Rapporti Italia-Libia
Caso Almasri, una questione economica e politica che ha riacceso lo scontro con la magistratura
Il 19 gennaio la polizia italiana arresta a Torino il generale libico Osama Njeem Almasri, poi rimpatriato 48 ore dopo su un volo di Stato in Libia. L’informativa in Parlamento dei ministri Nordio e Piantedosi ha innalzato il livello di scontro tra governo e magistratura
L’Italia e la Libia hanno legami strettissimi: non solo per il nostro passato coloniale ma per i rapporti economici in corso tra i due Paesi. Dalla Libia importiamo la maggior parte del petrolio e forniamo supporto economico e tecnico alla cosiddetta Guardia costiera libica per arginare l’arrivo dei migranti. L’accordo risale al 2017 (governo Gentiloni) ed è stato confermato dagli esecutivi successivi, nonostante sia un accordo molto controverso date le condizioni dei migranti nelle carceri libiche. In questo scenario internazionale, il Parlamento italiano si è bloccato per alcuni giorni - il dibattito in Aula è stato sospeso - in attesa dell’informativa del governo sull’arresto (il 19 gennaio) e il rimpatrio (il 21 gennaio) del comandante libico Osama Njeem Almasri, accusato dalla Corte penale dell’Aia di crimini di guerra e crimini contro l’umanità proprio per il trattamento disumano dei migranti nei centri libici.
I ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sono arrivati in Parlamento per tenere un’informativa urgente su richiesta delle opposizioni. Hanno letto la loro relazione e poi sono seguiti gli interventi di tutti i partiti politici. È successo il 5 febbraio, una settimana dopo la data inizialmente prevista, perché a causa dell’indagine che ha coinvolto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i due ministri e il sottosegretario Alfredo Mantovano proprio per la gestione del caso Almasri, il governo ha preferito posticipare l’informativa. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha ribadito quanto aveva anticipato in Aula, durante il question time della settimana precedente, sostenendo che il comandante libico sia stato “espluso per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato”.
Il ministro della Giustizia Nordio ha fornito degli elementi nuovi, accusando di fatto la Corte penale internazionale di avere scritto male il mandato d’arresto internazionale di Almasri. “La Cpi ha fatto un pasticcio frettoloso, ha spiegato Nordio oltre ad avere “mandato il documento in inglese”. Secondo il ministro c’era bisogno di tempo per tradurlo nel modo corretto. Per tutti questi motivi, il ministro della Giustizia non ha dato seguito alla richiesta dell’Aia. Le opposizioni hanno criticato fortemente in Aula la versione fornita dai due esponenti del governo e continuano a chiedere a Meloni di presentarsi in Parlamento per riferire sulla vicenda. In questo clima, allo scontro in corso tra governo e una parte della magistratura italiana, si aggiunge ora quello con i giudici internazionali.