Politica

Il caso Giambruno non è ancora finito: Giorgia Meloni "incazzata" con FI ora si vendica

di Simone Alliva   25 ottobre 2023

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La presidente del Consiglio blocca i provvedimenti dei forzisti e vieta ai suoi ministri di andare nei programmi Mediaset. Mentre Tajani cerca di "discolpare" la famiglia Berlusconi dalla messa in onda dei video di Striscia. E l'ex "first gentleman" perde la conduzione ma rimane in casa Biscione

Giorgia Meloni «è incazzata», dice Tommaso Foti, capogruppo Fdi alla Camera. L’ex first Gentleman Andrea Giambruno si dice «Dispiaciuto». Ma il caso della Presidente del Consiglio che rompe via social con il proprio compagno dopo i fuori onda pubblicati da Striscia la Notizia, non è più una questione di sentimenti, è un fatto politico. 

 

«È stato un dossieraggio» è la dichiarazione che rilascia a Il Foglio Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Cultura della Camera. «Quando si hanno delle registrazioni da mesi – continua – e si fanno uscire così, in più riprese, che cos’è se non un dossieraggio? Un modo per colpire Meloni». Colpito e messo in un angolo, al momento, però sembra essere l’ex compagno Meloni.   

 

«Andrea Giambruno, dispiaciuto per l'imbarazzo ed il disagio creato con il suo comportamento - si legge in una nota di Mediaset -, ha concordato con l'azienda di lasciare la conduzione in video del programma "Diario del giorno", di cui continuerà a curare il coordinamento redazionale». Dalla nota si deduce, quindi, che non ci sarà nessun procedimento disciplinare nei confronti di Giambruno, come ipotizzato in un primo momento per una possibile violazione del codice etico aziendale. «Non vedo nessuna scusa per le molestei sessuali sul posto di lavoro ai danni delle colleghe. Disagio non è sinonimo. Imbarazzo neanche», ha fatto notare sui social Carlotta Vagnoli, scrittrice e transfemminista. E infatti Giambruno dovrà, comunque, rispondere sulle frasi riportate da "Striscia la Notizia" all'Ordine dei giornalisti. Sono state inviate, infatti, due segnalazioni sul caso: una del Consiglio della Lombardia al proprio Consiglio di disciplina territoriale, l'altra da parte della Commissione pari opportunità (Cpo) della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi) che ha inviato un esposto al presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Riccardo Sorrentino.  

 

In serata il vicepremier di Forza Italia Antonio Tajani sgrana rassicurazioni scontate solo a una lettura superficiale: «FI è leale, seria, credibile e affidabile». «Non c'è nessuna iniziativa per indebolire il Governo, noi lo sosteniamo. Se ci fosse stato un problema lo avremmo detto chiaramente», ha garantito, per poi aggiungere che «la famiglia Berlusconi non ha nulla a che vedere con un servizio andato in onda su Mediaset, da parte loro non c'è alcun intendimento di creare danni al Governo come non c'è da FI, fermo restando che la famiglia Berlusconi è una cosa e FI è un'altra. È stata una decisione autonoma dell'autore». 

 

Ma dentro i Palazzi, il caso ha assunto il valore di una specie di war game: il partito di Meloni ha iniziato a irrigidirsi con FI cercando di non far passare i loro provvedimenti in Parlamento. Ed è emersa anche l'irritazione di Palazzo Chigi per la nomina, fatta dal sottosegretario forzista Alberto Barachini, di Giuliano Amato alla presidenza del comitato per l’intelligenza artificiale. C'è poi il caso del decreto energia, proposto dal ministro azzurro Pichetto Fratin: doveva essere approvato lunedì scorso, ma è messo in stand by dal consiglio dei ministri. E ieri in Commissione Giustizia alla Camera gli azzurri sono finiti in minoranza sulla prescrizione: dopo ore di trattativa non c’è ancora accordo perché il viceministro Sisto di Forza Italia vorrebbe il ritorno alla ex Cirielli fino all’appello mentre Lega-FdI la Orlando.  

 

Inoltre c' è un ordine di scuderia a Fratelli d’Italia, l'ha dato direttamente la leader con le parole e con l'esempio: nessun membro del governo partecipi ai talk prodotti dall’azienda della famiglia Berlusconi. Dai ministri ai capigruppo. Ma la manovra va spiegata, quindi via libera solo alle seconde file.  

 

Il livello di irritazione verso l’operazione di Antonio Ricci, che intanto ha rivendicato piena e totale autonomia sui fuori onda, resta altissimo e basta ascoltare, ancora una volta, quello che il meloniano Foti si lascia scappare a Montecitorio: «Vi ricordate poco del passato: ma lo stesso programma fece la stessa cosa con il caso Tulliani». Elisabetta Tulliani, ex compagna di Gianfranco Fini ripresa nel 2007 con Luciano Gaucci. Una mossa che costò la carriera politica all’ex presidente della Camera per la casa di Montecarlo. All’epoca l’operazione portava la firma di Silvio Berlusconi, un attacco nei confronti dell’allora leader della destra. A spegnere la rabbia ci prova  Marina Berlusconi, con una dichiarazione rilasciata a Bruno Vespa nel libro 'Il rancore e la Speranza' in uscita per Mondadori/Rai Libri a inizio novembre:  «In questi giorni ho letto e sentito di tutto: retroscena inventati di sana pianta, ricostruzioni totalmente prive di senso logico e spesso anche contraddittorie. La verità è una sola: stimo molto Giorgia Meloni».  Alla presidente di Fininvest e Mondadori, il giornalista chiede «Un giudizio su Giorgia Meloni e il suo governo, anche a proposito delle tensioni di cui si è scritto in questi giorni tra la sua famiglia e il presidente del Consiglio a proposito della vicenda Giambruno. «La trovo capace, coerente, concreta. La apprezzo sul piano politico e la apprezzo molto anche come donna, ancor più in questi giorni». Però aggiunge: «Relativamente alla politica economica, poi, apprezzo la cautela e il senso di responsabilità con cui questo esecutivo sta gestendo i conti pubblici. Indubbiamente ci sono state anche alcune mosse che mi sono piaciute di meno, e non lo ho nascosto».