Nucleare
Per la Sogin degli scandali arriva il commissariamento di Cingolani
Le inchieste dell’Espresso hanno messo in luce un sistema di inefficienze, faide fra manager e appalti oscuri. Ora il ministro ha deciso di passare all’azione. Pochi giorni prima che scadesse il cda
In un paese di santi, navigatori e commissari la notizia non è che Sogin sia finita nel mucchio insieme alle grandi opere in ritardo e alla sanità allo sfascio. La notizia è che ci sia voluto così tanto e che il provvedimento annunciato nel decreto fiscale all’articolo 33 arrivi due settimane prima della scadenza del cda, dopo che il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani aveva a più riprese mostrato scontentezza per la gestione del presidente Luigi Perri e dell’ad Emanuele Fontani.
La motivazione data dal governo Draghi si basa sulla «necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale».
Il decreto è uscito il 15 giugno in tarda mattinata. Poco dopo mezzogiorno dello stesso mercoledì la Sogin emetteva l’ennesimo comunicato trionfalista nel quale si annunciava lo smantellamento dell’impianto di Bosco Marengo, officiato in loco alla presenza del sindaco, del prefetto di Alessandria e delle forze dell’ordine, magari non gli stessi reparti del Noe dei carabinieri che Cingolani aveva mandato a ispezionare le sedi Sogin di Saluggia (Vercelli) e Trisaia (Matera).
Dal decreto fiscale manca ogni accenno alla delicata situazione giudiziaria della società pubblica che ha totalizzato tre inchieste della Procura di Roma, come ha rivelato l’Espresso.
Giusto così, finché vige la separazione dei poteri. Ma è evidente che le numerose perquisizioni e gli interrogatori della Guardia di finanza negli uffici romani di Sogin e della controllata Nucleco avranno avuto un peso di moral suasion sull’esecutivo. Del resto, non è certo una campagna di licenziamenti al vertice, come quella che ha estromesso quattro top manager in nome del repulisti interno, e neppure l’andirivieni di polizia giudiziaria che potrà accelerare il decommissioning o l’individuazione del deposito nazionale dei rifiuti tossici, a dispetto di ulteriori comunicati inneggianti ai successi dell’amministrazione in carica.
A questo punto, tutto si gioca sul commissario. Il governo, che nella sua versione giallorosa aveva incaricato il binomio Perri-Fontani a fine 2019, non può più sbagliare. O può?