Politica
21 agosto, 2025L'immobile di via Napoleone III è occupato dal 2003, da oltre vent'anni, senza che nessuno si sia mosso per lo sfratto e nonostante sia nella lista degli sgomberi. Meloni: "Non possono esserci zone franche". Il sindaco Sala: "Comune non avvertito"
“Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive”. Parola del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Eppure in via Napoleone III a Roma - circa 600 chilometri di distanza da via Watteau a Milano, dove sorge lo storico centro sociale Leoncavallo, sgomberato il 21 agosto - c’è un altro immobile occupato abusivamente: quello di Casapound. È lì, indisturbato, da oltre vent’anni, a due passi da Termini.
Il governo della “tolleranza zero verso le occupazioni” non si è ancora mosso per sgomberarlo, anzi ha bocciato di recente un ordine del giorno, durante la discussione sul decreto Sicurezza, che chiedeva - ricordano le opposizioni - “lo sfratto dei fascisti” dal loro quartier generale romano.
L’immobile di via Napoleone III è di proprietà dell’Agenzia del demanio - ospitava alcuni uffici del ministero dell’Istruzione - ed è stato occupato il 27 dicembre del 2003, data che segna la nascita di Casapound. Poi, il 27 giugno del 2023 è arrivata una sentenza del giudice monocratico di Roma che ha riconosciuto l’occupazione abusiva del palazzo.
L’insegna che campeggiava sulla facciata è stata rimossa nel 2019, ma i militanti di estrema destra sono ancora lì. Nel giorno dell’intervento al Leoncavallo, in risposta ai toni trionfalistici del centrodestra, il centrosinistra denuncia il trattamento “di favore” riservato alla sede di Casapound.
Piantedosi e Salvini sono “i ministri della legalità a targhe alterne — commenta il segretario del Pd milanese, Alessandro Capelli —. Distratti quando Casapound rimane segretamente al suo posto al centro di Roma”. La richiesta di sgombero del palazzo di via Napoleone III accomuna tutte le opposizioni. Il leader dei Verdi Angelo Bonelli: “L’immobile occupato dai fascisti di Casapound nel cuore di Roma resta intoccabile per Piantedosi. Ci aspettiamo ora lo sgombero immediato”. Ancora, il segretario di +Europa Riccardo Magi: “Se davvero tenessero agli immobili occupati, sgombererebbero subito Casapound a Roma. E invece i loro amici sono ancora lì, protetti da questo governo complice”.
Su X, poi, c’è un profilo seguitissimo che si chiama “Hanno sgomberato la sede di Casapound?” che ogni giorno twitta un secco “no”. Gli admin potranno programmare tranquillamente il loro post. Perché la risposta, anche domani, sarà la stessa.
Per Giorgia Meloni, che ha affidato ai social il suo commento allo sgombero del Leoncavallo, "in uno Stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità. Le occupazioni abusive - aggiunge - sono un danno per la sicurezza, per i cittadini e per le comunità che rispettano le regole. Il governo continuerà a far sì che la legge venga rispettata, sempre e ovunque: è la condizione essenziale per difendere i diritti di tutti".
Ma intanto, al di là delle semplici reazioni politiche, lo sfratto dello storico centro sociale meneghino diventa un caso e irrita non poco Palazzo Marino che, come afferma lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala, non sarebbe stato avvisato dell'anticipo dei tempi: "Ieri ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della Polizia locale in mia rappresentanza a partecipare al Comitato per l'Ordine e la Sicurezza che, come consuetudine, si tiene ogni mercoledì - spiega in una nota il primo cittadino -. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo. Per un'operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c'erano molte modalità per avvertire l'Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite", aggiunge Sala, che il Leonka "un valore storico e sociale nella nostra città".
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