La scalata al “Corriere della Sera”. L’eredità Rovelli. ?Gli affari dei Borromeo. La lista Falciani. Amici e carriera ?di un potente ora finito in carcere

La lista Falciani. Le manovre di Borsa sul “Corriere della Sera”. I giochi di sponda con i paradisi offshore. Un'inchiesta realizzata da “l'Espresso” svela affari, amicizie e retroscena dell'incredibile carriera di Filippo Dollfus del Volckersberg, il barone svizzero arrestato a Milano con l'accusa di riciclaggio internazionale. Nell'arco di una trentina di anni, Dollfus ha manovrato patrimoni immensi, nell'ordine, stimano gli investigatori, di svariati miliardi di euro, di cui circa 500 milioni già accertati.

Tanto per cominciare l'Espresso ha scoperto che il barone viene più volte nominato nelle carte della lista Falciani, il libro nero dei clienti della banca Hsbc di Ginevra. In questi file segreti compare per esempio la società Najis Real estate delle British Virgin Islands, gestita da Dollfus per conto dell'ex manager Fininvest, Daniele Lorenzano. Andando a ritroso negli anni, seguendo la pista del denaro offshore, si scopre che il fiduciario finito agli arresti ha messo la firma su altri affari colossali. C'è per esempio una società caraibica, la Maryland, che  poco prima del crack mondiale del 2008, ha giocato un ruolo non secondario in operazioni di Borsa come la scalata ad Antonveneta e alla Rcs Mediagroup, l'editore del Corriere della Sera. Maryland era gestita da Dollfus per conto del finanziere Francesco Bellavista Calatagirone e in quegli anni ruggenti ha realizzato utili per decine di milioni di euro con il trading di Borsa.

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Passavano dal Lussemburgo, invece, gli affari dei Borromeo. Un ramo della nobile casata lombarda aveva scelto Dollfus come fiduciario. Giberto Borromeo (scomparso nel febbraio scorso) e il figlio Vitaliano gestivano il patrimonio di famiglia tramite una holding del granducato, la Sogefinlux. Oltre al barone oggi agli arresti, nel consiglio di amministrazione di questa società ha fatto la sua comparsa in passato anche il banchiere Roberto Mazzotta, già presidente di Cariplo e poi della Popolare di Milano. 

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