Al candidato democratico manca poco per raggiungere la quota 270 necessaria per vincere. Donald Trump intanto scatena la battaglia legale contro il voto. L'Osce: "Accuse prive di fondamento". Nella notte proteste in Arizona, Oregon e a New York. Ma quando sapremo il vincitore?

Joe Biden potrebbe diventare il 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Rispetto allo sfidante Donald Trump, il democratico è più vicino a quota 270 grandi elettori, il numero minimo per essere eletto. Biden, che ha ottenuto il massimo di voti popolari mai accumulati da un candidato fino ad ora, battendo il record di Obama, sembra ormai molto fiducioso. In un tweet ha parlato degli accordi di Parigi sul clima, da cui oggi gli Usa sono ufficialmente usciti: “Tra 77 giorni esatti l'amministrazione Biden ci rientrerà”. Non una dichiarazione sulla vittoria dunque, ma veri toni da Presidente. Trump invece grida alla frode, denunciando dei brogli nel conteggio elettorale. Intanto a New York, Portland e Minneapolis la polizia ha arrestato dei manifestanti scesi in piazza contro le azioni legali annunciate dai repubblicani al grido di “Count every vote”. In attesa dei risultati finali abbiamo raccolto le dieci domande più diffuse sull’election day per fare un po’ di chiarezza.

Analisi
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Quando sapremo il vincitore?
Mancano migliaia di voti da contare: nel sistema elettorale americano tutto può fare la differenza. Joe Biden ha 253 grandi elettori (l’Associated Press gliene assegna già 264), Trump 214. Gli Stati in sospeso sono Arizona, Nevada, Pennsylvania, North Carolina e Georgia. A Biden basterebbero Arizona e Nevada, oppure la Georgia. Qui i risultati stanno tardando ad arrivare, ma sono previsti in mattinata. Soltanto nella giornata di oggi, si spera prima di sera, conosceremo quelli provenienti dal Nevada, che dovrebbe andare a Biden. Per la Pennsylvania, come avevano già anticipato alcuni funzionari locali durante l’election day, lo scrutinio delle schede potrebbe andare per le lunghe, ma hanno assicurato che non si spingerà fino a venerdì. In North Carolina le schede contate ammontano al 95%: per ora danno in vantaggio Trump. Probabilmente conosceremo il vincitore nella giornata di oggi.

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Chi annuncia il risultato finale?
A differenza dell’Italia, negli Stati Uniti non esiste un'istituzione come il Viminale che annuncia i dati ufficiali in tempo reale. A "certificare" l'attribuzione dei grandi elettori è il governatore di ogni Stato, che comunica il risultato solo al termine della conta. Poi spetta ai grandi network nazionali attribuire i vincitori: ogni grande tv americana ha un "decision desk", un organismo composto da giornalisti, analisti e ricercatori che valutano i dati in arrivo utilizzando i modelli storici predittivi e le variabili che dovessero sorgere nel corso dello spoglio. Sono loro a dare la conferma finale del vincitore.

Cosa deve succedere perché Biden diventi presidente?
Con 253 grandi elettori Biden è il candidato più vicino alla vittoria: gli bastano l’Arizona, che ne ha 11, e il Nevada con 6. Si tratta dei due stati in sospeso i cui dati parziali favoriscono il candidato democratico. Potrebbe vincere, quindi, anche senza i 20 grandi elettori della Pennsylvania. Oppure con la Georgia, che ne ha 16.

Cosa deve succedere perché Trump diventi presidente?
All’ancora Presidente degli Stati Uniti d’America servono 53 grandi elettori per la rielezione, dato che ne ha già 217. Per raggiungere questa cifra dovrebbe conquistare Georgia (16), North Carolina (15) e Pennsylvania (20) più Arizona (11) o Nevada (6). Nel 2016, contro Hillary Clinton, Trump aveva vinto in Arizona, Pennsylvania, Georgia e North Carolina. Solo il Nevada era rimasto escluso dall’ondata repubblicana.


Presidenziali
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Come sta reagendo Trump?
Mercoledì mattina il leader repubblicano è apparso momentaneamente in vantaggio: per questo nel suo primo discorso ha parlato di vittoria, a conteggio ancora in corso, creando le condizioni per poter denunciare come brogli tutti i risultati che stanno ancora arrivando. La Corte Suprema, che sembra non voler interferire nelle elezioni presidenziali, ha concesso che siano contate anche le schede arrivate via posta fino a tre giorni dopo la chiusura dei seggi. Lo staff di Trump non ha reagito bene alla notizia, chiedendo proprio l’intervento della Corte Suprema sullo scrutinio in Pennsylvania. Il legale di Trump Rudolph Giuliani ha dichiarato in un tweet che si sta recando in Philadelphia con uno staff di legali per “imbrogli massicci”.

I sondaggi non davano Biden largamente favorito?
Negli ultimi mesi i sondaggi dei maggiori network statunitensi puntavano sul democratico: molti stati in bilico, infatti, sembravano tendere verso di lui, realizzando l’ipotesi di una possibile valanga blu su gran parte dell’America. A poche ore dall’inizio degli spogli elettorali questo scenario è venuto meno, dando per favorito Trump. Con la Florida lo sfidante repubblicano è rimasto in pista per la corsa presidenziale: i sondaggi non l’avevano previsto. Sembra di essere tornati al 2016? No, perché il conteggio dei voti postali ha portato Biden in vantaggio, dando ragione a numerosi sondaggi.

Perché si parla tanto di Pennsylvania, Georgia, North Carolina?
Si chiamano swing states e sono gli Stati in bilico che si sono resi protagonisti di questa battaglia elettorale. Nella corsa alle presidenziali alcuni Stati, come la California o l’Alabama, non sono in discussione. Altri sono decisivi perché potrebbero passare all’uno o all’altro candidato per un pugno di voti. In questo ciclo elettorale Biden spera di ottenere la Georgia, roccaforte repubblicana in cui il conteggio dei voti non si è ancora concluso. Pennsylvania e Michigan, quest’ultimo assegnato a Biden dai maggiori network, avevano già deciso le elezioni del 2016: nonostante i sondaggi a favore di Hillary, fu Trump a conquistarli. In Pennsylvania lo scarto fu di 45mila voti su un totale di 13 milioni di abitanti, in uno Stato che era rimasto nelle mani dei democratici per decenni. Anche il North Carolina quest’anno si è ritrovato tra gli swing states: dal 1976 è sempre stato repubblicano, tranne quando, nel 2008, venne vinta da Obama.

Quali stati hanno "cambiato colore"?
Tra gli stati storicamente in bilico, Wisconsin e Michigan sono andati al democratico. L’Arizona, che i democratici non vincevano dal 1996, è già stata assegnata a Biden da Fox News, il network fortemente pro-Trump. Ma gli scrutini sono ancora in corso. In Florida i democratici sono stati sconfitti, contro i pronostici dei network. Il Texas, che sembra contendibile di elezione in elezione, non ha soddisfatto le aspettative dei democratici.

Il voto per posta è una novità dovuta al Covid-19?
Da anni sono 34 gli stati americani che permettono di votare via posta, consentendo a chi non può recarsi nel seggio di residenza di farlo a distanza, imbucando il proprio voto anche durante l’Election day. Si tratta di una misura che, a causa della pandemia, è stata resa ancora più necessaria quest’anno. Le primarie hanno mostrato che 100 milioni di elettori hanno approfittato di questa possibilita?, per evitare assembramenti ai seggi. Potrebbero passare alcuni giorni prima dell’arrivo dei voti negli uffici elettorali e altri giorni affinché vengano scrutinate.

Come sono intervenuti i social network durante lelection day?
Il primo social network a intervenire contro la diffusione di notizie false è stato Twitter: la sua vittima, come previsto, è stato il presidente Donald Trump, che a poche ore dall’inizio dello spoglio elettorale aveva parlato di "big win" e, in particolare, aveva accusato i democratici di rubare le elezioni. Attualmente sul suo profilo sono molti i post oscurati dal social perché ritenuti controversi o fuorvianti. Anche Facebook, dopo Twitter, è intervenuta per segnalare alcuni contenuti, con toni più pacati: “"Il risultato finale delle elezioni potrebbe essere diverso dal voto iniziale in quanto lo scrutinio durerà per giorni o settimane dopo la chiusura dei seggi”. Sia Facebook che Twitter avevano annunciato, nei giorni scorsi, che avrebbero oscurato anche qualsiasi celebrazione di vittoria prematura. E così è stato.