoistico della Lega - ha una matrice di sinistra. Certo, non si vogliono perdere anche gli ultimi voti rimasti al nord e soprattutto in Emilia Romagna. Ma il Pd non ha ancora capito che la politica è fatta soprattutto di simboli? E di decisioni?