Gran Bretagna al bivio Brexit e Londra sceglie il nuovo sindaco
Il futuro del Regno Unito si gioca tra due date cruciali: il 5 maggio i londinesi eleggeranno il primo cittadino e sei settimane più tardi, il 23 giugno, i cittadini britannici decideranno con il referendum se restare o meno nell'Unione europea
«Il pericolo più grande per i londinesi non è l'uscita dall'Unione europea, ma fare la scelta sbagliata il 5 maggio», ha sintetizzato Zac Goldsmith in un'intervista a “Bloomberg Television”. Secondo il candidato Tory a sindaco di Londra, scelta sbagliata significa eleggere il suo principale antagonista, il candidato laburista Sadiq Khanin deciso vantaggio in base ai sondaggi, sostenitore della campagna referendaria “Britain stronger in Europe” per la permanenza del Regno Unito nell'Unione europea, contro la cosiddetta “Brexit” promossa con lo slogan “Vote leave”.
DUE DATE CRUCIALI
Il futuro della Gran Bretagna si gioca tra due date distanti poco più di sei settimane l'una dall'altra. Due appuntamenti cruciali: il 5 maggio i londinesi sceglieranno tra 12 candidati il loro sindaco per i prossimi quattro anni, mentre il 23 giugno i sudditi di sua Maestà decideranno con il referendum se restare o meno nella Ue.
Un intreccio complicato: i londinesi, infatti, sono nettamente favorevoli alla permanenza nella Ue, a differenza del primo cittadino uscente, Boris Johnson, e dell'attuale candidato conservatore, Zac Goldsmith, i quali sono in disaccordo con il premier britannico e leader del loro partito, David Cameron, contrario alla Brexit e per questo sotto il tiro di un robusto fronte anti-Bruxelles che ha spaccato il suo partito e il suo stesso governo.
Come se non bastasse, Cameron è coinvolto nello scandalo dei Panama Papers, che rischia di travolgerlo a soli due mesi dal referendum.
Ciò nonostante, secondo l'ultima rilevazione di YouGov i cittadini britannici che desiderano restare in Europa restano in leggero vantaggio sugli altri (40 per cento contro 39 per cento). Gli argomenti di chi non vuole andarsene, a grandi linee, si possono sintetizzare così: la Gran Bretagna eviterebbe le tasse sulle esportazioni verso la Ue, che oggi rappresentano il 45 per cento dell'export complessivo. Ciascuna famiglia britannica, inoltre, spende 340 sterline all'anno per la Ue, contro le tremila che riceve in cambio; lasciare Bruxelles non significherebbe ridurre gli arrivi di immigrati: già oggi ci sono Paesi esterni alla Ue che hanno tassi di immigrazione più elevati rispetto al Regno Unito.
Infine, Londra conterebbe di più nei summit internazionali, perché avrebbe due delegati: il proprio ministro degli Esteri e l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Sul fronte opposto i sostenitori della Brexit, secondo cui l'uscita dalla Ue agevolerebbe il Regno Unito negli scambi commerciali con America, Cina e India; inoltre i soldi risparmiati – 350 milioni di sterline a settimana, pari alla metà del budget della scuola – potrebbero servire a finanziare la ricerca scientifica e nuove industrie; Londra, infine, amplierebbe la propria sfera di influenza nel mondo, dal punto di vista politico e commerciale, oggi troppo compressa per colpa di Bruxelles.
Nel frattempo, il conto alla rovescia per l'elezione del sindaco di Londra è già cominciato. Alle urne, giovedi 5 maggio, sono chiamati 5 milioni e mezzo di votanti su 8 milioni e 650mila abitanti, per scegliere gli organi della Greater London Authority (Gla): il primo cittadino e i 25 membri della London Assembly.
Fin da metà marzo, i candidati hanno organizzato incontri con le comunità straniere residenti nella capitale britannica: 560mila votanti, infatti, il 10 per cento dell'elettorato, sono cittadini di altri Paesi europei. E nella classifica per abitanti Londra è la tredicesima città “italiana” con circa 250mila connazionali, che arrivano a 600mila in tutta la Gran Bretagna.
Una metropoli in continua espansione demografica, che secondo le previsioni raggiungerà quota 11 milioni di abitanti nel 2050. E sempre più ricca: da qui al 2030 il Pil crescerà al ritmo vertiginoso del 2,9 per cento all'anno, più di quello di New York (+2,6 per cento), secondo le stime dell'istituto di ricerca Oxford Economics, lasciando indietro le altre capitali europee.
L'INQUINAMENTO UCCIDE OLTRE 9MILA PERSONE ALL'ANNO
Il nuovo sindaco disporrà di un budget annuale di oltre 21 miliardi di euro, da destinare a trasporti, polizia, vigili del fuoco e investimenti negli alloggi. Tra le funzioni fondamentali del primo cittadino c'è anche il coordinamento delle iniziative in materia ambientale.
L'ecologia è uno dei temi caldi della campagna elettorale, preceduta dall'emergenza abitativa: secondo un recente sondaggio YouGov, infatti, la qualità dell'aria è la principale preoccupazione dei residenti, più della violenza delle gang e della criminalità. Le statistiche del resto parlano chiaro: ogni anno, a Londra, l'inquinamento uccide più di 9mila persone. Nei primi tre mesi del 2016, nella capitale britannica le vendite di auto elettriche e ibride hanno registrato una impennata: circa 800, con un balzo del 22 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015, con un picco di acquisti nella zona sud est di Londra.
Non a caso i due sfidanti favoriti, Zac Goldsmith (del partito Tory) e Sadiq Khan (del Labour), nei loro programmi spingono l'acceleratore sulle politiche green. Khan, 45 anni, musulmano nato a Londra, avvocato dei diritti umani, proviene da una famiglia di immigrati pakistani della working class. Figlio di un conducente di autobus, ha firmato il Manifesto per tutti i londinesi, con una parte fondamentale dedicata a “Londra più verde e pulita”: tra le misure in programma, l'ampliamento della “Ultra Low Emission Zone” (Ulez), la zona alla quale possono accedere solo i veicoli che rientrano in certi parametri dal punto di vista delle emissioni, oppure che pagano un pass per entrare; l'acquisto esclusivo di bus elettrici o a idrogeno a partire dal 2020, in collaborazione con le altre capitali europee; la pedonalizzazione di Oxford Street, da attuare gradualmente; la creazione di un viale alberato da Tottenham Court Road a Marble Arch, una delle zone più inquinate della città; l'allargamento della “cintura verde” che circonda la metropoli, dove non è possibile edificare; il congelamento per quattro anni del prezzo dei biglietti del trasporto pubblico; l'obiettivo di trasformare Londra in una città a emissioni zero entro il 2050.
PIÙ BIKE SHARING E CAR SHARING PER TUTTI
Dal canto suo l'euroscettico Zac Goldsmith, 41 anni, londinese, figlio del businessman miliardario James Goldsmith, ha presentato il Manifesto dei trasporti. Tra gli interventi proposti il potenziamento della metropolitana, anche di notte con la Night Tube, e delle linee ferroviarie suburbane; migliori relazioni con i sindacati per prevenire gli scioperi ingiustificati; rottamare i diesel, allargare la “Ultra Low Emission Zone” (Ulez); confermare la Freedom Pass, la tessera gratuita per i mezzi pubblici per disabili e persone con più di 60 anni; incrementare il sistema di car sharing, sul modello del parigino Vélib'; fare in modo che dal 2018 tutti i nuovi taxi siano elettrici e dal 2020 tutti i bus; estendere ad altri distretti i sistemi di bike sharing Boris Bike Scheme (dal nome del sindaco uscente Boris Johnson) e Brompton Bikes, gestito dal principale produttore britannico di bici; migliorare la sicurezza dei ciclisti con una serie di modifiche alle norme della circolazione in città.
In tema di verde pubblico, inoltre, Goldsmith promette che se verrà eletto darà ai londinesi uno “Spazio verde garantito”: entro il 2020, ogni cittadino abiterà a una distanza massima di 10 minuti a piedi da un giardino. Oggi, secondo le statistiche, due milioni di londinesi abitano a più di un chilometro da un'area green.