Draghi: "La difesa dell'Europa è un passaggio obbligato, l'unica strada è il debito comune. Sicurezza messa in discussione da Trump" - Il video

L'ex premier presenta il suo Rapporto sulla competitività europea: "I dazi avranno un forte impatto. L'eccesso di regolamentazione ha creato barriere interne al mercato Ue. Italia secondo Paese per tassazione sull'energia"

Dazi americani, esercito (e debito) europeo, ordine internazionale, politica energetica. Mario Draghi ha presentato il suo Rapporto sul futuro della competitività europea in Senato, lì dove a luglio del 2022 è finita la sua esperienza da presidente del Consiglio. Un discorso a tutto campo, quello dell’ex governatore della Bce davanti alle commissioni Bilancio, Industria e Politiche Ue di entrambe le Camere, che ha toccato tutti i temi caldi del momento, ragionando sul ruolo che l’Unione europea dovrebbe giocare in un momento storico di grandi cambiamenti. “Per me è un onore essere qui, è la prima volta che torno in Parlamento dopo essere stato presidente del Consiglio e vedo presenti anche ministri che erano in quel governo – ha esordito Draghi, al suo ritorno in Parlamento in veste di consulente speciale della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen –. Torno in Parlamento con un po’ di emozione e tanta gratitudine per quello che questa istituzione ha saputo fare nei momenti complicati del Paese”.

"Debito comune unica strada"

“La difesa comune dell’Europa”, ha spiegato Draghi, è “un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza”. Un processo – ha continuato Draghi – nel quale “gli angusti spazi di bilancio on permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit”. Per questo, “il ricorso al debito comune è l’unica strada”. Oltre allo strumento da usare, l’ex premier indica anche la strada da seguire: “Occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale. Dal punto di vista industriale e organizzativo – ha spiegato – questo vuol dire favorire le sinergie industriali europee concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni (aerei, navi, mezzi terresti, satelliti) che consentano l'interoperabilità e riducano la dispersione e le attuali sovrapposizioni nelle produzioni degli Stati membri”.

Investire di più e più in fretta sulla Difesa è un’esigenza non più rimandabile, perché “la nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l'invasione dell'Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l'Unione Europea. Gli indirizzi della nuova amministrazione (Trump, ndr) hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile. L’Europa è oggi più sola nei fori internazionali”.

"L'Ue deve agire come un unico Stato"

“Per attuare molte delle proposte presenti nel rapporto – ha avvisato l’ex presidente della Bce, tornando su posizioni già espresse in altre occasioni – l’Europa dovrà dunque agire come se fosse un solo Stato. Questo può voler dire o una maggiore centralizzazione delle decisioni e delle capacità di spesa, oppure un coordinamento più rapido ed efficace tra i Paesi che, condividendo gli indirizzi di fondo, riusciranno a raggiungere i compromessi necessari per una strada comune. In ogni momento di questo processo i Parlamenti nazionali ed europeo avranno un ruolo essenziale”. Per Draghi, il Vecchio Continente è di fronte a un “grande momento come forse non mai dalla fondazione dell’Unione europea. La politica, e in particolare la politica interna di ogni Stato membro, ne sarà al centro. I parlamentari ne saranno i protagonisti rispondendo con le loro decisioni alle aspirazioni, ma anche alle preoccupazioni dei cittadini. Così costruiremo un'Europa forte e coesa perché ogni suo Stato è forte solo se è insieme agli altri e solo se è coeso al suo interno”.

"La nostra prosperità minacciata dai dazi"

L’intervento nella Sala Koch del Senato è stato per Draghi anche l’occasione per intervenire sul tema economico più caldo del momento, quello dei dazi, che sta minando dalle fondamenta la filosofia del libero mercato su cui si è costruita l’Unione europea. “La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner – ha sottolineato l’ex premier –. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee. Oggi, ha continuato Draghi, “sono posti in discussione” i valori fondamenti europei, cioè “pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza”.

"Abbiamo un mercato unico per i dentifrici e non per l'Ia"

Draghi è ritornato, anche al Senato, a criticare l’overegoulation europea. Un recente studio del Fondo monetario internazionale “ha mostrato come l'eccesso di regolamentazione e specialmente la sua frammentazione abbia contribuito a creare delle barriere interne al mercato unico che equivalgano a un dazio del 45 per cento sui beni manifatturieri e del 110 per cento sui servizi. Non possiamo stupirci – ha continuato Draghi – se i nostri inventori più brillanti scelgano di portare le loro aziende in America, e se i cittadini europei li seguano con i propri risparmi”. Poi una considerazione: “In pratica, abbiamo un mercato unico per i dentifrici e non ce l’abbiamo per l’intelligenza artificiale”.

“Per quanto riguarda la semplificazione regolatoria e amministrativa – ha rilevato ancora l’ex premier – in linea con le raccomandazioni del Rapporto, recentemente la Commissione ha presentato alcune proposte in materia di obblighi di informativa sulla sostenibilità, da cui saranno esentate le imprese con meno di mille dipendenti. È solo un primo passo nella direzione giusta. Da parte degli Stati Membri non risulta alcuna iniziativa di maggiore semplificazione”.

"In Italia prezzi energia tra i più alti in Ue" 

Costo dell’energia e politiche dell’innovazione, per l’ex presidente della Bce, rimangono ancora priorità che l’Ue deve affrontare. Secondo Draghi, i “costi dell’energia così alti pongono le aziende, europee e italiane in particolare, in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri” e mettono a rischio “la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell'economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita”. Per questo “una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette, per imprese e famiglie”.

In Italia il problema è ancora più marcato – ha continuato l’ex premier –. I prezzi dell’elettricità sono stati in media superiori dell’87 per cento rispetto alla Francia, del 70 per cento rispetto alla Spagna, del 38 per cento rispetto ai tedeschi. Inoltre, “nei prezzi finali ai consumatori incide anche la tassazione, in Italia tra le più elevate di Europa. Nel primo semestre del 2024 – ha sottolineato Draghi – l’Italia risultava il secondo Paese europeo con il più alto livello di imposizione e prelievi non recuperabili per i consumatori elettrici non domestici”.

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