Il testo, già approvato alla Camera, è stato calendarizzato in Commissione Giustizia per martedì. La proposta di legge di Fratelli d'Italia è una delle bandierine ideologiche del partito di Giorgia Meloni da sventolare contro la comunità lgbt

Approda sotto silenzio, al Senato, il progetto di legge di Fratelli d’Italia che modifica il reato di maternità surrogata, rendendolo universale e quindi perseguibile anche se commesso all'estero. Approvato alla Camera nel mese di luglio, tra polemiche e scontri interni, l'esame è al rush finale a Palazzo Madama. Si parte dalla commissione Giustizia già da domani. La relatrice sarà Susanna Donatella Campione, senatrice di Fratelli d’Italia alla prima esperienza in Parlamento, avvocata specializzata in diritto di famiglia, responsabile per il partito di Giorgia Meloni delle eccellenze italiane. 

 

Una legge bandiera che vorrebbe vietare in Italia ciò che è già vietato (legge 40/2004) ma che punta ad allargare la punibilità del reato anche se compiuto da un italiano fuori dai confini. Lo scopo dichiarato di Fratelli d’Italia è quello di impedire alle coppie di andare all’estero, dove la gestazione per altri è legale. Impedire loro di far nascere figlio anche con l’aiuto di una portatrice, diventare genitore e tornare a casa. Vale per le coppie gay e per quelle eterosessuali, ma la prima conseguenza sarà l'impedimento per i comuni di registrare all’anagrafe i figli arrivati in Italia dall’estero e con genitori omosessuali. Per la comunità lgbt si tratta di una caccia alle streghe più che una norma da Stato di diritto. Mentre dal lato giuridico aggettivi come abnorme, fantapolitica, follia si stringono intorno alla proposta di legge, come già aveva spiegato a L’Espresso Marco Pelissero, ordinario di diritto penale presso l’Università degli Studi di Torino: «Possiamo parlare di reati come crimini di guerra o contro l’umanità, cioè reati che la comunità internazionale ritiene presentino una criminosità manifesta che giustifica una repressione ad ampissimo raggio. Ma qui non vedo i presupposti per costituire un reato universale della maternità surrogata quando in altri Stati, a determinate condizioni, la maternità surrogata è consentita».  

 

Insomma nel linguaggio giuridico la forma “reato universale” non esiste, ma non solo: «Non ci troviamo né di fronte a quei crimini contro l’umanità che ovunque e da chiunque sono commessi sono repressi – dice il professor Pelissero - né fatti che presentano una dimensione di una gravità tale su quale c’è condivisione della comunità internazionale (come la tutela del minore rispetto al traffico della prostituzione). Qui la norma penale interverrebbe a sanzionare comportamenti che tenuti in Ucraina piuttosto che in Canada sono leciti secondo quel sistema. Questa è l’abnormità». 

 

Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno entra nel concreto della questione: «L'Italia sarà il primo paese che andrà a colpire altri paesi molto più avanti di noi su libertà e diritti civili. Una legge strumentale: sanno che non è applicabile e costringerà le persone ad andare nei tribunali per anni, fino a che la Consulta non riconoscerà l’incostituzionalità già palese. Quello che mi chiedo è cosa faranno nel concreto? Aspetteranno le famiglie negli aeroporti per arrestare i genitori e mettere i bambini nelle case famiglia? A prescindere dalle proprie idee sulla GPA, chi oggi sta dalla parte di questa legge è alla stregua di un carnefice e apre una porta molto pericolosa». Una "porta" molto utile alla destra al governo, per cui questa legge è una bandiera identitaria, mentre resta nascosta sotto i banchi la tutela dei figli delle famiglie arcobaleno che il governo Meloni non ha intenzione di concedere e anzi ostacola, dopo il divieto di trascrizioni imposto ai Comuni tramite circolare del ministero dell’interno. 

 

Il testo per il reato universale a Palazzo Madama potrebbe anche trovare l'appoggio in un alcuni membri dell’opposizione. Nel mese di luglio, a pochi giorni dalla sua approvazione alla Camera, erano riemersi attraverso un appello contro la maternità surrogata i nomi di chi a sinistra (soprattutto nel Pd) aveva sottolineatola sua posizione contraria, come Goffredo BettiniPierluigi Castagnetti ed Emma Fattorini o a senatrice Valeria Valente, già presidente della commissione sul femminicidio: «Non posso firmare l'appello visto che i parlamentari sono i destinatari ma lo condivido pienamente. Una violenza brutale contro le donne».