L'ex compagno della premier Giorgia Meloni presenta il libro di Candida Morvillo, il giorno di San Valentino, davanti a una sala mezza vuota. Sarà fatwa o disinteresse?

Andrea Giambruno ha tagliato il ciuffo e il pizzetto, ha un gessato blu attillato e da lontano sembra Matteo Renzi. Andrea Giambruno, ex compagno di Giorgia Meloni, presenta al teatro Manzoni di Roma, con Gaia Tortora, il libro di Candida Morvillo dedicato all’amore nel giorno di san valentino (“Sei un genio dell’amore e non lo sai”): sulla carta sarebbe un’apoteosi di mondanità e sottotesti, peccato che nella sala, su 440 posti, ne siano riempiti sì e no un centinaio. Pochi per l’unico first gentleman d’Italia, pure se ex. «Ci sono solo giornalisti e vecchi di Prati», sospira delusa una signora. Si pensava il pienone, e invece.

 

Andrea Giambruno, che a Mediaset chiamano Giambry, è alla sua prima uscita parlante. Dopo l’addio via Facebook di Giorgia Meloni e le polemiche sui suoi fuorionda diffusi da Striscia la notizia, lo si è visto aleggiare solo una volta, quando fece una sfilata muta durante alla festa di Fratelli d’Italia, a Castel Sant’Angelo. prima di Natale. Quasi due mesi fa, un abisso di tempo. Infatti è tornato. Mica si vorrà dimenticarlo. Qui al Teatro Manzoni, nel giorno di San Valentino, increspando le labbra e dondolando la gamba accavallata è venuto a spiegare che «l’amore così facile non è», e invece «l’amore per i figli è univoco, e non biunivoco», che lui Andrea si è «sempre amato molto», ma non pensa di essere «un genio», semmai «una persona perbene». Crede di «aver vissuto amori come tutti quanti noi», ritiene la «sindrome della crocerossina» qualcosa di non necessariamente sbagliato («anche nella pietas cristiana c’è la voglia di salvare qualcuno»), spera di essere un buon padre, trova invece che il termine «preda» sia «brutto», dichiara che Giorgia Meloni è «una persona fantastica» e «sarà sempre la più importante» della sua vita. Si sente rumore di carta di caramella, entusiasmarsi è difficile. Giusto sul finale di questa specie di calendario di Frate indovino la platea applaude.

 

Ma quale è il senso di questa uscita? Si domandano inquieti tra loro i giornalisti, cioè in pratica un terzo del pubblico. Non c’è nessuno a cui rivolgersi: zero Fratelli d’Italia, zero leghisti, zero forzisti, zero volti Mediaset. Se c’è stata una fatwa, ha funzionato. Se è soltanto disinteresse, è istruttivo. Tra le sedie mezze vuote risaltano i riccioli rosso fuoco della comunicatrice Monica Macchioni, che per decenni ha solcato il Transatlantico prima di allontanarsi dalla politica. Più indietro c’è l’ex deputato Andrea Romano con l’opinionista Sara Manfuso, la produttrice Simona Ercolani si intravede solo per un momento, c’è l’ex consigliere parlamentare Luigi Tivelli di cui i grillini vollero l’espulsione dalla Camera per aver scoperto che faceva il lobbista, c’è qualche supporter, come Massimiliano Lenzi e Davide Vecchi. In un angolo, proprio nell’ora della messa delle Ceneri, c’è un arcivescovo vestito di tutto punto, il cellulare gli squilla in continuazione: «Scusami, scusami tanto, domani alle 9 dovrò essere in Vaticano, capisci», sussurra l’alto prelato mentre dà buca alla terza persona di fila. Una signora vestita uguale identica a Barbara Alberti lo squadra indignata. Lei è venuta a sentire Andrea Giambruno, mica l’arcivescovo. Giambry, intanto, dal palco domanda a Candida Morvillo: «Come si riconosce un perditempo?».