Salute
3 novembre, 2025Nino Cartabellotta in audizione in Parlamento sulla finanziaria: “Le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale in grave affanno”
Quello che sembrerebbe essere un aumento di risorse destinate alla Sanità, guardando gli stanziamenti nominali previsti nella prossima legge di Bilancio, è per Gimbe in realtà un “definanziamento strutturale”. Perché, come spiega Nino Cartabellotta in audizione oggi (3 novembre) di fronte alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, “tra il Fondo sanitario effettivo e quello che si sarebbe ottenuto mantenendo il livello di finanziamento stabile al 6,3% del Pil nel 2022, si registra un gap cumulato di 17,5 miliardi nel periodo 2023-2026”. In altre parole, “a fronte di miliardi sbandierati in valore assoluto, la sanità pubblica ha perso in quattro anni l'equivalente di una legge di Bilancio, mentre per cittadini e Regioni crescono liste di attesa, spesa privata e diseguaglianze di accesso”.
Il ddl che ha iniziato da pochi giorni il suo iter parlamentare, per il presidente della fondazione Gimbe, “è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica”, perché “le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale in grave affanno” e “sono insufficienti per coprire tutte le misure previste e mancano all'appello priorità cruciali per la tenuta della sanità pubblica”.
Già all’indomani del varo della finanziaria da parte del Consiglio dei ministri, Cartabellotta aveva riconosciuto il merito al governo di aver ottenuto un rilevante incremento del Fsn dal 2025 al 2026: ben 6,6 miliardi di euro, di cui 4,2 miliardi già stanziati nelle precedenti manovre”. Questo boom, spiega oggi in commissione, riguarda però solo il prossimo anno perché nel successivo biennio successivo la crescita del Fsn in termini assoluti sarà molto ridotta: 995 milioni (+0,7%) nel 2027 e 867 milioni (+0,6%) nel 2028.
In rapporto al Pil, l’indicatore migliore per analizzare i finanziamenti per la sanità, la quota destinata al Fsn passerà dal 6,04% del 2025 al 6,16% del 2026, per poi scendere nuovamente al 6,05% nel 2027 e precipitare nel 2028 al di sotto della soglia psicologica del 6% — precisamente, al 5,93% — delineando una tendenza in calo progressivo.
"Questo trend — osserva Cartabellotta — riflette il continuo disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2010 e perpetrato da tutti i governi. L'aumento del Fsn in valore assoluto, spesso sbandierato come un grande traguardo, non è che un'illusione contabile: la quota di Pil destinata alla sanità cala infatti inesorabilmente, fatta eccezione per gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell'emergenza e il calo del Pil nel 2020 hanno mascherato il problema. E con la manovra 2026 — conclude — si scende addirittura sotto la soglia del 6%, toccando nel 2028 il minimo storico del 5,93%".
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