Bene Bindi, sconfitto Gori nel primo giorno di voto. Già ai seggi 400 mila elettori. Tra i successi anche l'ex ministro Damiano, Pippo Civati e Barbara Pollastrini. Ecco il come, dove e quando di queste votazioni organizzate a tempo record

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Nella prima giornata si è votato in nove regioni, con 400 mila elettori alle urne per le primarie. Per la seconda giornata al votoVeneto, Trentino, Friuli, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna (per Sel fino alle 20). E sono già arrivati i primi verdetti: Rosy Bindi ha superato lo scoglio delle primarie in provincia di Reggio Calabria, battuta d'arresto invece per il renziano Giorgio Gori a Bergamo. A sorpresa, infine, Massimo Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera ha accettato la proposta del segretario Pier Luigi Bersani di candidarsi nelle liste del Pd. Giovani i vincitori della Lombardia: Veronica Tentori, ventisettenne anni (che ha vinto a Lecco), Pippo Civati, (37 anni) a Monza, Alan Ferrari (37) a Pavia e Chiara Braga (33) a Como. E' Barbara Pollastrini la candidata più votata a Milano e provincia. L'ex ministro ha avuto 4527 voti. In Piemonte è l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano il più votato a Torino e provincia alle primarie del Pd. Damiano ha raccolto 5.998 preferenze e si è collocato davanti al segretario provinciale del partito, Paola Bragantini, che ne ha totalizzate 4.226. In Liguria è un testa a testa serrato tra Lorenzo Basso, il segretario regionale e Mario Tullo, deputato.

Alle loro spalle la prima delle donne è la senatrice Roberta Pinotti. A Imperia promoss a sorpresa Donatella Albano, ex consigliere comunale a Bordighera, che denunciò le infiltrazioni della criminalità organizzata in Comune (l'amministrazione è stata sciolta nel marzo 2011). A Napoli boom del consigliere regionale Antonio Amato, dell'ex sindaco di Portici Enzo Cuomo e del deputato uscente Salvatore Piccolo. Nel salernitano il deputato uscente Fulvio Bonavitacola, ritenuto vicino al sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, è il vincitore delle primarie. Ha ottenuto 8.756 voti. In provincia di Benevento, dove hanno votato in 15.120 persone, netta affermazione del capogruppo in Consiglio regionale, Umberto Del Basso De Caro, che ottiene oltre 12mila preferenze pari al 46% dei voti. In Umbria, hanno vinto l'attuale deputato Gianpiero Bocci (in provincia di Perugia) e l'assessore regionale Gianluca Rossi (a Terni).

ISTRUZIONI PER L'USO

QUANDO - Le "parlamentarie" del Pd si svolgeranno il 29 o il 30 dicembre a seconda delle regioni. Date che, ovviamente, hanno scatenato non poche polemiche, sia per i tempi strettissimi per la campagna elettorale dei singoli candidati sia per la collocazione delle primarie tra Natale e Capodanno.

Le primarie, dunque, non si svolgeranno tutte le stesso giorno. In Piemonte, Liguria, Lombardia, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania e Calabria si vota sabato 29 dicembre; in Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna il giorno successivo.

COME SI VOTA - Per recarsi alle urne il prossimo fine settimane bisognerà essersi registrati all'albo degli elettori del centrosinistra in occasione delle scorse primarie per la leadership e presentarsi con un documento valido e la tessera elettorale. (qui potete trovare il vostro seggio) Non occorrerà aver votato, basterà essersi registrati. Stiamo parlando quindi di una platea di poco più di tre milioni di aventi diritto, ai quali si aggiungono gli iscritti al partito. Nessuno osa fare una previsione sugli effettivi partecipanti, anche se è lecito aspettarsi una partecipazione molto più bassa rispetto alle primarie di Renzi e Bersani. Superare il milione sarebbe un traguardo soddisfacente.

I CANDIDATI - Molti big, molti esponenti territoriali di partito, e qualche outsider. Tra i big che hanno accettato la sfida delle primarie vanno citati, senza dubbio, l'ex ministro Cesare Damiano che ha scelto di candidarsi a Torino, Matteo Orfini e Stefano Fassina, entrambi membri della segreteria del Pd che hanno scelto Roma per gareggiare e Salvatore Vassallo, costituzionalista e "papà" dello statuto del PD a Bologna. Giuseppe Civati, che proprio insieme a Vassallo è stato tra coloro che più di tutti si sono spesi per queste primarie, ha optato per il collegio di Monzia, il "renziano" Giorgio Gori si cimenta nella sua Bergamo e Sergio D'Antoni, ex leader della Cisl, in Sicilia.

MALUMORI - La scelta delle primarie per decidere una gran parte dei futuri gruppi parlamentari del Pd non ha trovato il favore di tutto il partito, anzi. Soprattutto tra i parlamentari uscenti, scelti grazie al Porcellum nelle ultime due legislature, in transatlantico era possibile scorgere visi sconsolati ed ascoltare mugugni. I maligni raccontano che il capogruppo Dario Franceschini, l'esponente di segreteria ad essersi opposto in maniera più veemente alla scelta delle primarie come metodo di selezione dei candidati, fosse diventato "l'eroe" dei "peones" piddini in questi ultimi giorni di legislatura. Certamente, fa notare qualcuno, questo tipo di competizione, soprattutto con una campagna elettorale così breve, sembra scritta su misura per consiglieri comunali o regionali uscenti, o per i segretari provinciali e regionali del partito. Radicatissimi sul territorio, ma magari privi di quelle competenze necessarie per affrontare l'avventura di Montecitorio.

LISTINO NAZIONALE - Ovviamente le primarie non saranno il solo modo per selezionare i futuri parlamentari. Infatti, circa un terzo dei probabili eletti democratici arriveranno da un listino "protetto" a disposizione dei vertici del partito. Questo listino sarà composto da circa 120 persone, che saranno inserite direttamente nella lista bloccata della "Porcellum", e che quindi non passeranno dalla "lotteria" delle primarie. Sogno proibito di molti deputati uscenti e non solo, il cosiddetto listino, oltre a recuperare competenze specifiche che potrebbero avere difficoltà nella tenzone delle primarie, servirà, inevitabilmente, a "riequilibrare" la consistenza delle varie anime del partito.

I DEROGATI - Discorso a parte meritano i cosiddetti "derogati". Durante la direzione Nazionale del Partito Democratico dello scorso 17 dicembre erano state votate, in blocco, dieci deroghe alla norma dello statuto che vorrebbe che nessun parlamentare democratico sedesse alla Camera o al Senato per più di quindici anni. Ebbene, si era detto che questa deroga permetteva di accedere alle primarie, ma non nel listino protetto. Invece, dei dieci derogati soltanto quattro sono in corsa nelle primarie dei prossimi giorni: Rosy Bindi a Reggio Calabria, Anna Finocchiaro a Taranto, Maria Pia Garavaglia a Verona, Cesare Marini a Cosenza. Invece, Beppe Fioroni, Franco Marini, Giorgio Merlo, Mauro Agostini, Gian Claudio Bressa. pur avendo avuto la deroga, non si sono candidati. Se, come sussurra qualcuno, dovessero veramente avere a disposizione un posto nel listino bloccato, è facile prevedere che si scateneranno infinite polemiche. Discorso ancora diverso per Beppe Lumia che pare intenzionato a correre in Sicilia con la lista "Megafono" del neo-governatore Crocetta.