Mentre i parlamentari hanno scelto di non scegliere, limitandosi a stralciare la stepchild adoption dalla legge Cirinnà, la Regione, prima in Italia, mette a disposizione delle coppie omogenitoriali  300 mila euro del fondo anti-discriminazione

L'arcobaleno risplende sul Piemonte, dove diversi colori politici s'avvicinano per fare fronte comune a un diritto civile da salvaguardare, il diritto di un bambino ad avere due genitori, due mamme per la precisione. Succede a Torino, dove a fine aprile la sindaca grillina, Chiara Appendino, ha iscritto all'anagrafe l'atto di nascita di un bimbo nato all'ospedale cittadino Sant'Anna da due donne per mezzo della fecondazione eterologa. Poi l'assessora regionale ai Diritti Civili, Monica Cerutti, che è del Pd, si è detta pronta a blindare la registrazione del piccolo. Infatti Cerutti ha annunciato che la Regione sosterrà le spese legali delle coppie omogenitoriali piemontesi che dovessero trovarsi ad affrontare una causa giudiziaria per via della registrazione del proprio figli all'anagrafe, nel caso fosse rifiutata. Il provvedimento regionale, quindi è rivolto a tutte le coppie gay, ma in particolare a questa, nel tentativo di mandare in buca il provvedimento senza incappare nei lacci della giurisprudenza. Perché la registrazione promossa dall'Appendino potrebbe essere impugnata dalla procura della Repubblica, che potrebbe rimandare il tutto al parere dei giudici del Tribunale di Torino.

Cosa non impossibile, dal momento che già in altre città si sta verificando un copione analogo. Resta il fatto che la portata del provvedimento della sindaca di Torino è epocale. Infatti la possibilità di estendere i diritti di cui godono i bambini nati in famiglie eterogenitoriali a quelli nati in famiglie omogenitoriali era stata stralciata dalla Legge Cirinnà perché altrimenti i cattolici del Pd non l'avrebbero mai votata. Così la filiazione nelle unioni civili tra due persone dello stesso sesso, la cosiddetta stepchild adoption, è rimasta fuori dalle nuove normative e per le coppie gay che vogliono certificare il proprio stato effettivo di genitorialità la strada resta in salita.
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Dunque, la nota positiva di tutta questa vicenda, come spiega Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno, è che per la prima volta in Italia «viene iscritto all'anagrafe italiana un bambino nato in Italia da due genitori gay. Sulla stessa strada si stanno muovendo i comuni di Bologna, Milano, Palermo e Catania, che ci stanno dando segnali positivi».

E allora perché l'assessora Cerutti ha messo le mani avanti, mettendo a disposizione un team di legali per le coppie gay che incapperanno in problematiche legali? «Il sindaco, in qualità di ufficiale dello Stato civile, è l'unico autorizzato ad annotare, registrare o trascrivere un evento nei registri anagrafici. Però il sindaco trasmette l'atto della registrazione al Procuratore della Repubblica che, per legge svolge un'azione di vigilanza. Se la Procura ritiene ci siano elementi ostativi può ricorrere al Giudice», spiega l'avvocato Maria Grazia Sangalli, presidente della Rete Lenford, che difende i diritti Lgbti. « Perché in questa materia si fa di tutto per tutelare le famiglie omogenitoriali, ma senza che esistano  leggi  specifiche»  .

Insomma, la Procura potrebbe avanzare il dubbio che si tratti di una forzatura della norma. «Non sarebbe il primo caso. Ci sono stati altri ricorsi e siamo in attesa delle decisioni dei giudici», racconta Sangalli, che insiste nell'urgenza di riportare la questione all'attenzione della politica: «Non è pensabile che si possa procedere a colpi di ricorsi e tentativi di trascrizione all'anagrafe. Questa questione deve essere risolta alla radice», dice l'avvocato che si sta occupando alcuni della trentina circa di casi di adozione del figlio da parte del partner dello stesso sesso, la cui pratica è bloccata da oltre due anni al Tribunale dei Minorenni di Milano. «Stiamo parlando di tutelare i diritti dei bambini » , incalza Sangalli.

L'Espresso ha contattato il presidente del Tribunale dei Minori di Milano, chiedendo conto della situazione e Maria Carla Gatto, in carica da poco più di un anno, ha confermato che «veniamo da un periodo di stasi in cui alcune pratiche avevano subito un rallentamento. Siamo a conoscenza del problema e siamo pronti ad affrontarlo, sbloccando e prendendo visione delle trenta procedure di adozione».

Più in generale, dopo lo stralcio delle disposizioni relative alla filiazione omosessuale nella legge Cirinnà, molte coppie si sono rivolte ai tribunali italiani per cercare il riconoscimento del figlio tramite la stepchild adoption, «ma nonostante la pronuncia favorevole della Corte di cassazione del 2016 molti tribunali italiani hanno tenuto in sospeso i procedimenti», racconta l'avvocato. Mentre si è cominciato a riconoscere il rapporto di filiazione costituito all'estero, spesso in Spagna o negli Stati Uniti, dove l'omogenitorialità è accettata e tutelata . «Così facendo è emersa la discriminazione tra i bambini nati fuori dai nostri confini, che tramite trascrizione degli atti di nascita, possono essere riconosciuti anche in Italia, e bambini nati in Italia, che non vengono tutelati».

L'ulteriore passo è stato quello di modificare e correggere i certificati di nascita con un solo genitore, aggiungendo l'altro genitore: « Perché in caso di procreazione medicalmente assistita la legge 40 stabilisce che la filiazione è l'espressione del consenso alle tecniche riproduttive, tanto che prevede un'impossibilità al disconoscimento della paternità da parte del padre e, «lo stesso principio dovrebbe applicarsi a coppie di madri che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita all'estero». È quello che ha fatto la sindaca Appendino, «ma anche altri sindaci di comuni più piccoli, che hanno registrato la nascita di un bambino nato in Italia da due mamme», conferma l'avvocato.

E a sostegno di questo cambio di rotta “dal basso” - mentre dall'alto i parlamentari hanno scelto di non scegliere, limitandosi a stralciare la stepchild adoption dalla legge Cirinnà -, la Regione Piemonte, prima in Italia, mette a disposizione delle coppie gay i 300 mila euro del fondo anti-discriminazione per sostenere le spese legali che dovranno sostenere qualora la richiesta di registrazione all'anagrafe del figlio dovesse essere rifiutata o contestata: «La registrazione dei piccoli è già una realtà in alcuni Comuni. Riteniamo che anche quelle coppie omogenitoriali che non hanno la possibilità economica di affrontare gli eventuali rischi dell'iscrizione all'anagrafe del figlio, debbano avere una tutela. Vogliamo garantire il loro diritto a crescere il bambino, e il diritto del minore a rimanere nella propria famiglia, anche nel caso succedesse qualcosa al genitore naturale. Per questo, chi vorrà, potrà attingere al nostro fondo antidiscriminazione, perché sarà importante impugnare l'atto di annullamento come atto discriminatorio», ha detto l'assessora Monica Cerutti durante la presentazione dei tre Pride piemontesi che si terranno a Novara il 26 maggio, Torino il prossimo 16 giugno e Alba il 7 luglio.