Con la gestione Rocca, già al vertice della Cri, quasi metà della popolazione non riesce ad accedere alle prestazioni nei tempi previsti dal Ssn. E le cliniche convenzionate vanno a gonfie vele

Il sistema Lazio. L’assistenza è un affare privato

Liste d’attesa infinite, ospedali in crisi, opportunità per i privati. E tante porte girevoli. Eccola la sanità del governatore del Lazio Francesco Rocca. Dopo oltre due anni di gestione, sette pazienti su dieci sbattono su liste d’attesa già chiuse ancor prima di poter prenotare una visita. Quasi la metà della popolazione — il 48,8 per cento — non riesce ad accedere alle prestazioni nei tempi garantiti dal Servizio sanitario nazionale. E il 10,5 per cento rinuncia alle cure, a fronte di una spesa di 852 euro pro capite, ben superiore alla media nazionale.

 

Se il pubblico piange, il privato ride. Ne sa qualcosa il deputato della Lega Antonio Angelucci, re delle cliniche private ed editore che risulta in cima alla lista dei beneficiari di fondi per l’assistenza. Con una delle prime delibere di giunta firmata dal presidente della Regione Lazio, su 23 milioni di euro alla sanità privata, 10,2 milioni sono finiti alla  galassia Angelucci. E con Francesco Rocca, che fino al 2022 sedeva nel consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele, Antonio Angelucci è riuscito a ottenere di nuovo l’accreditamento del San Raffaele di Rocca di Papa, perso nel 2020 dopo che la clinica si trasformò in un cluster Covid con 178 contagi e 21 decessi. In quella circostanza, l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione evidenziò come il direttore sanitario della struttura fosse privo del titolo di specializzazione richiesto per ricoprire quel ruolo.

 

Dopo Rocca di Papa, anche il San Raffaele di Velletri, la prima clinica dell’impero Angelucci, sembrerebbe prossima alla riapertura. Chiusa da 14 anni, la struttura è tornata al centro dell’attenzione per un documento ufficiale firmato dal direttore della programmazione sanitaria della Regione Lazio, Andrea Urbani. Si tratta di un atto per l’avvio del procedimento di autorizzazione all’esercizio di posti letto, con cui viene definito il fabbisogno ospedaliero per il biennio 2024-2025 attestando l’esito positivo per 170 posti. A frapporsi, per la verità, ci sarebbe una lunga serie di ostacoli giuridici, riportati nel 2023 anche dal ministro della Salute Orazio Schillaci nella risposta a un’interrogazione parlamentare della senatrice Michaela Biancofiore. Schillaci ricostruì allora l’iter di dinieghi e ricorsi su cui avrebbe detto la parola fine il Consiglio di Stato. Schillaci, tuttavia, si impegnò a spendersi per la riapertura. Il sindaco di Velletri, Ascanio Cascella, dice di non sapere come sia finita ma vede bene la riapertura:  «Nel caso andrei all’inaugurazione». Difficile saperne di più da quello che è considerato il vero regista della sanità regionale, Andrea Urbani, ex direttore generale della programmazione sanitaria del ministero, ora uomo chiave della giunta Rocca che sulla medicina scommette anche per il futuro del governatore. Rocca accarezzerebbe l’ambizione di un incarico all’Oms. Del resto, se si eccettua un lontano infortunio giudiziario del 1985 cui seguì una condanna a 3 anni per droga, ha costruito tutta la sua carriera nella Croce rossa italiana. Già vicino alla corrente di Colle Oppio dei “Gabbiani”, laboratorio politico di Giorgia Meloni, Marco Marsilio e Fabio Rampelli, Rocca non ha mai tradito le origini, tanto da assumere l’ex Nar Paolo Pizzonia e scegliere in Regione come capodi gabinetto Marcello De Angelis, ex-Terza Posizione e cognato dello stragista Luigi Ciavardini, poi dimessosi.

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