Esclusivo / Pandora Papers Russia
Le mani di Mosca sui tesori di Kiev: il banchiere di Putin, l’ex presidente filo-russo e quelle offshore segrete
Esclusivo / Pandora Papers Russia
Le mani di Mosca sui tesori di Kiev: il banchiere di Putin, l’ex presidente filo-russo e quelle offshore segrete
Yanukovych, l’ex leader ucraino fuggito dopo la rivolta di piazza Maidan, è accusato di aver sottratto decine di milioni di fondi pubblici, nascosti da un amico imprenditore in una rete di tesorerie estere. Dove ora spunta un super manager statale legatissimo allo “zar”. La nuova inchiesta dell’Espresso con il consorzio Icij
Dietro i rivolgimenti politici e gli scandali economici che hanno segnato l'inizio della guerra civile in Ucraina si allunga l'ombra di un banchiere di Putin. Che al suo ruolo pubblico di manager della più importante banca statale per gli investimenti di Mosca ha affiancato incarichi privati, finora rimasti segreti, in una rete di tesorerie offshore collegate all'ultimo presidente filo-russo dell'Ucraina, travolto nel 2014 dalle rivolte popolari e fuggito all'estero.
Questa storia di affari, politica e paradisi fiscali ha la sua genesi nei mesi cruciali dello storico strappo tra Mosca e Kiev. Alla fine del 2013 l'allora presidente ucraino, Viktor Yanukovych, si rifiuta in extremis di firmare un trattato di associazione economica con l'Unione europea, che era in preparazione da mesi. Un dietrofront ufficializzato al vertice di Vilnius, dove Yanukovych ammette di aver subito pressioni russe. È quel no all'Europa imposto da Mosca a scatenare le prime proteste dell'opposizione filo-europea, che da quel giorno si raduna nella piazza simbolo di Kiev, chiamata Maidan, che significa indipendenza. Nel febbraio 2014 Yanukovych è costretto a fuggire all'estero. Poco dopo scoppia la prima guerra civile, con l'annessione russa della Crimea e i primi scontri armati nel Donbass. Dopo anni di indagini, ora i magistrati ucraini accusano Yanukovych di essersi impadronito di fondi pubblici per decine di milioni di dollari, in parte nascosti (almeno 70) in una dozzina di società offshore controllate da un suo amico imprenditore, Sergei Kurchenko, allora magnate del gas. Anche lui ora è sotto accusa, come presunto complice e tesoriere del presidente, ed è in fuga, probabilmente in Russia.
A rivelare inediti retroscena finanziari di questi eventi ora sono i Pandora Papers, le carte riservate dei paradisi fiscali ottenute dal consorzio giornalistico Icij e condivise con L'Espresso. I documenti mostrano che un potente banchiere di Mosca, Yuri Soloviev, ha ottenuto pieni poteri di gestione di una delle più ricche offshore di Kurchenko. Un mandato di rappresentanza (power of attorney) siglato all'inizio del 2014, mentre il regime di Vladimir Putin si preparava a invadere la Crimea.
Soloviev è un banchiere che ha avuto un ruolo pubblico internazionale come responsabile di “Russia Calling!”, l'evento organizzato ogni anno per attirare a Mosca investitori e leader politici stranieri. Dopo aver lavorato per anni a Londra prima con Lehman Brothers e poi con Deutsche Bank, diventando anche cittadino britannico, nel 2008 è tornato a Mosca per guidare il colosso Vtb, la seconda banca russa, centrale finanziaria degli investimenti statali. Il suo incarico privato di rappresentante legale della tesoreria offshore di Kurchenko, mai dichiarato pubblicamente, è quantomeno anomalo.
La società interessata si chiama Arzana Commerce, ha la sede formale a Cipro e all'epoca era uno degli azionisti di controllo della raffineria di Odessa, tra i maggiori impianti petroliferi dell'Ucraina.
Secondo gli atti giudiziari di Kiev, ottenuti dalla testata ucraina Slidstvo.info, proprio la banca statale russa Vtb aveva prestato 270 milioni di dollari alla raffineria ucraina (Odessa Oil Refinery) prendendo in garanzia le azioni di quella stessa società controllante cipriota. Nel 2014, dunque, Soloviev ha ottenuto in via riservata il potere di gestire una offshore finanziata dalla banca russa diretta da lui stesso. Non solo. Secondo le indagini ucraine, la Arzana di Cipro è una delle offshore utilizzate da Kurchenko per custodire i soldi sottratti all'Ucraina dall'ex presidente Yanukovych.
La trama si ripete con un'altra offshore, denominata Andoral Finance, che all'epoca era il secondo azionista della raffineria di Odessa (attraverso la società controllata Empson Limited): anche questa fa capo a Kurchenko. E gli inquirenti di Kiev l'hanno inserita nella lista delle offshore utilizzate per la presunta spoliazione di denaro pubblico addebitata all'ex presidente filo-russo dell'Ucraina.
In quegli anni la banca Vtb ha concesso finanziamenti per più di 370 milioni di dollari alle società di Kurchenko. Quando queste non sono state più in grado di restituirli, la Vtb ha fatto valere le garanzie e ha così acquisito il controllo della raffineria di Odessa. Ora contestato dagli inquirenti di Kiev, che parlano di prestito «fraudolento», organizzato per trasferire allo Stato russo la proprietà della raffineria ucraina, senza dichiararlo pubblicamente.
I Pandora Papers documentano anche un legame indiretto tra il banchiere russo Soloviev e i consulenti finanziari del successivo capo dello Stato ucraino, Petro Poroshenko, rimasto in carica fino alle elezioni del 2019, vinte dall'attuale presidente Volodymyr Zelensky. Imprenditore diventato politico, Poroshenko aveva venduto le sue aziende dolciarie con l'assistenza del gruppo finanziario Investment Capital Ukraine (Icu), che gli ha fatto da advisor. Questo gruppo gestiva tra l'altro un fondo d'investimento, Cis Opportunities Fund. Tra i suoi azionisti, con quote per 31 milioni di dollari, c'è una società delle Isole Vergini Britanniche, chiamata Cordova Management Ltd (che almeno fino al 2016 sembrava controllare anche il 22 per cento della Icu Holdings). I Pandora Papers ora evidenziano che, come titolare di quella offshore, è registrata una signora ucraina, Natalya Ulyutina, che in realtà è la suocera del banchiere russo Soloviev, come hanno accertato i giornalisti di Kiyv Post e Occrp.
Le carte dei paradisi fiscali spiegano anche come Soloviev abbia potuto eludere le sanzioni che hanno colpito la banca Vtb già dal 2014. Almeno dal 2009 il banchiere controllava segretamente una offshore a tassazione zero, Quillas Entities, che ha incassato consulenze per almeno dieci milioni di dollari. Dopo l'annessione russa della Crimea e le prime sanzioni internazionali, Soloviev ha trasferito quella offshore alla stessa signora ucraina: la madre di sua moglie. Che si chiama Galina Ulyutina e fino al 2014 è stata consulente di Icu. Il gruppo che ha assistito l'ex presidente ucraino Poroshenko. E che nel 2012 era diventato socio della filiale russa di Burger King, insieme alla casa madre americana e a una banca statale di Mosca: la Vtb, naturalmente.
Ora, dopo l'attacco russo all'Ucraina, il banchiere Soloviev e sua moglie sono stati inseriti nella lista degli individui da sanzionare. Dove però non compare il nome della suocera. Da notare che almeno una delle offshore a lei intestate risulta tuttora attiva.
Il banchiere di Mosca ha anche acquistato una lussuosa casa nel centro di Londra, intestata a un’altra società a tassazione zero delle British Virgin Islands. La proprietà ha un valore dichiarato di 1,6 milioni di dollari. Nei registri immobiliari inglesi compare anche una donna con lo stesso cognome in forma femminile, Victoria Solovieva, che risulta proprietaria di un altro sfarzoso appartamento a Londra, da 4,1 milioni di dollari: probabilmente è una parente, perché la sua casa ha lo stesso indirizzo indicato dal banchiere nelle carte dei paradisi fiscali.
Soloviev è uno dei tanti oligarchi che negli anni scorsi hanno ottenuto il passaporto inglese. Secondo un rapporto di Transparency International, sono più di 700 i milionari russi che hanno acquisito la cittadinanza britannica, tra il 2008 e il 2015, grazie a un controverso programma che garantiva il visto agli stranieri disposti a fare ricchi investimenti immobiliari nel Regno Unito.
Il consorzio Icij ha inviato domande dettagliate a tutti gli interessati, che non hanno smentito le notizie pubblicate in questo articolo. La società Icu ha precisato di aver ceduto le sue quote in Burger King Russia «a causa dell'invasione dell'Ucraina», ha confermato che la moglie di Soloviev era stata consulente, ma il marito banchiere «non è mai stato coinvolto negli investimenti del gruppo», e ha assicurato di aver sempre rispettato le leggi «senza mai commettere alcuna irregolarità». Soloviev non ha risposto. La banca Vtb, senza replicare nel merito dei fatti, ha rivelato che il banchiere ha lasciato ogni incarico nel gruppo statale «il 24 febbraio scorso»: il giorno dell'invasione russa dell'Ucraina.