Politica
20 novembre, 2025L'incontro con Alessandra Todde (Sardegna), Francesco Rocca (Lazio), Eugenio Giani (Toscana) e Roberto Occhiuto (Calabria)
Quattro partiti politici, due coalizioni diverse, ma l’amministrazione delle proprie regioni come elemento in comune. Alla festa per i 70 anni de L’Espresso, al panel “Governare i territori” hanno partecipato Alessandra Todde, Francesco Rocca, Eugenio Giani e Roberto Occhiuto — rispettivamente presidenti di Sardegna, Lazio, Toscana e Calabria — moderati dal direttore Emilio Carelli.
Con la firma delle pre-intese con Veneto, Lombardia e Piemonte, l’autonomia differenziata è tornata al centro del dibattito politico. Con i governatori che sono inevitabilmente gli attori più interessati alla partita. Occhiuto, nonostante la riforma dell’Autonomia sia stata voluta e approvata dal centrodestra di cui fa parte, si è sempre mostrato cauto sul tema. Solo qualche giorno fa ha chiesto, ancora, un tavolo di confronto al ministro Roberto Calderoli un tavolo di confronto. Posizione ribadita anche durante l’evento de L’Espresso a Palazzo Brancaccio, a Roma: “Sono tra i più prudenti del mio partito sul tema”. Per il presidente della Calabria, “non bisogna avere pregiudizi, ma la competizione andrebbe fatta dando a tutti le stesse opportunità. Diritti sociali e civili devono essere garantiti ovunque. La bussola deve essere la sentenza della Corte costituzionale”, sulle materie Lep.
Critico il presidente della Toscana Giani, secondo cui “c’è invece il bisogno opposto, quello di solidarietà. Centralizzare i fondi coesione vorrebbe dire non poter garantire welfare. E così il regionalismo rischia di diventare campanilismo”. Mentre Rocca ha sottolineato come per “la Regione Lazio non sia una priorità”, la governatrice della Sardegna ha detto: “Lavoriamo sulle autonomie, ma rivendico il diritto di diventare regione trainante come le altre”.
Autonomia differenziata, ma anche sanità: tra i temi principali — se non il tema — per chi governa una regione. “Nonostante abbiamo una spesa media superiore alla media italiana, abbiamo dei servizi non all’altezza. Abbiamo ereditato una situazione kafkiana — ha spiegato Todde —. Ereditiamo una sanità frammentata, un’azienda unica spezzettata. Stiamo cercando di investire sul territorio”. Rocca ha rivendicato invece il “lavoro importante” fatto “In due anni”. “Sulle liste d’attesa, nel 2022 venivano erogate 2 milioni e mezzo all’anno di prestazioni, nel 2025 6 milioni. C’è poi un modo diverso regione per regione di raccogliere i dati, guardare i numeri è fondamentale per migliorare. Ho chiesto al ministro che cessi questa disomogeneità”.
“I dati ci collocano al secondo posto, solo l’11% in tre anni di cittadini sono passati al privato — ha detto Giani —. Con le case di comunità possiamo implementare tecnologie in ambienti pubblici che consentano di anticipare l’avanzare delle liste di attesa. Su questo ci concentreremo: la sanità territoriale”.
Situazione diversa in Calabria, dove la sanità è commissariata da 15 anni: “In passato sono stati nominati commissari piuttosto impreparati, ho trovato aziende che non chiudevano bilanci da anni, ho trovato una contabilità orale — ha sottolineato Occhiuto —. Sono ripartito da lì, abbiamo chiuso i bilanci, abbiamo iniziato a lavorare sulle liste d’attesa, e ora siamo una delle Regioni messe meglio. In alcuni casi i medici avevano una gestione proprietaria delle loro agende. Ora stiamo migliorando anche sulla qualità grazie anche a dei poli universitari d’eccellenza. Più che sulle risorse, dovremmo come Paese mettere attenzione sulle riforme, perdiamo molti giovani medici bravissimi che vanno a lavorare nel privato”.
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