Il ritratto

Rissa alla Camera, Crippa: «Cantare "Bella Ciao" peggio di fare gesto della "Decima Mas"». Chi è il nuovo Borghezio della Lega

di Simone Alliva   13 giugno 2024

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La dichiarazione del vice del "capitano" è solo l'ultima uscita della promessa leghista, sempre alla ricerca di ribalta mediatica: dagli attacchi a Meloni alle guerre ai direttori di museo. Il "rompipalle" (soprannome ai tempi della Giovane Padania) alimenta i malumori nella maggioranza e costringe spesso il suo partito a correggerlo. Ma intanto lancia "messaggi"

Nel Transatlantico di Montecitorio attraversato dall'ultima rissa scoppiata ieri durante l'esame del ddl sull'Autonomia, ci pensa il il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, a infuocare un clima già bollente. «La provocazione è avvenuta da parte dei deputati del M5S che hanno fatto gestacci e hanno cantato 'Bella ciao' in Aula» spiega ai cronisti da fuori dalla Camera, prima di rientrare in Aula: «Se il gesto della Decima è un gestaccio? Per me è più un gestaccio cantare 'Bella ciao', perché richiama al comunismo e il comunismo ha fatto dei morti ha portato a milioni di morti. E purtroppo esistono ancora qui in quest'Aula». Crippa rientra in Aula, la dichiarazione viene battuta dalle agenzie, il vicepresidente M5s Riccardo Ricciardi la cita e l'emiciclo trona una polveriera. L'opposizione fra le urla della maggioranza intona in coro in aula "Bella Ciao", la seduta viene sospesa. 

Un'altra "provocazione" andata a segno per Andrea Crippa o forse qualcosa di più. Trentotto anni nato a Monza, enfant prodige del partito, non per nulla entrato nel Carroccio a 16 anni. La ribalta alle cronache nel 2012, consigliere comunale. È lui ad aiutare Matteo Salvini a trasfigurare il movimento giovanile del partito da Giovani Padani a Lega Giovani. «Si sono organizzati gruppi di giovani in tutte le regioni – spiegava Crippa al Corriere della Sera -. In Lazio, Umbria, Calabria e Abruzzo i numeri sono davvero importanti. Avrebbe poco senso continuare con il nome storico».  

Tra i Giovani Padani lo chiamavano il rompiballe, in effetti un certo gusto per la provocazione ce l'ha innato. Vediamo: nel 2018, il Museo Egizio viene travolto dalle critiche, soprattutto di militanti della Lega e di FdI, per aver previsto una campagna promozionale che offriva sconti a chi proveniva da paesi arabi: offerta per tempo limitato, una tra le tante.  

Crippa decide di pubblicare sulla pagina Facebook dei Giovani Padani un video dal titolo “Condividiamo questa vergogna! Facciamogli sentire cosa ne pensiamo”. Il protagonista è lui stesso. Nel video sembra chiamare il centralino del Museo Egizio per chiedere informazioni sulle agevolazioni. Una voce maschile gli risponde che ci sono sconti per i pensionati, per gli studenti e per gli arabi. «Come, sconti per gli arabi e non per gli italiani?». È lo scandalo perfetto. Ma è un falso. Quel video era manipolato: a rispondere non era un centralinista del Museo Egizio, che al tempo, non aveva neanche centralinisti maschi. Condannato in primo grado: risarcimento di 15mila euro, rimozione del video dai social, inibizione a ogni ulteriore diffusione. Successivamente assolto in appello: video falso, ma l’iniziativa sarebbe stata “libera espressione del diritto di critica politica”. Sulla libera espressione del diritto di critica politica molti, tra questi Salvini, prima di lui si sono salvati all’angolo. Crippa può considerarsi un degno successore, in effetti.  

 

 

È l’ascesa inarrestabile del “rompipalle”. Arriva a Montecitorio nel 2018 da deputato, con qualche sofferenza («non mi piace stare in Parlamento tutto il giorno a votare»). Nel 2019 diventa vicesegretario, a lui le deleghe all’organizzazione. Non è da solo. Ci sono anche altri due vice: Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Fontana che evidentemente impegnati in altri ruoli lasciano a Crippa mano libera. Non è di aiuto per gli alleati di governo: «La Russa è la seconda carica dello Stato. Per questo» sarebbe stato «più opportuno il silenzio nei confronti di una ragazza che sta denunciando una violenza». Mentre nel governo fanno quadrato intorno alla vicenda che coinvolge il figlio del Presidente del Senato, il vicesegretario all’HuffPost affonda: «Quando c’è una ragazza di vent’anni che trova il coraggio di denunciare una violenza io sarei molto più cauto. Anche perché le ipotetiche o potenziali colpe di un figlio non possono ricadere sul padre, sul presidente del Senato». 

 

 

Non risparmia neanche la Presidente Meloni sulla gestione del flusso migratorio:  «La via diplomatica ha fallito, è ora di tornare ai respingimenti». Il messaggio è chiaro e parla a Fratelli d’Italia: «Serve coraggio, occorre rischiare del proprio come faceva Salvini». È stato lui, il primo (seguiranno altri partiti minori, esponenti di terza fila) ad aprire al possibile impegno politico del generale dice: «Se Vannacci dovesse decidere di candidarsi, le porte della Lega sono spalancate». Ci ha visto lungo.  

 

 

Dopo attacca di nuovo il suo nemico storico Greco: «Sangiuliano lo cacci subito». Ma il ministro lo ignora e Greco resta. Crippa cavalca le cronache il suo nome attraversa i social e i volti corrucciati dei suoi alleati un’uscita con tempistiche non proprio casuali: «Ottant’anni fa il governo tedesco decise di invadere gli stati con l’esercito ma gli andò male, ora finanziano l’invasione dei clandestini per destabilizzare i governi che non piacciono ai socialdemocratici». Questo mentre il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier omaggiava Giorgio Napolitano a Montecitorio. «È chiaro che quella fatta dal vicesegretario Crippa è stata una provocazione» minimizza il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, a SkyTg24. 

 

 

Non solo, chiosa chi lo conosce bene: «Paiono pizzini indirizzati a suocera (Giorgia)». Non proprio, non esattamente solo e sempre "una provocazione".