Politica
22 dicembre, 2025Fratelli d'Italia ripropone un emendamento (già tentato quest'estate) che prevede uno scudo per le aziende che, rispettando alcuni standard dei contratti collettivi, non abbiano versato una retribuzione conforme all'articolo 36 della Costituzione
Fratelli d’Italia ci aveva già provato in estate, con un emendamento sugli arretrati salariali presentato dal senatore Salvo Pogliese. Dopo le proteste di sindacati e opposizioni, quella norma infilata del Dl Ilva era saltata. Ora torna nelle maglie della manovra in discussione in Parlamento.
In sintesi, con la modifica alla manovra approvato nella notte in commissione Bilancio del Senato si prevede che gli imprenditori che, sulla base di quanto stabilito da un giudice, non abbiano versato un salario adeguato non dovranno corrisponderne la differenza qualora si siano comunque attenuti agli standard di alcuni contratti collettivi.
“Il datore di lavoro - si legge nell’emendamento in questione - non può essere condannato al pagamento di differenze retributive o contributive per il periodo precedente la data del deposito del ricorso introduttivo del giudizio se ha applicato lo standard retributivo previsto dal contratto collettivo”. Quindi, nessun automatismo di versamento di arretrati ai lavoratori sottopagati ancora qualora ritenga che la retribuzione non sia stata “proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione.
Protestano le opposizioni. Il Movimento 5 stelle ha presentato subito un emendamento soppressivo al Senato contro una misura “di chiara natura ordinamentale”, come ha detto la capogruppo pentastellata in commissione Bilancio, Mariolina Castellone. "In questa manovra non c'è nulla sui salari ma addirittura, a notte fonda, la maggioranza ha approvato un emendamento che già in passato avevamo bloccato dopo una battaglia serratissima - ha aggiunto -. Una norma secondo cui tutti i lavoratori che hanno ottenuto delle sentenze in cui è scritto che i loro salari non rispondono ai criteri di dignità sanciti dall'art. 36 della Costituzione non avranno più diritto gli arretrati. FdI, Lega e FI hanno colpito ancora una volta i più deboli, i lavoratori più poveri e fragili".
Per Arturo Scotto del Partito democratico, “è una vigliaccata fatta ai danni dei lavoratori più poveri e indifesi. Una sanatoria mascherata per le imprese che hanno pagato per anni i lavoratori con retribuzioni da fame a cui i giudici hanno chiesto di sanare gli arretrati dovuti. Cosa che grazie a questo intervento non sarà possibile. Mentre le opposizioni continuano a chiedere il salario minimo, loro trasformano lo sfruttamento in una cosa normale”.
"Hanno infilato nella manovra, col favore delle tenebre e la confusione dei litigi interni alla maggioranza, una norma vergognosa che calpesta e penalizza i lavoratori sottopagati, che avevamo già stoppato in estate - scrive su Fb il leader del M5s, Giuseppe Conte -. Con questa decisione di Meloni e soci, un lavoratore non può più avere gli arretrati, anche se un giudice stabilisce che ne ha diritto perché il suo stipendio è troppo basso e viola l’articolo 36 della Costituzione. Sono gli stessi del no al salario minimo legale e a tutte le nostre proposte per aumentare gli stipendi dei lavoratori e aiutare i cassintegrati davanti al crollo del potere d’acquisto”.
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