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M5s, Conte risponde a Grillo: "Nessuno decide arbitrariamente su cosa si può deliberare"
Gli Obama lanciano Kamala Harris "Yes she can". Medvedev: "Nessun dialogo con l'Ucraina fino alla sua sconfitta". Arianna Meloni: "Mai influenzato le nomine". Tajani: "Sì allo ius scholae. Svegliamoci, l'Italia è cambiata". I fatti del giorno da conoscere
Conte risponde a Grillo: "Nessuno decide arbitrariamente su cosa si può deliberare"
Guanto di sfida di Giuseppe Conte nei confronti del garante del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo. Se è quest'ultimo a iniziare la "guerra" sulla costituente di ottobre, l'ex presidente del Consiglio e del Movimento rilancia, forte della consapevolezza che il Movimento è decisamente con lui, viene riferito. Beppe Grillo vuole blindare i "pilastri non negoziabili" del M5s: "simbolo, nome e regola del secondo mandato". E Conte gli risponde aprendo ufficialmente il processo costitutivo del partito e chiarendo che si potrà "discutere di tutto": non saranno "alcuni" a decidere "arbitrariamente e preventivamente" su cosa gli iscritti - tra i 160 e i 170 mila - potranno discutere e deliberare.
È un nuovo atto dello scontro fra fondatore e leader, e non si possono escludere altre evoluzioni da qui a "fine ottobre", quando si terrà l'assemblea costituente: annunciata a giugno dopo la debacle alle Europee, sarà la fase finale dell'iter, dopo quella di ascolto della base e una seconda di indirizzamento delle priorità, in cui, ha spiegato l'ex premier, "300 iscritti selezionati casualmente verranno invitati in più giornate a confrontarsi, a discutere, per trovare delle soluzioni con la logica del problem solving. Non possiamo ammettere che quando a pronunciarsi è la comunità degli iscritti si debba decidere, da parte di alcuni arbitrariamente e preventivamente, di cosa si può discutere, su cosa si può deliberare. In passato non è stato così". Ha affermato in un videomessaggio pubblicato sui social: "In passato - ha sottolineato il presidente Conte - il simbolo è stato cambiato più volte. È stata cambiata anche la regola del doppio mandato. Ricordate la regola del mandato zero? Bene, non possiamo ammettere che quando queste decisioni sono prese da 2, 3, 4, 5 persone va tutto bene e quando invece è la comunità degli iscritti, nell'ambito di un processo costituente così coinvolgente e così coraggioso e rivoluzionario, ecco questo non va bene. Allora affrontiamo questo processo con un animo sereno, coraggioso. Affrontiamolo liberando tutte le nostre energie. Dobbiamo rilanciare la nostra originaria carica rivoluzionaria e innovativa. Il sistema politico ha sempre più bisogno del Movimento 5 Stelle".
Gli Obama lanciano Kamala Harris "Yes she can"
"Yes, she can", "Sì, lei può". Così l'endorsement da parte dell'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama nei confronti della candidata democratica alla presidenza Kamala Harris durante il discorso di chiusura del secondo giorno della convention nazionale del partito. ''Sta tornando la speranza'', gli ha fatto eco l'ex first lady Michelle. ''L'America è pronta per un nuovo capitolo. L'America è pronta per una storia migliore. Siamo pronti per una presidente, Kamala Harris'', ha detto Obama a una folla acclamante a Chicago, definendo ''Kamala una guerriera gioiosa''. ''Kamala Harris è pronta per questo incarico", ha detto ancora l'ex presidente sottolineando: "Ha passato la vita a lottare per le persone che hanno bisogno di una voce".
"Abbiamo la possibilità di eleggere una persona che ha passato tutta la vita a cercare di dare alla gente le stesse possibilità che l'America ha dato a lei - ha proseguito - Qualcuno che vi vede e vi ascolta e che si alzerà ogni singolo giorno e combatterà per voi: il prossimo presidente degli Stati Uniti d'America, Kamala Harris''. Obama ha attaccato il suo successore repubblicano Donald Trump, che dovrà vedersela con Harris nella corsa alla Casa Bianca. ''Ecco un miliardario di 78 anni che non ha mai smesso di lamentarsi dei suoi problemi da quando è sceso dalla sua scala mobile dorata nove anni fa. È stato un flusso costante di lamentele e rimostranze che è peggiorato ora che teme di perdere contro Kamala'', ha detto Obama. ''Non abbiamo bisogno di altri quattro anni di spacconate, di confusione e di caos. Abbiamo visto quel film e sappiamo tutti che il seguito di solito è peggiore'', ha aggiunto.
È stata l'ex first lady Michelle Obama a dare la parola al marito sul palco, da dove ha detto che lei e Harris hanno costruito le loro vite sugli stessi valori fondanti, nonostante le loro madri siano nate dall'altra parte dell'Oceano, facendo un velato riferimento alle dichiarazioni di Trump sulle origini della vicepresidente. ''Harris è più che pronta per questo momento. È una delle persone più qualificate che si siano mai candidate alla presidenza. Ed è una delle più meritevoli'', ha detto. In questo senso, ha aggiunto che la storia della vicepresidente ''è quella della maggioranza degli americani che stanno cercando di costruire una vita migliore'', perché ''nessuno ha il monopolio di ciò che significa essere un americano''. Martedì scorso, i Democratici statunitensi hanno ufficialmente confermato Harris come candidato alla presidenza per le elezioni del 5 novembre, con un voto puramente cerimoniale. Harris terrà il discorso di apertura della convention domani sera, segnando il gran finale di un evento di quattro giorni destinato a celebrare lei e il suo candidato alla vicepresidenza, Tim Walz.
Medvedev: "Nessun dialogo con l'Ucraina fino alla sua sconfitta"
Dopo l'attacco dell'Ucraina alla regione di Kursk, la Russia non condurrà alcun negoziato con Kiev finché il nemico non sarà completamente sconfitto. Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Dmitry Medvedev. "Ora tutti capiscono tutto, anche se non lo dicono ad alta voce. Capiscono che non ci saranno più trattative finché il nemico non sarà completamente sconfitto!", ha scritto Medvedev sul canale Telegram parlando di "trappola negoziale" nella quale, in determinate circostanze, la Federazione Russa potrebbe cadere.
Parlando degli alleati dell'Ucraina Medvedev ha attaccato soprattutto la Gran Bretagna e l'ex primo ministro Rishi Sunak: "Che il vile bastardo con un muso brutto e i capelli biancastri arruffati del paese in cui si stava preparando l'operazione terroristica non si rallegri di ciò. Lasciamo che gli sfortunati servi ucraini bacino voluttuosamente le mani insanguinate dei necrofili che li deridono, i loro padroni anglosassoni", ha scritto il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza.
Tajani: "Sì allo ius scholae. Svegliamoci, l'Italia è cambiata"
"Mica ho sentito Schlein per fare un inciucio. Né lavoro a un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. L'Italia è cambiata". Lo dichiara in un'intervista a Repubblica il leader di FI Antonio Tajani. "Sarà la mia educazione cristiana - aggiunge - ma per me non esistono differenze di colore o etnia. Un buon italiano è chi crede nell'Italia, la conosce, la difende. Quanti militari figli di stranieri ci sono nel nostro esercito? E poi gli atleti, le scuole in cui vanno i nostri figli. Il mondo cambia e continua a cambiare, svegliamoci".
Lo ius scholae però non piace a Meloni e Salvini: "Verissimo, non è nel programma, ma nei programmi di governo non sempre c'è tutto, si possono arricchire - chiarisce - Secondo: non è la nostra priorità, che sono altre: l'economia e l'emergenza carceri. E però non siamo un partito unico, ognuno ha le sue idee. Non è che cade il governo se abbiamo votato diversamente su von der Leyen o se portiamo avanti le nostre idee sulla cittadinanza". "Nessun inciucio col Pd, nessun tradimento. Ma se il Pd si dice d'accordo con me, non posso essere io a cambiare idea. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore dello ius scholae. Detto ciò, c'è tempo. Prima ne voglio parlare con i gruppi di FI. E sarebbe un'iniziativa dei nostri parlamentari, non del governo". E sui rapporti con la famiglia Berlusconi spiega: "Non mi hai mai imposto niente. Non chiamano e non condizionano, esprimono singole posizioni, che tra l'altro coincidono con quelle del padre, e che io raccolgo come quelle di veri amici".
Arianna Meloni: "Mai influenzato le nomine". E Fdi attacca Stellantis
"Nessuno scontro" e nessuna operazione "telefonata", "nessuna regia". Solo un reazione a un "metodo" che "lascia increduli". A parlare questa volta, in una conversazione con alcuni giornali, è la diretta interessata, Arianna Meloni, oggetto in questi giorni prima di un editoriale in cui si adombrava il rischio di una inchiesta a suo carico e poi della difesa a spada tratta della sorella presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e di tutto il suo partito. Una vicenda che ha innescato una scia di polemiche che ancora non si placano, dopo tre giorni.
Anzi, il fronte si allarga, con Fratelli d'Italia che pure in giornate di pausa dai lavori parlamentari, scatta in batteria a dare addosso alla sinistra e "ai giornali di sinistra", silente di fronte a notizie di stampa (vicina alla destra) che puntano il dito sui compensi dei cronisti di Fanpage o su quelli, milionari, dei vertici di Stellantis a fronte di operai degli stabilimenti da mesi in cassa integrazione. Dopo l'uscita di domenica, che ha "indignato" la magistratura, come dice il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia (si alimentano "bufale" per "intimidirci e isolarci"), la premier si è richiusa nel silenzio nel riposo della masseria Beneficio di Ceglie Messapica, dove potrebbe rimanere fino al fine settimana.
Arianna intanto è a Roma, di passaggio, per prendersi poi qualche altro giorno di vacanza con le figlie prima di rientrare al suo posto, a via della Scrofa. Silente anche lei, dopo avere ribadito sui quotidiani di non avere mai influenzato nè cercato di influenzare decisioni sulle nomine. A parlare, spostando il bersaglio, ci pensa però il partito. A dare il là contro la testata autrice dell'inchiesta sui giovani di Fdi è l'apertura di Libero che parla di "metodo Fanpage" che "arruola manodopera a basso costo", con i giornalisti pagati "il 40% in meno rispetto agli standard", sottolineano i meloniani. "E la sinistra tace", il refrain, mentre dai capigruppo in giù i parlamentari del partito della premier si chiedono, come fa Tommaso Foti, se "non è forse il caso che Fanpage, anziché destinare morbose attenzioni a Fratelli d'Italia destinate puntualmente a svanire nel nulla cosmico, destini qualche infiltrato nelle redazioni di Fanpage stessa a riprendere e documentare - di nascosto e sotto false vesti - quanto denunciato da Libero?".
In parallelo arrivano anche, a ripetizione, i commenti a un articolo del Giornale (ripreso anche sul Secolo d'Italia), che punta il dito contro i "mega stipendi" di amministratore delegato, Carlos Tavares, e John Elkann che "chiagne e licenzia", come Fdi rilancia anche sui suoi social. Lanciando un affondo anche contro il quotidiano di cui Elkann è editore perché, dicono rivolti agli utenti di X, "sono notizie che Repubblica non ti darà mai". Un post "molto brutto", un metodo che respingiamo totalmente", la replica di Avs, che ricorda di avere "sempre denunciato, in estrema solitudine, gli esiti nefasti della strada apolide del gruppo Fca".
Ma l'affondo di Fdi, è la tesi esplicitata da Marco Grimaldi, niente avrebbe a che vedere con le questioni legate a "Stellantis-Fanpage" ma sarebbe una vera e propria "vendetta per l'informazione sulle nomine e sul ruolo di Arianna Meloni". E che si stia trattando di questioni "inventate" ad arte, di teorie del "complotto" utilizzate per coprire le "difficoltà" della maggioranza e del Paese, con la manovra alle porte, è convinto anche il resto dell'opposizione, da Italia Viva (in masseria c'è "la sindrome da accerchiamento") ad Azione ("bisognerebbe occuparsi del Paese" anziché parlare di "distrazioni"), a +Europa ("Meloni insegue inchieste fantasma mentre il Paese affonda"). Ma anche tra gli alleati, a taccuini chiusi, qualcuno osserva che non c'è niente di nuovo perché è stato tutto "già visto" nei trent'anni in politica di Silvio Berlusconi". Forse, dicono tra gli azzurri, il fatto è che i meloniani "non sono abituati a stare nell'occhio del ciclone e mal sopportano le conseguenze della gestione del potere". Per dirla con una battuta, come fa il leghista Stefano Candiani, ora "hanno scoperto che l'acqua bollente scotta".