Sono arrivati da tutta Europa al grido di remigrazione. Giacca e camicia, bocche quasi tutte cucite. A parlare con i giornalisti ci ha pensato il loro leader, l’austriaco Martin Sellner, che per via delle sue teorie estremiste è stato messo al bando da Regno Unito, Germania e Svizzera: «Voglio ringraziare tutti i media per la demonizzazione che ci ha portato grande pubblicità». L’ultradestra xenofoba che si sta strutturando attorno a questa nuova parola d’ordine ha scelto Gallarate come luogo per il primo ritrovo europeo, con il placet dell’amministrazione guidata dal leghista Andrea Cassani, segretario provinciale del Carroccio, che ha concesso il teatro Condominio di proprietà comunale. Lo scorso 17 maggio la Lega ha scoperto le carte e, con i videomessaggi dei neo-vicesegretari Roberto Vannacci e Silvia Sardone, si è ufficialmente candidata come il referente partitico italiano della galassia remigrazionista.
Passato il Remigration Summit, restano i temi. «La remigrazione è inevitabile», si legge sul loro sito, «è la risposta necessaria alla Grande sostituzione», la teoria secondo cui esisterebbe un piano di rimpiazzo delle popolazioni europee – bianche e cristiane – orchestrato da élite politiche globaliste. I migranti, si legge ancora, si dividono «in tre gruppi target: gli illegali, i non cittadini e i non assimilati». Poco importa che abbiano la cittadinanza e che vivano regolarmente da anni in Europa: è innanzitutto una questione etnico-identitaria. E la remigrazione altro non è che un neologismo per un piano di espulsioni di massa di stranieri dal Vecchio Continente. Ci sono gli step da seguire per «la rimozione fisica dall’Europa di tutti gli invasori non bianchi», come si legge in un messaggio di un anonimo donatore sulla pagina del Remigration Summit, ma anche un cronoprogramma: «Il caos dell'asilo si risolverà entro cinque anni, entro dieci anni le nostre città saranno di nuovo sicure ed europee, entro trent’anni le ferite del multiculturalismo guariranno».
Ci sono poi le connessioni della nuova destra identitaria, che poi tanto nuova non è. Questa galassia fatta di movimenti e gruppuscoli più che di veri e propri partiti si può considerare il proseguimento di Génération Identitaire, sigla paneuropea nata nel 2012 in Francia e sciolta nel 2021, che esordì nella cittadina di Poitiers con l’assalto a una moschea e che nel 2017 ha organizzato la fallimentare missione “Defend Europe” a bordo della nave C-Star per ostacolare le Ong che salvano vite in mare. Il referente italiano era Lorenzo Fiato, da qualche anno sparito dai radar. Il testimone è stato oggi preso da Andrea Ballarati, con un passato in Gioventù Nazionale, le giovanili di Fratelli d’Italia, e che nel 2022 ha fondato l’associazione identitaria “Azione, Cultura, Tradizione” che fa parte della rete “Action Radar Europe” che ha sfilato a Gallarate.
Otto anni fa, sull’imbarcazione di “Defend Europe”, c’era anche Sellner, ora ritenuto l’ideologo della remigrazione. Il militante austriaco, riammesso su X da Elon Musk dopo essere stato bannato, è stato in contatto e finanziato da Brenton Tarrant, il suprematista bianco che nel 2019 fece una strage nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, uccidendo 49 persone. Ha riconquistato le pagine dei giornali quando un’inchiesta del Guardian, del Tagesspiegel e di Correctiv ha rivelato un incontro del novembre 2023 vicino a Potsdam, in Germania, in cui esponeva le sue teorie di deportazione di migranti di fronte a pezzi di imprenditoria tedesca e a importanti esponenti dell’Afd. In rappresentanza del partito dell’estrema destra tedesca si è presentata a Gallarate la parlamentare del Brandeburgo Lena Kotré. Le sponde di Sellner non sono solo con l’Afd, ma anche con i suoi connazionali dell’Fpö, il Partito della Libertà austriaco, il più votato alle elezioni dello scorso settembre. Ma le parole d’ordine della nuova destra europea hanno ormai fatto breccia nell’alt-right d’oltreoceano e nella galassia Maga che circonda Donald Trump. Anche il presidente degli Stati Uniti ormai parla esplicitamente di “remigrazione”.
Dopo Kotré è stato il turno dell’olandese Eva Vlaardingerbroek, che si è dimessa dal Forum per la Democrazia (FvD) per via di alcune chat con commenti antisemiti e apprezzamenti per il Terzo Reich. In passato fotografata in compagnia di Salvini, è seguita su X da oltre un milione di persone. Dal palco ha invocato misure dure per evitare che gli europei bianchi diventino «una minoranza entro la fine del secolo». C’era il controverso Dries Van Langenhove, oggi esponente di Vlaams Belang, partito nato dopo lo scioglimento di Vlaams Blok, messo fuori dai giochi dopo un processo per promozione del razzismo. La sua presenza è stata incerta fino all’ultimo perché il giorno prima lo attendeva una sentenza, poi slittata, della corte d’Appello di Bruxelles, dopo che lo scorso anno era stato condannato in primo grado per negazionismo dell’Olocausto.
Chi invece avrebbe voluto partecipare ma si è visto negare l’ingresso in Italia è stato il dano-svedese Rasmus Paludan, protagonista in passato di roghi del Corano. Maximilian Märkl, del movimento identitario tedesco , invece, è riuscito ad arrivare nel Varesotto nonostante due giorni prima della kermesse fosse stato fermato assieme ad altri militanti e avesse ricevuto un divieto di viaggio all’estero per «impedire danni alla reputazione della Germania». C’erano anche Rita Baptista e Pedro Maria di Chega, il partito portoghese alleato della Lega in Europa, che ha preso oltre il 22 per cento alle elezioni del 18 maggio, anche se il referente del Portogallo per la galassia remigrazionista è Afonso Gonçalves di Reconquista. Dalla Francia c’erano Hilaire Bouyé, il leader delle giovanili di Reconquête, il partito di Eric Zemmour (che caldeggia la creazione di un «ministero per la remigrazione»), e il 76enne Jean-Yves Le Gallou, ex europarlamentare del Front National, sposato con la figlia dell’ex SS Robert Blanc.
In questa galassia a tinte fosche, la Lega ha scelto di giocare la propria partita, nella costante gara per insidiare a destra Fratelli d’Italia. Non che in passato mancassero connessioni con la destra identitaria europea, soprattutto per tramite dell’ex europarlamentare Mario Borghezio che già nel 2009, quando la Lega era ancora quella bossiana, partecipava alla convention di Bloc Identitaire, da cui sarebbe nata Génération Identitaire, concludendo il suo intervento con un «musulmani fuori dai coglioni». Oggi il Carroccio è tornato più di lotta che di governo e dialoga con chi in Europa si stringe attorno al concetto di remigrazione.
A Gallarate, oltre al primo cittadino c’erano il capogruppo in Lombardia Alessandro Corbetta, il responsabile Esteri della Lega Giovani Davide Quadri e l’eurodeputata Isabella Tovaglieri. Ma il Remigration Summit è stato anche l’esordio della nuova segreteria leghista con i due nuovi vicesegretari Vannacci e Sardone. Il generale prestato alla politica ha promesso di portare la «battaglia a Bruxelles», mentre Sardone ha scelto di premere su un tasto culturale-identitario tanto caro a questa destra: «Non voglio un futuro in cui le croci devono essere nascoste, non voglio un futuro di veli e non voglio un’Europa che rinnega le proprie radici».