Concessioni balneari
Salvini sconfitto ancora sulle spiagge. La corte di giustizia europea: «Vanno messe a gara al più presto»
La propaganda del ministro leghista viene bocciata dal tribunale del Lussemburgo. Che impone l’applicazione della direttiva Bolkestein senza se e senza ma. Da fine dicembre i lidi andranno sul mercato. O saltano i fondi del Pnrr
Mentre Matteo Salvini ipotizza proroghe alle concessioni balneari e indennizzi ai gestori di lidi, la corte di giustizia europea boccia in modo fragoroso il ricorso del comune di Ginosa (Taranto) contro la direttiva Bolkestein, che obbliga alla messa a gara delle concessioni balneari.
Le gare vanno fatte e vanno fatte al più presto possibile. Altrimenti, l’Ue non solo riaprirà la procedura di infrazione contro l’Italia ma potrebbe rivalersi sui fondi del Pnrr, bloccandoli.
L’assurdo braccio di ferro per proteggere gli imprenditori di lettino e ombrellone che, come ha rivelato l’Espresso, nel 2022 hanno versato allo Stato appena 43 milioni di euro a fronte di 10556 concessioni, rischia di mettere a repentaglio i finanziamenti europei cioè quanto più sta a cuore alla premier Giorgia Meloni, ormai in guerra con il suo vice, e ministro delle infrastrutture, Salvini.
Per rimanere alla cronistoria più recente, il governo Draghi aveva inserito la messa a gara dei lidi nel ddl concorrenza dell’anno scorso, anche questo necessario per ottenere i fondi dell’Unione. Il rinvio di un anno della scadenza dal dicembre 2023 al dicembre 2024, previsto dall’ex presidente del consiglio, era stato bocciato dal Consiglio di Stato senza che il governo attuale recepisse la sentenza.
La certezza che la corte del Lussemburgo sarebbe intervenuta sulla linea del tribunale amministrativo italiano di seconda istanza aveva indotto il governo a studiare un decreto legge costruito ad hoc per la vicenda dei balneari proprio mentre si discute del ddl concorrenza del 2023, anche questo in ritardo sulla tabella di marcia e più volte mandato a vuoto con l’aiuto delle lobby parlamentari trasversali.
Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva espresso le sue perplessità sulla politica dilatoria dell’esecutivo. Da oggi questa politica è impraticabile. La sentenza della corte di giustizia fa giurisprudenza nei confronti di altre amministrazioni locali che dovessero ricorrere contro la Bolkestein e soprattutto di quei piccoli comuni dove l’imprenditoria balneare ha un peso specifico preponderante rispetto alle scelte dell’amministrazione.
La cortina fumogena degli indennizzi a chi perderà le gare in arrivo è l’unica via di fuga per un governo che sa di non potere concedere neppure questo. Al contrario, il codice prevede che al termine della concessione il gestore ha l’obbligo di riconsegnare il bene demaniale nelle condizioni di partenza provvedendo a sue spese a smantellare le opere realizzate.