Dalla Regione Emilia Romagna la proposta per investire almeno il 7,5 per cento del Pil nel sistema sanitario nazionale, togliendo anche il tetto di spesa che non permette alle aziende sanitarie di assumere. Una misura da finanziare con lotta all'evasione e all'elusione

Negli ultimi tre anni la Regione Emilia Romagna ha messo di tasca propria un miliardo di euro sulla sanità per ripianare i buchi del comparto provocati da finanziamenti nazionali troppo risicati. Come ha spiegato l'assessore alla sanità Raffaele Donini, quei finanziamenti extra sono stati necessari per garantire i livelli quantitativi e qualitativi minimi del servizio sanitario regionale. Ora ci risiamo, anche quest'anno a causa delle extra spese provocate dall'inflazione gli stanziamenti del Fondo Sanitario Nazionale sono nettamente inferiori rispetto alla spesa sanitaria regionale e la Regione dovrà stanziare di tasca propria almeno 300 milioni.

 

La coperta dell'Ssn è ormai troppo corta è le Regioni non possono continuare a ripianare il buco. Ecco perché la Regione Emilia Romagna ha presentato una proposta di legge, approvata dalla Giunta lo scorso luglio, che intende «portare 7,5% del Pil il finanziamento annuale del Servizio sanitario nazionale, per riuscire a dare risposta alle nuove sfide e ai nuovi bisogni di cura e assistenza dei cittadini, e per evitare il collasso finanziario della sanità italiana», c'è scritto nella proposta. Ad oggi, invece, i soldi a disposizione del Fondo Sanitario Nazionale vengono stabiliti di anno in anno con la Legge Finanziaria e, di conseguenza, la capienza varia a seconda della disponibilità economica della Legge di Bilancio. Il Servizio Sanitario Nazionale, nonostante i continui rischiami da parte della società civile e, recentemente, del Presidente della Repubblica, è la Cenerentola della finanziaria perché, non portando alcun ritorno di immagine o di interesse politico, le vengono riservate pochissime risorse aggiuntive. Risultato: la sanità italiana è nettamente sotto finanziata rispetto a Francia e Germania, al punto che servirebbero almeno 50 miliardi di euro in più all'anno per arrivare ai livelli degli altri paesi europei.

 

Destinare una quota fissa del 7,5 per cento del Pil, consentirebbe di smuoverci dallo stallo attuale, nel quale la spesa sanitaria si attesta al 6,6 per cento del Pil, mentre nel 2024, stante i finanziamenti che arriveranno scenderà al 6,2 per cento. Per capirci, la Germania investe il 10,9 per cento del Pil sulla spesa sanitaria. La proposta di Legge prevede di arrivare alla soglia del 7,5 per cento in modo graduale, incrementando il finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard su base annua dello 0,21 per cento del prodotto interno lordo dal 2023 al 2027, fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5 per cento del prodotto interno lordo. Obiettivo che comporta un sostanzioso, ma necessario, incremento delle risorse: da 128,869 miliardi di euro (fabbisogno programmato nel 2023) a oltre 149 miliardi, per avvicinare l’Italia al livello di altri Paesi europei, come ad esempio Francia, Germania e Regno Unito.

 

Altro punto cardine del progetto di legge della Giunta Emilia Romagna è l'eliminazione del tetto massimo di spesa, bloccato dal 2006 che non consente di effettuare nuove assunzioni. Il superamento per le Regioni dei vincoli di spesa per il personale degli enti del servizio sanitario nazionale sono invece ad oggi imposti dalla legge nazionale, quindi serve una norma per eliminarli. Eliminando anche il limite per il trattamento accessorio per il personale «le Regioni potrebbero contare su uno strumento in più per fronteggiare il comune e grave problema della carenza di professionisti sanitari, che insieme alla mancanza di risorse adeguate costituisce un nodo fondamentale da sciogliere per la tenuta dell’intero sistema», si legge nella proposta.

 

Il terzo articolo del progetto di legge riguarda, infine, la copertura finanziaria, da garantire destinando le risorse derivanti dal contrasto all'evasione e all'elusione fiscale contributiva proprio alla sanità pubblica.

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