In Parlamento si respira un clima da fine legislatura e così, negli accordi tra i partiti, alcune leggi fanno inaspettati passi avanti. Tra queste ci sono il cyberbulismo e la norma sul finevita
Se io ti do il biotestamento tu in cambio che mi dai? Nel clima da saldi da fine legislatura in Parlamento, in un mare di proposte di legge destinate a restare incompiute, ci sono provvedimenti che proprio così, insperabilmente, riescono a cogliere l’ultimo sussulto d’onda per essere approvati.
Tra questi, pur con molta fatica, il
ddl di contrasto al cyberbullismo: scritto al Senato con lo spirito di offrire “misure preventive”, quindi riscritto alla Camera (con estensione al penale), poi ricorretto al Senato (che ha cancellato la parte penale), dopo circa tre anni di lavori il provvedimento è ora alla quarta lettura a Montecitorio, prossimo allo sbarco in Aula.
Ma ha spaccato il Pd ancora una volta: la deputata dem Micaela Campana, relatrice per la commissione Giustizia, ha infatti avuto molto da litigare col collega Paolo Beni, relatore per la Affari sociali, a causa della scelta di confermare la versione “preventiva” (quella senatoriale) del provvedimento, evitando di correggerlo di nuovo. Eppure un motivo per la rinuncia c’è: il principio del pari e patta.
Dopo aver portato a casa la propria versione del cyberbullismo, infatti, il Pd al Senato sarà (dovrebbe essere) più lieto, rapido e concorde nel dare il via libera al
ddl sul biotestamento, già approvato a Montecitorio. Secondo i calcoli dunque,e nonostante gli obtorti colli, il testo sul fine vita dovrebbe così essere licenziato da Palazzo Madama prima dell’estate. Addirittura a giugno, secondo i più ottimisti. Al riparo, comunque, da piovaschi elettorali e Giovanardi vari.