Nello stato del Sudovest, contea di Maricopa, è testa a testa fra il presidente e lo sfidante. Una vittoria democratica a Phoenix porterebbe Biden a meno sei dalla quota fatale di 270. Proprio i sei voti in gioco nel Nevada, terra di scommesse e casinò

Laggiù nell'Arizona, contea di Maricopa, si stanno decidendo le elezioni americane. Con undici voti elettorali lo stato del Grand Canyon può portare Joe Biden in vantaggio sul presidente in carica Donald Trump a quota 264. A quel punto, e al netto delle contestazioni legali che rischiano di pregiudicare il risultato finale, allo sfidante basterebbero i sei voti del Nevada, dove i democratici sono in testa per meno di ottomila voti, per raggiungere la soglia minima necessaria alla vittoria (270).

In questo momento il conteggio in Arizona è fermo all'86% di schede scrutinate. Biden, che ha strappato ai reubblicani il Michigan e il Wisconsin, ha un vantaggio di poco superiore a 74 mila preferenze secondo le ultimissime notizie dagli uffici elettorali che non dovrebbero essere aggiornate prima di giovedì notte, orario locale (meno otto ore rispetto all'Italia). Nella Maricopa county, di cui fa parte la capitale Phoenix, il vantaggio dello sfidante è in discesa, poco sotto le undicimila preferenze.

Analisi
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Gli analisti Usa hanno da tempo individuato lo stato del Sudovest, dove quattro elettori su dieci si dichiarano indipendenti, e quella particolare contea come chiave di volta del risultato White House 2020.
Sul sito thehill.com ) si racconta come nel 2016 Maricopa sia stata la più grande contea Usa conquistata da Trump con un vantaggio di 45 mila preferenze. Nel giro di due anni, alle elezioni mid term, la situazione si era già rovesciata con la vittoria larga (60 mila) della candidata democratica al Senato, Kyrsten Sinema.
Fra le ragioni del cambiamento di rotta ci sono certamente le continue trasformazioni urbanistiche e demografiche che investono soprattutto gli stati del Sudovest, i più esposti alla mobilità con il cambiamento delle condizioni economiche e i più interessati a un fenomeno di migrazione dalla frontiera messicana che Trump ha messo in testa al suo programma 2016, sottoponendo le comunità di latinos a un'autentica persecuzione.

Ma forse ancora più decisiva è stata la rottura fra il tycoon newyorkese e John McCain, senatore repubblicano dell'Arizona, eroe della guerra in Vietnam e una delle figure più popolari della politica statunitense senza distinzione di orientamento. Prima di morire (25 agosto 2018) McCain ha fatto il possibile per osteggiare Trump, che considerava un imboscato sfuggito alla leva grazie al certificato di un medico compiacente. L'immobiliarista di Manhattan, da parte sua, ha trattato McCain da idiota e lo ha accusato di essersi fatto catturare dai vietcong.
Due anni fa la vedova di McCain ha vietato al presidente in carica di partecipare ai funerali del marito e quest'anno ha invitato a votare Biden.

Dopo l'Election Day Maricopa county è stato uno dei primi luoghi della protesta trumpiana. Un centinaio di sostenitori del presidente, nella serata del 4 novembre, si sono riuniti davanti agli uffici elettorali per protestare al grido di “Count the vote” (contate i voti). È uno slogan non del tutto in linea con la strategia del presidente che non intende contare soprattutto i voti in arrivo per posta. Queste schede hanno limiti di tempo massimo molto variabili da stato a stato.

In North Carolina, per esempio, dove Trump ha un vantaggio di circa 75 mila voti con il 95% di schede scrutinate, il voto postale ha tempo di arrivare fino al 12 novembre. In Pennsylvania, dove il presidente è in vantaggio per oltre 160 mila voti (50,7% contro il 48,1% di Biden) con un 89% di schede scrutinate, gli uffici elettorali prevedono di completare il conteggio il 6 novembre.

In Georgia, dove il gap iniziale a vantaggio di Trump si è ridotto ad appena 23 mila preferenze con il 95% di schede scrutinate il conteggio finale dovrebbe concludersi entro la giornata di oggi, con la possibilità che il voto postale rovesci la situazione in uno stato che vale ben 16 voti elettorali.

Ma al momento è Biden a dovere temere di più il sorpasso nel Nevada, lo stato delle scommesse e delle case da gioco di Las Vegas che potrebbe consentirgli di raggiungere quota 270. In questo momento il vantaggio dello sfidante è inferiore alle ottomila preferenze e le schede inviate per posta possono essere conteggiate fino a tutta la prossima settimana.

La strada verso la nomina del nuovo presidente sembra ancora lunga, salvo l'ipotesi improbabile che Trump conceda la vittoria all'avversario contro le dichiarazioni bellicose che ha fatto finora.