L'edificio che accoglie i migranti non ha nulla a che vedere con l'ex campo di concentramento, demolito subito dopo la fine della guerra

"Migranti ospitati nel campo di concentramento di Buchenwald”. Quasi tutti i principali quotidiani italiani hanno ripreso e rilanciato, negli stessi termini, la notizia diffusa l'11 settembre dal Daily Mail, che in pochi giorni ha fatto il giro del mondo.

Il messaggio è chiaro: in Germania chi cerca di sfuggire a guerre o persecuzioni viene sistemato in un luogo simbolico di detenzione, vessazione e morte, un luogo nel quale la furia nazista realizzò lo sterminio di ben 56 mila vite umane. E' la sostanziale l'assimilazione tra i profughi di oggi e i deportati di allora.

Ma davvero sono andate così le cose? Davvero i tedeschi, sempre attenti a prendere le distanze dal loro ingombrante passato, stavolta hanno commesso un autogol tanto marchiano? La risposta è no, la realtà è molto diversa da quella rappresentata. Si tratta di una bufala, come si dice in gergo. Se non addirittura di un caso di scuola su come i media possano arrivare a distorcere completamente gli elementi costitutivi di una notizia.

Proviamo a rimetterli in ordine, partendo dal principio. E cioè da Buchenwald, che in questa storia non c'entra assolutamente nulla. Perché i fatti si svolgono a Schwerte, cittadina della Ruhr di 48mila abitanti distante – secondo Google maps – ben 367,3 chilometri. Bastava una semplice verifica sul web per acclararlo, una ricerca tarata sui giornali tedeschi che da mesi ne discutono con dovizia di dettagli.

L'unico flebile legame di Schwerte con Buchenwald potrebbe derivare dal fatto che per un breve periodo ospitò uno dei 136 “sottocampi” esterni del famigerato lager. Ma sin da gennaio l'amministrazione comunale, con una nota ufficiale, aveva chiarito che l'edificio che accoglie i migranti (21 posti letto) non ha nulla a che vedere con l'ex campo di concentramento, demolito subito dopo la fine della guerra.

 "In quell'area – spiega il borgomastro Heinrich Böckelühr – oggi ci sono abitazioni e campi da tennis”.
Gli alloggi dei rifugiati si trovano altrove, in una zona contigua all'ex cantiere delle ferrovie del Reich, nel quale tra aprile del 1944 e gennaio del 1945 furono costretti ai lavori forzati centinaia di prigionieri di guerra.

Le baracche che ospitano i rifugiati a Schwerte
Probabilmente, come riferisce un testimone dell'epoca, Klaus Tillmann, intervistato dalla RuhrNachrichten, sono sorti alla fine degli anni '50 nei pressi dell'area in cui insistevano i dormitori delle guardie del “campo di lavoro”. E in seguito quelle strutture hanno ospitato “atelier di artisti e la sede dei boy scout”.

Il borgomastro respinge con nettezza ogni accusa di insensibilità per la scelta del sito: “Sono accuse prive di fondamento, che non tengono conto della nostra cultura dell‘ospitalità: siamo una città aperta al mondo, e nonostante le gravi difficoltà finanziarie a novembre il consiglio comunale ha approvato all'unanimità un programma di accoglienza e cura degli immigrati. Oltre agli alloggi citati, dotati di 21 posti letto, abbiamo attivato nove dormitori provvisori, in cui vivono circa 290 rifugiati. L'obiettivo è di assicurare a tutti una sistemazione rispettosa della dignità umana. Inoltre dal 10 agosto, è stato istituito un alloggio di emergenza in una palestra cittadina capace di contenere circa 150 persone”.

E sulla questione nelle ultime ore ha preso posizione anche l'Aned, l'associazione che da 70 anni tutela la memoria delle deportazioni nei campi nazisti. “In questi ultimi giorni – si legge nel documento - sulla stampa e in rete si susseguono voci allarmate e allarmistiche circa la supposta accoglienza di profughi nel campo di Buchenwald.

L'Aned, anziché unire la propria voce a questo baccano mediatico, ha voluto verificare direttamente, telefonando al Museo-Memoriale di Buchenwald. La signora Sandra Siegmund ci ha confermato che una ventina di migranti sono alloggiati in un edificio a Schwerte, località a pochi chilomentri da Dortmund in cui dal 6 aprile 1944 al 29 gennaio 1945 si trovava un sottocampo posto sotto l’amministrazione del KZ di Buchenwald. Ma l’edificio in cui questi sventurati in fuga sono ora alloggiati non è una ex baracca per i deportati che lavoravano per la Reichsbahn (le ferrovie del Reich): è un edificio nuovo, ricostruito sul luogo in cui sorgeva un alloggio per le guardie.

Va precisato, inoltre, che in Germania (e in Austria) sono diverse migliaia le struture risalenti al periodo nazista in qualche modo inserite nel gigantesco sistema concentrazionario. E molte oggi sono destinate a usi civili.

Del resto anche a Milano, da circa un mese, la direzione del Memoriale della Shoah ha aperto i locali a una cinquantina di profughi che, a rotazione, trovano rifugio per la notte a ridosso del cosiddetto Binario 21, a testimonianza che dalla memoria della tragedia delle deportazioni di allora può e deve nascere una nuova idea di solidarietà e di fratellanza tra i popoli.