La relazione
“Chiudete subito viadotti e gallerie della Palermo-Messina”: il carteggio shock svela in che condizioni è l’autostrada
L’Espresso ha letto i documenti che si rimpallano il ministero dei trasporti, le prefetture e il Consorzio autostrade siciliane (che assicura: “Nessun pericolo”). Intanto le procure hanno sequestrato trenta cavalcavia. Benvenuti nell’arteria che si dovrebbe collegare al Ponte sullo Stretto
In Italia c’è un’autostrada che cade a pezzi, con procure che hanno già sequestrato trenta sovrappassi e una recente ispezione del ministero delle Infrastrutture che chiede adesso di chiudere anche otto gallerie e due viadotti. L’autostrada che frana è la Palermo-Messina, la più inaugurata d’Italia, uno dei fiori all’occhiello dei governi berlusconiani con il buon Silvio più volte fotografato a tagliare nastri anche per aprire il viadotto “Inganno”, mai nome più profetico. Decenni di incuria, incassi dai pedaggi serviti per pagare negli anni passati un esercito di casellanti ed ecco che i nodi vengono al pettine. L’autostrada, iniziata negli anni Sessanta e completata sulla soglia degli anni Duemila al costo di quasi 5 miliardi di euro, per il ministero in ampi tratti andrebbe chiusa, e subito.
Questa arteria è proprio quella che dovrebbe collegare la Sicilia al Ponte sullo Stretto. L’agenda dei politici locali e nazionali è occupata dalla grande infrastruttura faraonica e multi miliardaria, ma più prosaicamente gli stessi politici sembrano essersi dimenticati dell’autostrada che a quel Ponte si dovrebbe agganciare. La Palermo-Messina è un colabrodo: secondo le stime dell’ente regionale che gestisce il tratto occorrerebbe un miliardo di euro per metterla in sicurezza. Ma per l’autostrada non si chiedono soldi, mentre l’Espresso è venuto in possesso di un carteggio riservato tra ministero Infrastrutture, Prefetture e vertici del Consorzio autostrade siciliane (Cas), con rimpalli di responsabilità perfino su chi dovrebbe prendere la decisione di chiudere i tratti incriminati. Un carteggio già sulle scrivanie delle procure territorialmente competenti, che in questi ultimi dodici mesi hanno sequestrato una trentina di sovrappassi e alcuni viadotti: «Ma più di questo non possiamo fare, il nostro mestiere non è quello di avviare i lavori necessari», dicono allargando le braccia dietro le loro scrivanie i procuratori di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto, Maurizio De Lucia ed Emanuele Crescenti.
La relazione shock
Il 21 marzo scorso l’ispettore Placido Migliorino consegna alle autorità una relazione di 46 pagine dopo quattro giorni di verifiche e controlli. In quelle pagine annota non solo una serie di irregolarità, come diverse «barriere che non risultano ancorate agli impalcati» o che «in tutta l’autostrada ispezionata è stata constatata, in più punti, la presenza di barriere incidentate che rappresentano un grave pregiudizio alla sicurezza della circolazione autostradale». Migliorino segnala anche gravi criticità strutturali e chiede la chiusura al traffico di intere porzioni dell’arteria. Come la galleria San Giovanni, dove potrebbero esserci «possibili distacchi di pezzi di calotta». Per questo, si legge nella relazione, «si ritiene che non sussistano le condizioni per poter garantire il transito della circolazione».
Alle stesse conclusioni l’ispettore è arrivato per altre sette gallerie: Perara, Baglio, Telegrafo, Mongiove, Torretta, Calavà e Petraro. Ma non finisce qui. Nella relazione finale l’ispettore Migliorino chiede la chiusura anche di due viadotti: il Pollina e il Furitano. Il primo è lungo un chilometro ed è costituito da 14 campate. Un’opera importante. Migliorino ha scoperto che dal 2005 il Pollina non ha un certificato di collaudo statico. Sembra incredibile, ma è così. Nel 2004 una parte dei piloni vennero interessati da una frana che ha rotto anche dei muri di contenimento. In quegli anni berlusconiani si doveva andare di fretta, il presidente del Consiglio con il suo console in Sicilia, Gianfranco Micciché, dovevano fare le foto di rito per l’inaugurazione spettacolo (Berlusconi si mise anche a fare il casellante il giorno del taglio del nastro): così i collaudatori diedero un via libera parziale, legato al ripristino dei muri di contenimento e a verifiche sulla frana in corso.
Nessuno ha poi fatto nulla e così, scrive adesso Migliorino, «l’opera è ancora oggi sprovvista del necessario certificato e non può essere mantenuta in esercizio». Sul Furitano invece l’aggancio alla collina, alla “spalla”, si è abbassato di 50 centimetri e ne restano «appena dieci».
Il carteggio riservato
Migliorino consegna la relazione e inizia uno strano carteggio. Il primo aprile il Cas risponde al ministero inviando i pareri di tre docenti universitari che, pur ribadendo la necessità di analisi più approfondite, sostengono non vi siano rischi di cedimento. Il 3 aprile Migliorino ribatte: «La missiva di riscontro non ottempera alle richieste ma propone alcune considerazioni finalizzate a giustificare atteggiamenti attendisti». Il 7 aprile il direttore del Cas Salvatore Minaldi replica: «Gli interventi di mitigazione del rischio individuati sono allo stato idonei ad assicurare le esigenze di circolazione. Va tenuto in conto il principio della proporzionalità. A tale principio deve attenersi una chiusura al traffico, visto i disagi alla popolazione e possibili profili di danno erariale per l’ente a causa dei mancati ricavi». Ma nella stessa lettera Minaldi scrive: «Rimetto alle competenti prefetture la valutazione in ordine alla ricorrenza dei presupposti per l’adozione di un provvedimento di sospensione della circolazione». I prefetti saltano sulla sedia e per primo, l’8 aprile, risponde quello di Palermo, Giuseppe Forlani: «I profili di competenza prefettizia non ricomprendono situazioni tecnico-strutturali. Il pericolo per l’incolumità pubblica in questo caso è infatti direttamente riconducibile alle condizioni delle opere d’arte ispezionate e non alla circolazione stradale».
Il prefetto Forlani anzi chiede al Cas di essere informato preventivamente in caso di chiusura dell’autostrada. Passano i giorni, le settimane. Ma non accade nulla: «Io attendo ancora risposte concrete alle richieste di chiusura di tratti dell’autostrada», dice all’Espresso Migliorino, «mi hanno mandato atti che non hanno a che fare con i punti da me contestati e per i quali ho chiesto la chiusura.
A Genova dopo una analoga mia relazione hanno chiuso i viadotti, in Sicilia no e sinceramente non so perché: ma lì c’è una situazione di alto rischio. Non stupiamoci se vengono giù viadotti e gallerie». Nel frattempo tutta l’autostrada è stata chiusa per i trasporti eccezionali oltre le 50 tonnellate. Per il ministero «una scelta inutile, perché due camion in coda da 40 tonnellate pesano di più».