Il tribunale tributario di Catania dà ragione a un'azienda che lavorava per la pubblica amministrazione e non era stata pagata. La proprietaria aveva chiesto di non pagare le imposte corrispondenti. E ha vinto in giudizio
Un'ordinanza del tribunale tributario di Catania, la numero 6325/2017, potrebbe cambiare i destini di migliaia di imprenditori italiani, stabilendo il principio della compensazione fra debiti e crediti con il fisco.
L'ordinanza parte da una vicenda che vede per protagonisti Riscossione Sicilia (che sull'isola riscuote le tasse al posto di Equitalia) e la Dusty, un'azienda di servizi ambientali che lavorando per la pubblica amministrazione accumulando crediti non pagati.
Il buco è diventa presto una voragine e Rossella Pezzino de Geronimo, amministratore Unico di Dusty, decide di usufruire della rottamazione delle cartelle esattoriali chiedendo al Ministero delle Finanze e all'Agenzia delle Entrate che il suo debito sia compensato dal suo credito.
Così inizia la battaglia con il fisco: né il Mef né l'Agenzia delle Entrare rispondono all'imprenditrice mentre l'ente riscossore nega la compensazione. Così arriva fino al tribunale tributario, che dà ragione alla Pezzino de Geronimo.
Spiega Carmelo Finocchiaro, presidente di Confedercontribuenti, che nel D.L. 193/2016 sulle rottamazioni delle cartelle esattoriali non vi è alcun riferimento alla compensazione tra debiti e crediti ma è proprio il fatto che non vi sia alcun riferimento specifico non vuol dire che tale possibilità sia automaticamente esclusa.
Secondo il tributarista Raffaello Lupi, «l'articolo di legge sul pagamento delle iscrizioni a ruolo mediante compensazione con crediti certificati verso la PA ha portata generale, riguarda tutte le iscrizioni a ruolo, a maggior ragione, quindi quelle oggetto della rottamazione».
«La sentenza è da accogliere certamente con soddisfazione», commenta Angelo Greco, direttore del portale specializzato Laleggepertutti, «anche se la la vicenda dimostra ancora una volta la doppia faccia del fisco che, quando deve prendere, applica termini categorici, mentre quando deve dare non fornisce termini certi. E di solito, i rimborsi arrivano quando l'azienda è ormai in crisi».
L'ordinanza del tribunale di Catania costituirà precedente? È da vedere, ma forse può davvero cambiare le cose, secondo il presidente di Confedercontribuenti: «Sicuramente è una svolta che cambiare le cose e ridare fiato a imprese che da anni non ricevono le dovute spettanze dalla pubblica amministrazione. Spero che questa sentenza rimetta tante aziende nella condizione di non subire misure coattive o peggio ancora istanze di fallimento da parte dell'agente della riscossione o di non pagare lo scotto amarissimo delle pesanti sanzioni ed interessi imposti dalle norme sulla riscossione».