Troppi turni notturni, carenze di personale, aggressioni in corsia: gli infermieri italiani vivono una crisi sempre più profonda. Il sindacato Nursing Up denuncia condizioni di lavoro estenuanti e lancia corsi di autodifesa per tutelare la sicurezza degli operatori

Infermieristica in crisi, tra turni massacranti e aggressioni

Oltre a quella dei medici, l'Italia si trova ad affrontare anche un’altra crisi silenziosa nel settore sanitario, quella degli infermieri costretti a turni massacranti che mettono a rischio sia la loro salute fisica che mentale. Il sindacato Nursing Up denuncia una realtà allarmante: a causa della carenza di personale nelle strutture ospedaliere, molti infermieri si vedono costretti a lavorare per notti consecutive, con riposi minimi e turni di pronta disponibilità che superano il limite stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale. Una condizione che non solo compromette il benessere degli operatori, ma rischia di avere un impatto negativo anche sulla qualità delle cure fornite ai pazienti.

Un carico di lavoro insostenibile

Secondo la denuncia del sindacato, in molte realtà sanitarie italiane, gli infermieri sono chiamati a lavorare per due o tre turni notturni consecutivi, spesso senza riposo tra un turno e l'altro. In alcuni casi, i professionisti sono obbligati a rientrare in servizio a sole 8 ore di distanza dal turno precedente, spesso per coprire malattie o ferie di colleghi. Il limite di 7 turni mensili di pronta disponibilità, previsto dal Contratto di lavoro collettivo nazionale, è stato ampiamente superato nel 2023, arrivando a raggiungere anche 15 turni al mese per alcuni operatori. Questa situazione si traduce in un sovraccarico di lavoro che mette a dura prova la salute psicofisica degli infermieri. Le conseguenze sono gravi: ansia, disturbi del sonno, diminuzione della lucidità mentale e un aumento degli errori involontari durante la cura dei pazienti. Secondo i dati più recenti, nel 2024 sono state oltre 20.000 le dimissioni volontarie da parte di professionisti del settore non medico, un dato che evidenzia il crescente malcontento e la frustrazione che dilaga nel mondo sanitario.

Una realtà che non può essere ignorata

La carenza di organico e la gestione inefficiente delle risorse umane non solo compromettono il benessere degli infermieri, ma danneggiano anche la qualità delle cure offerte ai pazienti. La situazione è ancora più grave se si considera l'assenza di normative specifiche riguardo ai turni notturni consecutivi, una lacuna che contribuisce ad aumentare i rischi per la salute degli operatori. Inoltre, un altro aspetto drammatico della situazione è rappresentato dalla violenza fisica e verbale che gli infermieri sono costretti a subire quotidianamente. Le aggressioni nei pronto soccorso e tra le corsie degli ospedali sono in continuo aumento, con oltre il 70% delle vittime appartenenti alla categoria delle donne infermiere. L'assenza di misure di sicurezza efficaci e la carenza di forze dell'ordine nelle strutture ospedaliere alimentano il rischio di incidenti gravi. In molte realtà, ad esempio, la polizia interviene solo al mattino e non in tempo utile per fermare le aggressioni in corso.

Corsi di autodifesa per gli infermieri

Per rispondere a questa escalation di violenza, Nursing Up ha deciso di intraprendere una misura concreta: i corsi di autodifesa per infermieri, che sono già stati avviati in Toscana, con un particolare focus nelle strutture sanitarie dell’area fiorentina, come l'Azienda ospedaliera universitaria Careggi e il Meyer. Questi corsi sono pensati per aiutare i professionisti sanitari non solo ad affrontare situazioni di emergenza relazionale, ma anche a proteggere se stessi durante il lavoro. L’obiettivo non è quello di insegnare tecniche di aggressione, ma come evitare lo scontro fisico, riconoscere i segnali di un potenziale rischio, e gestire situazioni di conflitto con le parole. A supporto degli infermieri, saranno presenti istruttori professionisti e, in futuro, anche psicologi esperti che forniranno supporto nella gestione dello stress e nelle relazioni critiche con pazienti e familiari.

Un sistema sanitario che necessita di cambiamenti urgenti

L'inefficienza della sanità territoriale è una delle cause principali della crescente tensione che si registra negli ospedali e che coinvolge, tra gli altri i medici di Pronto Soccorso e gli infermieri. Il pronto soccorso è diventato un luogo di sfogo per la rabbia sociale, con pazienti e familiari che si sfogano sui professionisti sanitari a causa di tempi di attesa lunghi e della mancanza di risposte rapide. Un circolo vizioso che aumenta la frustrazione sia dei pazienti che degli operatori, già provati da turni sempre più impegnativi fisicamente e psicologicamente, esponendo quest’ultimi a violenza fisica e stress emotivo.

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