Il ritorno di Trump su X tra attacchi informatici e invettive. L’offensiva ucraina in Russia piega il rublo. Miccichè dice addio a Forza Italia. Firmata l'intesa per Termini Imerese. Le parole di Mattarella sulla strage di Stazzema. I fatti da conoscere

Si fa concreta la minaccia dell'attacco iraniano contro Israele 

Gli Stati Uniti hanno messo in guardia da un attacco iraniano "significativo" contro Israele già questa settimana, unendosi a diversi Paesi europei nel chiedere a Teheran di "rinunciarvi". Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha affermato che il suo Paese ha il "diritto di rispondere" a qualsiasi aggressione nei suoi confronti, durante una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che lo ha esortato a evitare un'escalation. Gli Stati Uniti "condividono la preoccupazione di Israele" per un imminente attacco da parte dell'Iran e dei gruppi alleati di Teheran nella regione, ha dichiarato John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale statunitense. Washington, che negli ultimi giorni ha intensificato la sua presenza militare in Medio Oriente, ha previsto "una serie di attacchi consequenziali", che potrebbero arrivare già "questa settimana", da parte dell'Iran e di gruppi armati alleati come Hezbollah in Libano. L'argomento è stato sollevato durante la telefonata di oggi tra il presidente Joe Biden e i leader di Francia, Germania, Italia e Regno Unito. In una dichiarazione congiunta successivamente pubblicata, tutti hanno invitato l'Iran a "rinunciare" a un attacco che avrebbe "gravi conseguenze" per la sicurezza regionale. Sia il cancelliere tedesco che il primo ministro britannico Keir Starmer hanno espresso le loro preoccupazioni direttamente in conversazioni telefoniche con il presidente iraniano. "L'Iran non cederà mai alle pressioni, alle sanzioni e alla coercizione, ma ritiene di avere il diritto di rispondere agli aggressori in conformità con gli standard internazionali", ha dichiarato quest'ultimo, secondo una dichiarazione pubblicata dall'agenzia ufficiale Irna a seguito di una conversazione telefonica con il leader tedesco. La Casa Bianca ha riconosciuto che se questo attacco iraniano si verificasse, "potrebbe certamente avere un impatto sulle discussioni" previste per giovedi' su un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, accompagnato dal rilascio degli ostaggi israeliani detenuti li'. Il portavoce del braccio armato di Hamas ha annunciato che i suoi combattenti hanno "ucciso un ostaggio" e "ferito due prigioniere" in "due incidenti separati" nella Striscia di Gaza, dove sono ancora in ostaggio 111 israeliani, 39 dei quali sono morti, secondo l'esercito israeliano. 

 

 

 

Il ritorno di Trump su X tra attacchi informatici e invettive 

Ha escluso che l'Iran possa attaccare nelle prossime ore Israele, ribadito la sua stima per il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin, con cui "andare d'accordo è buona cosa", e aperto alla possibilità di far entrare nel suo governo Elon Musk. Donald Trump è stato il protagonista dell'attesa conversazione sulla piattaforma sociale X, ex Twitter, con il proprietario, Musk. Il tycoon ha parlato per circa due ore, senza lanciare messaggi sconvolgenti, ma scambiandosi complimenti con il padrone di casa. L'evento, molto atteso nella rete, e che aveva suscitato anche la preoccupazione dell'Unione europea, per il rischio di diffusioni di notizie false e incitamenti alla violenza, ha registrato inizialmente problemi tecnici, che hanno mandato in tilt il collegamento e spiazzato centinaia di migliaia di utenti collegati. Il collegamento è stato lanciato con quaranta minuti di ritardo e dopo che Musk ha evocato complotti, dando la colpa a un "massiccio attacco a X" presumibilmente di hacker, il cui obiettivo, ha spiegato, era "non permettere a Trump di parlare". Il candidato presidente repubblicano si è poi preso tutto il tempo, anche se con una voce insolitamente impastata e con una insolita "lisca" che ha generato la curiosità e l'ironia degli utenti, e ha subito annunciato che tornerà a Butler, in Pennsylvania, a ottobre, laddove il 13 luglio un ventenne sparò nel tentativo di colpirlo mentre era impegnato in un comizio.  Trump ha lanciato i messaggi di sempre: ha parlato di invasione di migranti ("Venti milioni sono entrati negli Stati Uniti, arrivati da carceri, manicomi e da tutto il mondo, dall'Africa, dall'Asia, dal Medio Oriente"), ribadito l'intenzione di abolire il dipartimento dell'educazione e lodato il presidente del Venezuela Nicolas Maduro per avere "abbattuto il crimine del 72 per cento". Della sua avversaria, Kamala Harris, ha detto che è "incompetente" e candidata di "terzo grado". Le ha contestato il fatto di avergli copiato la proposta di non tassare le mance e ricordato di come sotto di lui l'America "fosse cresciuta in modo straordinario". Il tycoon ha attaccato il sistema giudiziario definito "malato", accusato la procura di New York di averlo perseguito, poi lodato i "veicoli elettrici" prodotti da Musk con Tesla, nonostante nei comizi il tycoon si sia schierato apertamente contro la transizione ecologica e a favore delle auto a carburante. Musk si è proposto di dare una mano nella prossima ipotetica amministrazione Trump per controllare la spesa e accertarsi che i "soldi dei contribuenti americani vengano spesi bene". L'ex presidente ha detto "mi piace", poi si è complimentato con lui per i licenziamenti in massa avviati a Twitter, ora X, dal momento del suo arrivo, nel 2022, quando Musk mandò a casa seimila dipendenti, l'equivalente dell'80 per cento dell'intera forza lavoro. "Sei il più grande tagliatore - ha detto - non voglio fare il nome della compagnia, ma loro sono entrati in sciopero e tu hai detto, va bene, andatevene tutti, andatevene tutti, sei stato davvero il più grande". Musk ha ringraziato.

 

 

 

L'attacco dell'Ucraina alla Russia piega il rublo

E' servito il week end per capire che l'attacco ucraino in territorio russo nella regione di Kursk è più di un diversivo e così l'azione militare ha piegato il rublo: nella prima seduta della settimana la moneta di Mosca ha ceduto fino al 5% sia sul dollaro sia sull'euro ritornando ai livelli di fine maggio, con riflessi negativi sulla Borsa russa. Gas in rialzo per tutta la giornata, per poi chiudere in calo dell'1,8% sotto i 40 euro, mentre il petrolio - questa volta sulla prospettiva di una rappresaglia imminente dell'Iran contro Israele - vola di quasi il 4% a New York. Il Wti ha sfiorato in chiusura gli 80 dollari al barile, mentre il Brent quotato a Londra è salito del 3% oltre gli 82 dollari. Per il rublo si tratta di una chiara inversione di tendenza. La moneta russa ha registrato nel particolare un calo che ha portato l'euro a tornare anche sopra quota 100 e il dollaro a sfiorare un valore di 92 rubli. Un movimento brusco, che ha mandato in fumo parte del lavoro degli ultimi mesi della Banca centrale di Mosca. Il rublo infatti aveva toccato i suoi minimi subito dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ma nei mesi successivi la corsa del gas aveva ridato fiato alla valuta. Poi però la speculazione è finita e soprattutto si sono bloccati i flussi di denaro dall'estero, con la Banca centrale di Mosca che ha stampato una gran quantità di rubli, spesso senza le necessarie coperture, per finanziare la guerra. Ma negli ultimi mesi gli sforzi russi sembravano aver stabilizzato la situazione. Fino all'attuale scivolone. Il movimento della moneta ha influito direttamente anche sulla Borsa di Mosca: l'indice Moex espresso in rubli si è infatti mosso attorno alla parità, mentre l'Rtsi in dollari ha perso oltre il 3%, scendendo sotto la quota psicologica dei mille punti. Ovviamente inversa per tutta la seduta l'intonazione del gas, strutturale per l'economia russa. Per molte ore ha pesato il fatto che dal territorio sotto attacco ucraino passa più della metà del metano che ancora raggiunge l'Europa, con Paesi come l'Austria e la Slovacchia che ancora dipendono da queste importazioni. Poi le conferme di Gazprom che per ora le forniture non hanno subito conseguenze hanno contenuto il prezzo. Il tutto in un contesto di mercati instabili, che attendono gli ormai prossimi dati dei prezzi alla produzione e soprattutto l'inflazione in luglio negli Stati Uniti, che potrebbero dare segnali più chiari sulle prossime mosse della Fed. Secondo Mark Haefele, Chief investment officer di Ubs Global wealth management "i fondamentali economici e reddituali restano solidi. Un atterraggio duro dell'economia statunitense rimane un rischio, ma i rischi di recessione ci sembrano sopravvalutati". 

 

 

 

Miccichè dice addio a Forza Italia e va con Lombardo

E' stato il simbolo di Forza Italia in Sicilia per quasi trent'anni, guidando il partito fin dal 1994, il suo legame con Silvio Berlusconi è stato indissolubile, fu l'artefice del 61 a 0 alle politiche del 2001 facendo a pezzi il centrosinistra. Tanto era forte il sodalizio che il Cavaliere non si preoccupò per nulla quando Gianfranco Miccichè nel 2010 decise di andare da solo fondando Forza del Sud e poi Grande Sud, per fare rientro nella "casa azzurra" tre anni dopo sempre al fianco del suo leader che prima di scendere in politica gli aveva consegnato le chiavi di Pubblitalia in Sicilia, su suggerimento di Marcello Dell'Utri. Dopo avere perso il braccio di ferro con Renato Schifani per la guida del partito ed essere rimasto per un anno nell'angolo, anche per vicissitudini personali, Miccichè ha deciso di voltare pagina. E lo ha fatto in modo plateale, come nel suo stile, dicendo addio a Forza Italia e annunciando l'ingresso nel Mpa, il movimento autonomista dell'ex governatore siciliano Raffaele Lombardo: i due sono legati da reciproca stima politica e personale da molti anni. "Forza Italia rimane il mio riferimento nazionale, ho contribuito a fondarla con Silvio Berlusconi e resterà sempre nel mio dna", è l'incipit di Miccichè spiegando la sua scelta. Ma "la Fi concepita in Sicilia da Berlusconi non esiste più", ragiona l'ex presidente dell'Ars in rotta con l'attuale classe dirigente siciliana, "non c'è più traccia di quel partito liberale che per anni ha portato avanti i veri valori democratici". "Non mi identifico in un partito che non riesce neanche a discutere dei diritti civili, basti pensare a quello che è accaduto recentemente in consiglio comunale a Palermo", incalza Miccichè riferendosi alle tensioni interne al centrodestra sulla trascrizione delle coppie omogenitoriali. E spiega: la decisione di aderire al Mpa di Raffaele Lombardo "è la più coerente per chi come me si è speso per la Sicilia e per la sua autonomia", parlando di "accordo netto in un momento cruciale per il futuro dell'autonomia", tema caldissimo nell'Isola dove all'interno di Forza Italia le sensibilità sono differenti. Dunque, alla ripresa dei lavori parlamentari all'Ars Miccichè sarà il sesto deputato del gruppo dei Popolari e autonomisti, che così aggancia numericamente la Dc e la Lega. Quindi fa capire subito le sue intenzioni. "Porterò avanti con determinazione la linea del gruppo che fa parte della maggioranza di governo con la speranza di poterne migliorare le proposte - avverte -.Sono certo che, se il presidente Berlusconi fosse ancora tra noi avrebbe compreso e incoraggiato questo percorso, vedendolo come una necessità per affrontare le sfide che il nostro territorio deve oggi contrastare". Dal partito di Fi arriva subito una precisazione: "Nell'augurare all'onorevole Gianfranco Miccichè una proficua prosecuzione della propria esperienza parlamentare, si ritiene opportuno sottolineare che già da tempo l'onorevole Miccichè non fa più parte del gruppo parlamentare di Forza Italia all'Ars e che ad oggi non risulta abbia rinnovato la propria adesione al partito per l'anno in corso".

 

 

 

 

Firmata l'intesa per Termini Imerese: lavoratori salvi

Di "svolta storica" e "540 lavoratori in salvo" parla il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, mentre il governatore della Sicilia, Renato Schifani, già prefigura "una nuova stagione industriale" per Termini Imerese, con "importanti e positive ricadute per tutto il tessuto economico e sociale del territorio". L'accordo quadro - condiviso oggi da ministero, Regione, Inps, sindacati - avvia di fatto la fase di rilancio della fabbrica ceduta con un a gara pubblica nei mesi scorsi alla Pelligra Italia dai commissari straordinari che hanno gestito l'area industriale per cinque anni dopo l'arresto del patron di Blutec Roberto Ginatta che aveva rilevato lo stabilimento nel 2015 per la cifra simbolica di 1 euro per poi mettere le mani su 16,5 milioni di fondi pubblici. Una vertenza lunga 13 anni con gli operai in perenne cassa integrazione e un intero comprensorio che adesso sogna la ripresa dopo la profonda crisi seguita alla scelta della Fiat di Sergio Marchionne di abbandonare la fabbrica, era il 2011. L'intesa prevede l'assunzione nella Pelligra Italia di 350 lavoratori, ai quali sarà garantita la possibilità di accedere al piano di riqualificazione e formazione professionale utile per l'attuazione del piano industriale della società che fa riferimento all'imprenditore italo-australiano. Gli altri 190 operai, rimanendo in capo all'amministrazione straordinaria, potranno beneficiare dell'isopensione a partire dal primo gennaio 2025. Il ministro Urso ringrazia le forze sindacali "per aver creduto nell'azione del governo" e assicura che "nessuno resterà indietro". "Termini Imerese sarà un modello di quel che insieme faremo in questa legislatura per riaffermare il ruolo dell'impresa e del lavoro italiano - afferma il ministro - Sin dal primo giorno della legislatura ci siamo impegnati tra molti scetticismi e qualche incomprensione, per imprimere una svolta in quello che era considerato il simbolo della crisi industriale del Paese, con oltre dodici anni di cassa integrazione, ma ci siano riusciti anche grazie al supporto del presidente della Regione, Renato Schifani". Per il governatore siciliano "fondamentale è stata la riprogrammazione del piano per l'occupabilità in Sicilia, approvata nel corso dell'ultima giunta, che destina 30 milioni di euro del Fondo sociale europeo per la chiusura della vertenza; risorse che saranno utilizzate per l'accompagnamento all'esodo di quanti non transiteranno nel gruppo Pelligra e per la riqualificazione dei 350 lavoratori che saranno, invece, impiegati nello stabilimento". Soddisfatti i sindacati. "E' un ottimo risultato perché abbiamo sempre sostenuto la necessità di non lasciare solo nessuno; si chiude una vertenza tra le più lunghe e complicate nella storia delle crisi aziendali", dicono Samuele Lodi, coordinatore nazionale Fiom-Cgil settore mobilità, e Roberto Mastrosimone della Fiom nazionale. "Finalmente è possibile attuare il percorso che auspicavamo", aggiungono Marco Giglio, coordinatore della Fim Cisl nazionale, e Antonio Nobile, segretario generale Fim Palermo-Trapani. "Oggi si mette finalmente fine, alle false promesse che durano da ben 13 anni. - sottolinea Edy Tamajo, assessore alle Attività produttive in Sicilia - Questo accordo non è solo una vittoria per i lavoratori, ma un passo importante per il rilancio economico della nostra Sicilia".

 

 

 

Mattarella: "A Stazzema la Repubblica riconosce le sue radici" 

Sant'Anna di Stazzema è "un sacrario europeo del dolore, e un simbolo di riscatto di quella rinascita umana e civile che ha saputo opporsi alla barbarie, generando democrazia, libertà, pace, laddove si voleva cancellare ogni speranza". Sergio Mattarella commemora con parole chiare e sentite il massacro perpetrato dalle forze nazi-fasciste durante la seconda guerra mondiale in questo comune toscano. Il Capo dello Stato ribadisce con nettezza le responsabilità storiche di quel periodo, con un avvertimento: "Una grande eredità morale è stata lasciata dai sopravvissuti. La Repubblica può qui riconoscere le sue radici". "Quelle che, anche oggi, ci spingono a respingere le ragioni della guerra come strumento di risoluzione delle controversie. Il testimone della memoria e dell'impegno continuerà, come a Sant'Anna di Stazzema, a passare di mano in mano, per ricordarci che si tratta di crimini imprescrittibili, per accompagnarci sulla strada della civiltà e della pace, sconfiggendo chi fa crescere l'odio". Il presidente si sofferma su quel 12 agosto di ottant'anni fa "quando reparti delle SS naziste, con la complicità fascista- racconta - compirono nelle frazioni di Stazzema uno degli eccidi più spietati della Seconda Guerra Mondiale, uccidendo senza pietà donne, anziani, bambini, sfollati che pensavano di aver trovato un rifugio sottraendosi ai combattimenti. Fu la guerra portata alle popolazioni civili, lo sterminio di comunità locali incolpevoli. Fu la tragedia che si abbatté sui villaggi della linea Gotica, a Padule di Fucecchio, a Marzabotto, fra le altre". 

Parole che la segretaria del Pd Elly Schlein fa proprie: "Ottant'anni dopo il ricordo resta intatto, il tempo non può lenire il dolore per una delle stragi più feroci compiute dai nazi-fascisti durante l'estate del 1944 ai danni delle popolazioni civili", dice tra l'altro mentre il vicepremier e segretario di FI Antonio Tajani, riferendosi a quella piccola e coraggiosa comunità oltraggiata, evoca "un passaggio tragicamente doloroso in quel cammino verso la libertà e la pace tra i popoli che l'Italia avrebbe ripreso come sua stella polare dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e dal quale il nostro Paese non si è mai più allontanato". Parole pesanti, anche quelle del vicepresidente del Consiglio , insieme a quelle, altrettanto sentite, della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola". Ma che non bastano a gettare acqua sul fuoco della polemica sulle "assenze" alla commemorazione e le responsabilità dello Stato in merito ai risarcimenti. Per Fdi era presente il capogruppo in regione Vittorio Fantozzi che parla di uno degli orrori più gravi della nostra storia recente. "Non vedo la presidente del Consiglio, non vedo ministri né sottosegretari. Sinceramente è una cosa grave e mi sarei aspettato ben altro per ricordare gli 80 anni di San'Anna che vedono la presenza dei sindaci, delle associazioni e dell'anima vera della Toscana", commenta però il presidente della Toscana Eugenio Giani Al quale fanno eco le parole di Dario Parrini, del Pd: "Nonostante la battaglia parlamentare che io e ad altri colleghi stiamo portando avanti da mesi, dei risarcimenti previsti dalla legge del 2022 per gli eredi delle vittime non si vede traccia. Da un lato il Mef insiste ad ignorare sentenze definitive o tarda a dare il via libera a transazioni autorizzate dall'Avvocatura dello Stato. Dall'altro lato l'Avvocatura stessa nella maggior parte dei casi tiene un atteggiamento ostruzionistico nei processi di primo grado, e il più delle volte, inspiegabilmente, non si fa scrupolo di appellare in maniera del tutto strumentale sentenze favorevoli ai ricorrenti" Da qui, il reiterato appello al governo: "si ponga fine a questa imperdonabile vergogna di Stato".