«L’aborto nel nostro Paese è tollerato ma non garantito. E contro le donne c'è una colpevolizzazione incredibile». La deputata Gilda Sportiello del Movimento 5 Stelle annuncia di aver depositato il testo alla Camera: «Sono madre, ho scelto di esserlo. Quattordici fa ho scelto di abortire»

«La prima volta che ho interrogato la ministra Eugenia Roccella sull’applicazione dell’aborto in Italia mi sono sentita dire dalla ministra per le Pari Opportunità - e purtroppo se ne dimentica sempre di esserlo - che nel nostro Paese è più difficile partorire che abortire. Una vera e propria provocazione, perché i dati ci raccontano tutt’altro». Così la deputata del M5s Gilda Sportiello presentando l'ultima proposta di legge depositata alla Camera. 

 

«Qualche settimana fa sono intervenuta in aula (a Montecitorio ndr) perché ogni volta si alza sempre di più il tiro». La deputata fa riferimento al suo discorso alla Camera dopo l'emendamento al Pnrr sui movimenti antiabortisti nei consultori. «Ho la certezza e il timore - confessa un mese dopo - che l'aborto nel nostro Paese sia tollerato ma non garantito. Perché quando a una donna viene chiesto “perché le donne abortiscono?”, c’è sempre bisogno di dare una giustificazione. Devi per forza trovarti in una situazione di disagio assoluto. Non basta dire: "Ho scelto di abortire". E nemmeno: "Non volevo essere madre". C’è una colpevolizzazione incredibile. E lo dimostrano alcuni miei colleghi che, dopo aver detto di aver abortito, mi hanno detto: "Perché ce lo sei venuta a dire?"». 

 

Di recente la deputata pentastellata è stata promotrice di una legge per inserire il diritto all'aborto in Costituzione, «perché se a 46 anni dall'introduzione della 194 ci troviamo nell'altra ala delle Camere delle associazioni antiabortiste, che stanno raccogliendo firme contro l'aborto dei candidati alle Europee», c'è qualcosa che non va. Ed è «una cosa gravissima». Del resto «in tutto il mondo c’è una recrudescenza degli attacchi contro la libertà di scelta. E lo vediamo anche in Europa, fatta eccezione di alcuni Paesi che ci mostrano la via. E se anche il Parlamento Europeo - conclude Sportiello - è dovuto intervenire, è proprio perché c’è un attacco ai diritti molto forte». Lo dimostra anche il ribaltamento della legge Roe vs Wade negli Stati Uniti, dove in sempre più Stati l'Ivg è reato. 

 

L’altra proposta di legge è stata presentata alla Camera da pochissimo e si impernia su tre punti cardine. Primo fra tutti che ci sia in ogni struttura «in cui si può - anzi, si deve - effettuare l'interruzione volontaria di gravidanza, un numero adeguato di personale necessario non obiettore. Affinché le strutture private, accreditate, convenzionate e pubbliche possano avere l’autorizzazione ad esercitare. Dev’essere un prerequisito fondamentale. Parliamo di salute oltre che di libertà di scelta. Ѐ necessario che nei consultori, nelle strutture ospedaliere e in tutti i luoghi ci sia il personale adeguato affinché si possa accedere liberamente all’Ivg».

 

Il secondo punto riguarda invece le associazioni antiabortiste volute nei consultori dalla destra. Nella proposta si chiede che «non solo non possano mettere piede in questi luoghi, ma che non possano nemmeno avvicinare le donne che hanno già fatto questa scelta. E che, come avviene in altri Paesi, questi casi vengano riportati a violazioni come il reato di stalking e atti persecutori».

 

L'ultima parte della proposta dei pentastellati prevede il cosiddetto «monitoraggio costante». L'idea è quella di creare una sezione apposita sul sito del Ministero della Salute che riporti tutti i dati, struttura per struttura e in più lingue, su quali sono le condizioni delle strutture ospedaliere in Italia e dei consultori. E quindi che riporti i servizi erogati, ma anche del numero del personale obiettore e non. E soprattutto «che ci sia un numero verde» attivo per poter orientare sul tema dell'interruzione volontaria di gravidanza e della contraccezione. «Ci sono moltissime associazioni che oggi lo fanno, sopperendo alle mancanze dello Stato. Questo è un motivo di gratitudine infinita, ma è il momento che questa competenza torni a chi di dovere. Non possiamo permettere che nel nostro Paese un diritto come quello all'aborto venga continuamente contestato. E che sulla pelle delle donne - conclude Sportiello - si faccia un'insopportabile e continua propaganda».